Guarigione ferita post operatoria andata incontro a deiscenza
Ho subito un intervento chirurgico in laparotomia circa 20 giorni fa; durante il ricovero, i medici hanno riscontrato una presenza di pus in alcuni punti e hanno deciso di rimuovere tali clip e di "spremere" la ferita (dolorosissimo) per fare fuoriuscire tale pus.
A tale pratica la ferita si è riaperta in due zone, creando due buchi piuttosto profondi.
Il primo, più piccolo ma molto profondo all'altezza dell'inguine; il secondo, che mi fa più paura, appena al di sotto dell'ombelico, è una sorta di "voragine" delimitata dai lembi di pelle addominale tagliata. Tale buco va anche nel sottopelle della parte superiore, quindi si può "penetrare" con la garza all'interno del buco (spero di essermi fatto capire) andando verso sopra. Questo per descrivere la ferita.
Mi è stato detto di non preoccuparmi, e la ferita guarirà per "seconda intenzione", partendo dal basso verso l'alto.
Finché ero in ospedale, la ferita veniva medicata quotidianamente con garze sterili imbevute di fisiologica, eventuali antibiotici, idrogel e aquacel argento e poi chiusa con garze.
In seguito sono stato visto da personale infermieristico esperto in ferite che ha consigliato un trattamento con condress (collagene) da posizionare all'interno dei buchi, e coprire con aquacel argento e schiuma di poliuretano. Continuerò questo trattamento a casa attraverso il servizio domiciliare infermieristico dell'asl.
La ferita a dire di tutti infermieri compresi sta andando bene, poiché ha smesso di produrre tessuto necrotico e fibrina, e in effetti durante l'ultima medicazione a cui sono stato sottoposto la pulizia produceva solamente un liquido rosso (credo sangue) cosa positiva a dire dell'infermiera, perché indice di infezione scomparsa;
premesso che mi fido totalmente delle persone che mi stanno seguendo, i miei dubbi sono relativi alle tempistiche con cui questa ferita si chiuderà, e soprattutto alla cicatrice che ne conseguirà.
Soprattutto la ferita più grande, quella appena al di sotto dell'ombelico, è veramente ampia e circondata dai lembi di pelle, cosa che mi dà molte perplessità su quale possa essere la cicatrice susseguente.
Più che altro ho letto che tale tipo di ferita potrebbe essere chiuso anche per "terza intenzione", e cioé una volta che l'infezione è scomparsa si potrebbe risuturare, in modo da accelerare il processo, visto che per l'appunto i lembi di pelle circostanti sono più che integri e sembrano lì apposta per essere suturati, anche da un punto di vista estetico la cicatrice dovrebbe essere migliore.
Chiedo dunque in questo consulto un consiglio se secondo la descrizione che ho dato è giusto ipotizzare la richiesta di una nuova sutura sulla ferita attuale o quando il processo per seconda intenzione si fosse quasi completato (attualmente la ferita è ancora decisamente profonda); sono anche parecchio spaventato dalle tempistiche, non avendo mai visto ferite di questo tipo ho l'impressione di correre il rischio di conviverci altri mesi se non anni, per non parlare dei rischi di inestetismi e/o cheloidi?
A tale pratica la ferita si è riaperta in due zone, creando due buchi piuttosto profondi.
Il primo, più piccolo ma molto profondo all'altezza dell'inguine; il secondo, che mi fa più paura, appena al di sotto dell'ombelico, è una sorta di "voragine" delimitata dai lembi di pelle addominale tagliata. Tale buco va anche nel sottopelle della parte superiore, quindi si può "penetrare" con la garza all'interno del buco (spero di essermi fatto capire) andando verso sopra. Questo per descrivere la ferita.
Mi è stato detto di non preoccuparmi, e la ferita guarirà per "seconda intenzione", partendo dal basso verso l'alto.
Finché ero in ospedale, la ferita veniva medicata quotidianamente con garze sterili imbevute di fisiologica, eventuali antibiotici, idrogel e aquacel argento e poi chiusa con garze.
In seguito sono stato visto da personale infermieristico esperto in ferite che ha consigliato un trattamento con condress (collagene) da posizionare all'interno dei buchi, e coprire con aquacel argento e schiuma di poliuretano. Continuerò questo trattamento a casa attraverso il servizio domiciliare infermieristico dell'asl.
La ferita a dire di tutti infermieri compresi sta andando bene, poiché ha smesso di produrre tessuto necrotico e fibrina, e in effetti durante l'ultima medicazione a cui sono stato sottoposto la pulizia produceva solamente un liquido rosso (credo sangue) cosa positiva a dire dell'infermiera, perché indice di infezione scomparsa;
premesso che mi fido totalmente delle persone che mi stanno seguendo, i miei dubbi sono relativi alle tempistiche con cui questa ferita si chiuderà, e soprattutto alla cicatrice che ne conseguirà.
Soprattutto la ferita più grande, quella appena al di sotto dell'ombelico, è veramente ampia e circondata dai lembi di pelle, cosa che mi dà molte perplessità su quale possa essere la cicatrice susseguente.
Più che altro ho letto che tale tipo di ferita potrebbe essere chiuso anche per "terza intenzione", e cioé una volta che l'infezione è scomparsa si potrebbe risuturare, in modo da accelerare il processo, visto che per l'appunto i lembi di pelle circostanti sono più che integri e sembrano lì apposta per essere suturati, anche da un punto di vista estetico la cicatrice dovrebbe essere migliore.
Chiedo dunque in questo consulto un consiglio se secondo la descrizione che ho dato è giusto ipotizzare la richiesta di una nuova sutura sulla ferita attuale o quando il processo per seconda intenzione si fosse quasi completato (attualmente la ferita è ancora decisamente profonda); sono anche parecchio spaventato dalle tempistiche, non avendo mai visto ferite di questo tipo ho l'impressione di correre il rischio di conviverci altri mesi se non anni, per non parlare dei rischi di inestetismi e/o cheloidi?
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Buongiorno,
è sicuramente corretto attendere la guarigione per seconda intenzione delle sue ferite, i tempi dipendono da diversi fattori e sono difficili da ipotizzare, soprattutto senza averla vista di persona ma sicuramente non si parla di anni.
Una volta guarite le ferite si potrà ipotizzare, dopo un tempo opportuno (circa 1 anno), un'eventuale revisione chirurgica della cicatrice, se sarà indicata ed opportuna.
Non si preoccupi quindi dei risvolti estetici del problema, sicuramente una sutura ben realizzata e correttamente guarita porta ad esiti cicatriziali migliori di quelli ottenuti per seconda intenzione ma alle volte anche questi ultimi sono discreti e se non lo fossero c'è sempre tempo per un miglioramento.
Per quanto riguarda la risutura dei margini della ferita solo con un attento esame clinico diretto da parte del suo chirurgo di riferimento si può decidere se è opportuna, raramente si ricorre a questa tecnica a favore della guarigione per seconda intenzione.
A disposizione per eventuali chiarimenti.
è sicuramente corretto attendere la guarigione per seconda intenzione delle sue ferite, i tempi dipendono da diversi fattori e sono difficili da ipotizzare, soprattutto senza averla vista di persona ma sicuramente non si parla di anni.
Una volta guarite le ferite si potrà ipotizzare, dopo un tempo opportuno (circa 1 anno), un'eventuale revisione chirurgica della cicatrice, se sarà indicata ed opportuna.
Non si preoccupi quindi dei risvolti estetici del problema, sicuramente una sutura ben realizzata e correttamente guarita porta ad esiti cicatriziali migliori di quelli ottenuti per seconda intenzione ma alle volte anche questi ultimi sono discreti e se non lo fossero c'è sempre tempo per un miglioramento.
Per quanto riguarda la risutura dei margini della ferita solo con un attento esame clinico diretto da parte del suo chirurgo di riferimento si può decidere se è opportuna, raramente si ricorre a questa tecnica a favore della guarigione per seconda intenzione.
A disposizione per eventuali chiarimenti.
Dr. Stefano Pau
Chirurgo Plastico
www.chirurgiaplastica-info.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 47.3k visite dal 27/04/2013.
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