Piercing capezzoli introflessi

Buonasera, avrei una domanda in merito al problema dei capezzoli introflessi.
Io ho 20 anni e fin dalla nascita ho questo difetto, ma solo negli ultimi due anni ha iniziato a crearmi un forte disagio psicologico, fino al punto di decidermi ad informarmi per un'eventuale correzione.
Mi spiego meglio: i miei capezzoli, sono completamente introflessi, si formano infatti i tipici buchini rientranti al centro dell'aureola.
Ho fatto una visita da un medico specialista in chirurgia plastica ricostruttiva decisa ad optare per un intervento chrurgico, ma lui ha detto che data la mia giovane età e la non "reale" gravità della situazione non se la sentiva ancora di optare per un intervento che mi avrebbe completamente precluso la possibilità di allattare in un futuro e mi ha consigliato di aspettare qualche anno.
Seguendo il suo consiglio ho deciso di provare metodi alternativi prima di passare al metodo invasivo della chirurgia.
Ho quindi provato Avente Niplette, ma devo dire che nonostante la mia buona volontà i risultati sono stati assolutamente insoddisfacenti. Ho quindi deciso di optare per un'altra soluzione correttiva, alternativa e più recente, che è quella dei piercing.
A questo proposito mi chiedevo appunto:
-se effettivamente possa essere una buona soluzione concreta
-se attraverso un trattamento prolungato vi sia effettivamente un buon risultato finale
-ma soprattutto volevo sapere in che tipo di intervento consiste, quali sono i rischi ad esso collegati e a chi mi dovrei eventualmente rivolgere per un trattamento simile.
Grazie in anticipo per la disponibilità.
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Dr. Luca Leva Chirurgo plastico, Medico estetico 594 19
Salve,
ili trattamento da lei citato puo' dare risultati nei casi piu' lievi di capezzolo introflesso.
Sempre nei casi piu' lievi, una alternativa puo' essere la spinta verso l'esterno del capezzolo mediante macchinari appositi che creano un sottovuoto.
Nei casi piu' importanti la chirurgia correttiva rimane il trattamento di elezione.

Per ulteriori delucidazioni le consiglio di leggere il seguente articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/chirurgia-plastica-e-ricostruttiva/1371-capezzolo-introflesso-problemi-e-soluzioni.html


Saluti,

Dr. Luca Leva
Chirurgo Plastico Pescara, Ancona, S.B.del Tronto, Milano
www.chirurgiaplasticadrleva.it

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Dr. Massimo Vergine Senologo, Chirurgo generale 815 18
Cara utente,

credo che il trattamento chirurgico sia quello più adeguato e definitivo. Può informarsi delle varie tecniche da un chirurgo plastico della sua città.

Cordiali saluti






www.mastoplasticaroma.com

Prof. Massimo Vergine
www.massimovergine.it

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Dr. Marco Loiacono Chirurgo plastico 549 8
gentile utente,
l'allattamento nelle forme più complesse di introflessione è comunque compromesso per cui la chirurgia non altera o danneggia alcunchè.
in merito ai procedimenti paliativi da lei citati credo servano a molto poco per cui la inviterei a considerare un trattamento chirurgico con un chirurgo di zona.
buona giornata

Dr. Marco Loiacono
Specialista in Chirurgia Plastica ed Estetica
www.nuova-chirurgia-estetica.it

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Chirurgo generale, Chirurgo plastico, Chirurgo pediatrico, Chirurgo della mano attivo dal 2011 al 2019
Chirurgo generale, Chirurgo plastico, Chirurgo pediatrico, Chirurgo della mano
Nel capezzolo introflesso congenito possono esservi tre tipi di alterazioni: a) ipoplasia dei dotti galattofori, con presenza di tessuto fibroso che mantiene il capezzolo in posizione invertita; b) mancanza di fibre muscolari lisce che impediscono la normale eversione del capezzolo; c) scarso tessuto fibroso, la metà del normale, insufficiente a dare volume al capezzolo. L’allattamento può essere impedito anche nel caso non si faccia alcun intervento chirurgico. Vi sono varie tecniche di correzione, scelte sulla base dell’età della paziente e sulle possibilità di allattamento futuro. Con alcune tecniche si resecano i dotti, per cui il capezzolo può essere estroflesso, ma così facendo viene preclusa ogni futura possibilità di allattamento. Ci sono poi tecniche conservative, con cui si cerca di avere una protrusione del capezzolo, agendo sui tessuti periferici, senza resecare i dotti: il risultato di estroflessione del capezzolo potrebbe essere parziale, ma tuttavia esteticamente valido e non impedire un possibile futuro allattamento. Un intervento chirurgico è sempre la soluzione giusta. Il chirurgo plastico avrà un netto limite al proprio operato, che avrà discusso con la paziente. Per esempio, ottenere un’estroflessione senza danneggiare i dotti: il risultato sarà compatibile con il quadro anatomico trovato. Oppure avere un’estroflessione ottimale, col sacrificio dell’integrità dei dotti galattofori. Escludo la possibilità di un piercing. Se con una trazione esterna si riuscisse a far uscire il capezzolo, allora ci si trova di fronte ad un quadro anatomico per cui un intervento conservativo è indicato. Queste sono considerazioni generali, essendo necessario valutare con una visita la sua condizione.
Cordiali saluti,