Ulcera su lembo e osteomielite..15 anni senza soluzione
Salve, Piedi torti congeniti. Operata ad entrambi i piedi. 15 anni fa all’età di 15 anni ho eseguito un intervento “risolutivo” al piede sinistro. Tecnicamente riuscito ma è sopravvenuto un blocco vascolare con conseguente necrosi di tutta la pianta e amputazioni di 3 dita. E’ stato eseguito un intervento di chirurgia plastica di ricostruzione con lembo libero , trapianto di un muscolo da sotto l’ascella e innesto di pelle prelevato dalla coscia. A seguito di tale intervento di chirurgia plastica una porzione del lembo è rimasta sempre scoperta, non ha attecchito perfettamente e nel tempo si è trasformata in una vera e propria ulcera che cambiava sempre aspetto e anche posizione (ma sempre sotto il tallone ricostruito). Per ricoprire questa parte scoperta sono stati eseguiti almeno 6 interventi di innesto a distanza di pochi mesi ma tutti con scarso risultato, perchè non appena caricavo sul piede, si riapriva tutto. Ho convissuto con l’ulcera per 15 anni rinunciando ad altri interventi, medicandola ogni giorno ma conducendo una vita normale –mare, piscina, passeggiate etc.-fino all’anno scorso, quando ho notato che quello che usciva dalla ferita era di un colore strano, sul verde. poi al centro vedevo una zona nera e ho pensato che fossero i ferri del primo intervento ortopedico. Sono stata da un medico che mi ha consigliato di fare una scintigrafia con leucociti marcati.questa ha indicato una osteomielite localizzata al tallone. quindi lo stesso medico mi ha consigliato alcune sedute di infiltrazione di ozono e medicazioni avanzate (acquacel). La ferita era più pulita ma sempre aperta. A settembre mi è venuta la febbre, con linfonodi ingrossati e tutta la gamba indolenzita e questo mi ha allarmata. Quindi sono stata da un chirurgo plastico che mi ha consigliato sedute di camera iperbarica. Ne ho fatte 16 ma poi è successa una cosa strana. Tutta la pianta ha iniziato a macerasi, anche se la ferita si è dimezzata. Il chirurgo plastico mi ha detto di sospendere le sedute perché evidentemente il muscolo ha un sistema vascolare che non regge troppo apporto di sangue e ossigeno e mi ha riproposto un intervento di innesto per chiudere questa ferita che adesso dopo iperbarica è molto più piccola. Però non mi ha assicurato la riuscita al 100% dell’attecchimento della pelle. Io ora non so che fare. Tutti gli interventi di innesto non sono mai riusciti, perché questo dovrebbe andare bene?e poi se c’è ancora infezione all’osso, non riswchio comunque di far riaprire tutto? E se convivessi con questa ferita maledetta a vita che rischi ci sarebbero? Non so come andare avanti. Ho sentito di centri specializzati per le ferite difficili, ma il mio sembra un caso disperato. È mai possibile che nel 2010 una ragazza di 30 debba rassegnarsi a passare la sua vita medicando ferita che chissà cosa mai potrebbe provocarle?aiuto.
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se ha una osteomielite nel calcagno (o se parte del calcagno è necrotico, evenienza possibile se in seguito al precedente intervento aveva avuto la necrosi ischemica di parte del piede) l'ideale sarebbe asportare chirurgicamente tutta la parte infetta e devitalizzata. Una volta chiusa in maniera stabile la cute, in base alla quantità di tessuto osseo disponibile, si vedrà come ricostruire il calcagno.
Le consiglierei di fare una RMN del piede, che permette di valutare l'estensione della parte infetta o necrotica con maggiore precisione che non la scintigrafia.
In base alla RMN si possono programmare i passi successivi (tipo di intervento e sua estensione).
La terapia iperbarica, la terapia antibiotica e le altre cure incruente sono di supporto alla bonifica locale dei tessuti infetti e devitalizzati, ma non la possono sostituire del tutto. Anche la chirurgia plastica, se lascia in profondità tessuti ossei infetti o necrotici, è destinata prima o poi a fallire (come è avvenuto).
Le consiglierei di fare una RMN del piede, che permette di valutare l'estensione della parte infetta o necrotica con maggiore precisione che non la scintigrafia.
In base alla RMN si possono programmare i passi successivi (tipo di intervento e sua estensione).
La terapia iperbarica, la terapia antibiotica e le altre cure incruente sono di supporto alla bonifica locale dei tessuti infetti e devitalizzati, ma non la possono sostituire del tutto. Anche la chirurgia plastica, se lascia in profondità tessuti ossei infetti o necrotici, è destinata prima o poi a fallire (come è avvenuto).
Dr. Sandro Reverberi
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Gentile utente,
La terapia di questo tipo di lesioni è multidisciplinare e ciò che scrive il collega ortopedico sulla necessità di appurare la presenza di osteomielite è sacrosanto. Successivamente, all'interno dell'iter terapeutico si possono inserire anche i fattori di crescita piastrinici.
Distinti saluti
Dr. Claudio Bernardi
Chirurgia Plastica
www.claudiobernardi.it
La terapia di questo tipo di lesioni è multidisciplinare e ciò che scrive il collega ortopedico sulla necessità di appurare la presenza di osteomielite è sacrosanto. Successivamente, all'interno dell'iter terapeutico si possono inserire anche i fattori di crescita piastrinici.
Distinti saluti
Dr. Claudio Bernardi
Chirurgia Plastica
www.claudiobernardi.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4.9k visite dal 12/11/2010.
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