Restenosi alla carotide
mia madre (73 anni, diabetica da 30 anni) è stata operata 3 mesi fa per una occlusione alla carotide dx del 75% circa (preciso che la carotide sx è comletamente occlusa in modo asintomatico e giudicata inoperabile) Al secondo controllo dopo l'intervento, effettuato con chirurgia tradizionale non essendovi le condizioni per il "palloncino", viene riscontrata restenosi emodinamica alla biforcazione, al bulbo della carotide interna pari al 65-70% del diametro (PSV 345 cm/sec) e con flusso distale conservato. Presenza di restenosi emodinamica in carotide esterna.Le è stata aggiunta come terapia alla cardioaspirina anche la ticlopidina ma si è già ventilata la possibilità di dover intervenire a breve con un intervento di angioplastica. Perchè si sono formate queste restenosi? E' giusta l'indicazione terapeutica? Ogni quanto effettuare ecodoppler di controllo ? E inoltre il prossimo intervento ipotizzato in cosa consiste precisamente e sarà finalmente risolutivo? Grazie per l'attenzionr che mi vorrete dedicare
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Caro Utente, in letteratura oltre che nella partica clinica è descritta la possibilità di “restenosi” della carotide a seguito di un intervento di disostruzione chirurgica (TEAc tromboendoarterectomia carotidea) con un incidenza pari al 2-4%. Questo può avvenire per difetto tecnico o per fenomeno di iperplasia intimale post-TEAc. Alle tecniche chirurgiche tradizionali oramai consolidate di disostruzione della carotide (endoarterectomia carotidea), si sono affiancate le tecniche endovascolari (stenting carotideo). Le procedure di angioplastica (stenting carotideo) hanno permesso di ottenere risultati incoraggianti in pazienti ad alto rischio chirurgico (ultraottagenari, pazienti cardiopatici con angina instabile, pazienti ad elevato rischio anestesiologico) o particolarità anatomiche della lesione carotidea (lesioni limitate alla carotide interna particolarmente alte) e rapresentano la metodica di scelta nelle “restenosi carotidee post-chirurgiche”. Credo quindi che sua madre debba sottoporsi ad un trattamento “endovascolare” (stenting carotideo) dopo aver valutato attentamente i rischi di tale procedura ed essere stata sottoposta ad angioRMN dei tronchi sovra-aortici e RMN encefalo per valutare la fattibilità anatomica. E’ bene inoltre che l’intervento sia condotto da un chirurgo vascolare esperto c/o un centro ad elevata specializzazione. Cordiali saluti. Per saperne di più consulti il sito web: www.renatocasana.it – www.arcamedica.net
Dott. Renato Casana
Responsabile Chirurgia Vascolare e Angiologia
Istituto Auxologico Italiano IRCCS
Dipartimento Chirurgico Capitanio
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 6.4k visite dal 03/08/2008.
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