Fistola sacro coccigea recidiva
Salve, inoltro questa e-mail a visione degli esperti per ricevere pareri in merito:
Nel gennaio 2003 mi sono sottoposto ad un intervento "cautelativo" chirurgico per una lieve formazione di una fistola sacro-coccigea comparsa a seguito della formazione di un piccolo orefizio che, a cadenza periodica discontinua, secernava liquido.
Ad intervento effettuato con sutura della ferita, mi fu lasciata una sorta di "minuscolo canale" per consentire la fuoriuscita di probabile altro siero nel periodo successivo all'intervento; trascorsi i primi 2 mesi tra controlli vari, la situazione non migliorò mai, anzi, continuavo ad espellere, anche se in modo non continuo, dei liquidi. Il medico che effettuò l'intervento sosteneva che la situazione fosse sotto controllo e mi invitava ad attendere altro tempo prima di prendere una decisione che avrebbe portato ad un secondo intervento.
Dopo 5 mesi durante i quali non vidi migliorare le mie condizioni, decisi di ascoltare il parere di altri chirurghi, fino a quando decisi di sottopormi ad un nuovo intervento fiducioso di risolvere il problema.
Nel marzo 2005 ho effettuato il 2° intervento concluso dapprima con una sutura completa della ferita con drenaggio ed in un secondo momento, durante una visita di controllo, si è proceduto con un intervento di "2° intenzione" a causa della continua perdita di secrezioni; in pratica, per essere più chiaro, il medico che mi ha sottoposto al 2° intervento, ha deciso in un secondo momento di riaprire la ferita e permetterne la guarigione attraverso la procedura dello zaffo.
Ho portato avanti questa zaffatura per ben 4 mesi tre volte a settimana, fino a quando nel mese di luglio, migliorate le condizioni di ricrescita del tessuto ed ottenuto un forte rallentamento delle secrezioni in uscita, si era deciso di ricontrollare la situazione a settembre.
Per tutto il periodo di agosto non ho avuto problemi di alcun tipo, anzi, mi sono sentito quasi libero dal problema.
Ritornato a controllo nei primi di settembre, il medico ha riscontrato la riformazione di un canale fistoloso tra i due orifizi della ferita che erano quasi totalmente chiusi con presenza all'interno di un ceppetto di peli (non esterni, ma di formazione interna), allorchè si è proceduto alla pulizia ed applicazione di una trazione ad elastico posizionata all'interno del canale formatosi e chiusa verso l'esterno, in modo da lavorare come "seghetto" contro le pareti fistolose presenti nel canale. Tale metodo, a cui tutt'oggi mi sto sottoponendo, è la residua speranza per una guarigione prima di inoltrarmi verso il 3° intervento a parere del medico che mi ha attualemnte in cura per questo problema e verso il quale ho molta fiducia.
Per concludere, il giorno scorso, durante una seduta ambulatoriale, per procedere con il solito metodo su descritto, mi è stata riscontrata, ancora una volta, la formazione di un'ennesimo canaletto fistoloso.
Sono convinto che il mio sia un caso di fistola cronica ed ho il timore di non guarire da questa situazione.
Ringrazio tutti per l'attenzione rivolta al caso e confido molto nel Vs commento.
Nel gennaio 2003 mi sono sottoposto ad un intervento "cautelativo" chirurgico per una lieve formazione di una fistola sacro-coccigea comparsa a seguito della formazione di un piccolo orefizio che, a cadenza periodica discontinua, secernava liquido.
Ad intervento effettuato con sutura della ferita, mi fu lasciata una sorta di "minuscolo canale" per consentire la fuoriuscita di probabile altro siero nel periodo successivo all'intervento; trascorsi i primi 2 mesi tra controlli vari, la situazione non migliorò mai, anzi, continuavo ad espellere, anche se in modo non continuo, dei liquidi. Il medico che effettuò l'intervento sosteneva che la situazione fosse sotto controllo e mi invitava ad attendere altro tempo prima di prendere una decisione che avrebbe portato ad un secondo intervento.
Dopo 5 mesi durante i quali non vidi migliorare le mie condizioni, decisi di ascoltare il parere di altri chirurghi, fino a quando decisi di sottopormi ad un nuovo intervento fiducioso di risolvere il problema.
Nel marzo 2005 ho effettuato il 2° intervento concluso dapprima con una sutura completa della ferita con drenaggio ed in un secondo momento, durante una visita di controllo, si è proceduto con un intervento di "2° intenzione" a causa della continua perdita di secrezioni; in pratica, per essere più chiaro, il medico che mi ha sottoposto al 2° intervento, ha deciso in un secondo momento di riaprire la ferita e permetterne la guarigione attraverso la procedura dello zaffo.
Ho portato avanti questa zaffatura per ben 4 mesi tre volte a settimana, fino a quando nel mese di luglio, migliorate le condizioni di ricrescita del tessuto ed ottenuto un forte rallentamento delle secrezioni in uscita, si era deciso di ricontrollare la situazione a settembre.
Per tutto il periodo di agosto non ho avuto problemi di alcun tipo, anzi, mi sono sentito quasi libero dal problema.
Ritornato a controllo nei primi di settembre, il medico ha riscontrato la riformazione di un canale fistoloso tra i due orifizi della ferita che erano quasi totalmente chiusi con presenza all'interno di un ceppetto di peli (non esterni, ma di formazione interna), allorchè si è proceduto alla pulizia ed applicazione di una trazione ad elastico posizionata all'interno del canale formatosi e chiusa verso l'esterno, in modo da lavorare come "seghetto" contro le pareti fistolose presenti nel canale. Tale metodo, a cui tutt'oggi mi sto sottoponendo, è la residua speranza per una guarigione prima di inoltrarmi verso il 3° intervento a parere del medico che mi ha attualemnte in cura per questo problema e verso il quale ho molta fiducia.
Per concludere, il giorno scorso, durante una seduta ambulatoriale, per procedere con il solito metodo su descritto, mi è stata riscontrata, ancora una volta, la formazione di un'ennesimo canaletto fistoloso.
Sono convinto che il mio sia un caso di fistola cronica ed ho il timore di non guarire da questa situazione.
Ringrazio tutti per l'attenzione rivolta al caso e confido molto nel Vs commento.
[#1]
Temo che nel suo caso si configuri la cosiddetta pseudorecidiva della fistola sacro-coccigea che è dovuta alla ricrescita dei peli (lei è molto villoso?) che, dalle pareti laterali del solco intergluteo, tendono a crescere all'interno invece che verso l'esterno. Un buon trucco in questi casi è la periodica rasatura della cute circostante la sede dell'intervento soprattutto nelle fasi di guarigione.
Per quanto riguarda la terapia, una crema a base di argento e sulfamidico (Sofargen, Connettivina Plus) applicata con regolarità e associata alla rasatura potrebbe aiutarla.
A disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Per quanto riguarda la terapia, una crema a base di argento e sulfamidico (Sofargen, Connettivina Plus) applicata con regolarità e associata alla rasatura potrebbe aiutarla.
A disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Maurizio Di Giacomo
[#2]
Gentile Signore,
concordo con ciò che scrive il dott.Di Giacomo con il quale condivido amicizia ed attività clinica. Aggiungo solo il consiglio di eseguire un'ecografia con la quale vedere eventuali ramificazioni fistolose o cisti residue.
distinti saluti
Dott. Claudio Bernardi
Chirurgia Plastica
http://www.claudiobernardi.it
concordo con ciò che scrive il dott.Di Giacomo con il quale condivido amicizia ed attività clinica. Aggiungo solo il consiglio di eseguire un'ecografia con la quale vedere eventuali ramificazioni fistolose o cisti residue.
distinti saluti
Dott. Claudio Bernardi
Chirurgia Plastica
http://www.claudiobernardi.it
Dr. Claudio Bernardi
Chirurgia Plastica
www.claudiobernardi.it - www.lachirurgiaplastica.net
[#3]
Utente
Ringrazio i Dott. Bernardi e Di Giacomo per gli interventi, e confermo la mia villosità.... in aggiunta specifico che:
eseguo regolarmente la rasatura di tutta la zona circostante ed in prossimità alla ferita (con ovvia pulizia igienica accurata) ed irrigo l'interno con acqua ossigenata, passando poi ad una accurata asciugatura con garza sterile ed eseguo una successiva irrigazione con betadine accompaganta sempre dalla asciugatura con garza sterile come suggeritomi dal medico.
Mi chiedevo se l'applicazione di crema a base di argento e sulfamidico debba essere fatta all'interno della ferita, oppure basta porla sulla parte esterna di essa, poichè finora, le medicazioni che faccio a casa si basano solo su interventi esterni alla ferita, mentre alla parte interna si occupa il chirurgo che mi ha in cura.
Grazie
eseguo regolarmente la rasatura di tutta la zona circostante ed in prossimità alla ferita (con ovvia pulizia igienica accurata) ed irrigo l'interno con acqua ossigenata, passando poi ad una accurata asciugatura con garza sterile ed eseguo una successiva irrigazione con betadine accompaganta sempre dalla asciugatura con garza sterile come suggeritomi dal medico.
Mi chiedevo se l'applicazione di crema a base di argento e sulfamidico debba essere fatta all'interno della ferita, oppure basta porla sulla parte esterna di essa, poichè finora, le medicazioni che faccio a casa si basano solo su interventi esterni alla ferita, mentre alla parte interna si occupa il chirurgo che mi ha in cura.
Grazie
[#4]
Gentile Utente,
davvero sfortunato il Suo intervento. Una recidiva di cisti sacrococcigea fistolizzata fatta guarire per seconda intenzione , SE CORRETTAMENTE E PERIODICAMENTE MEDICATA, è praticamente impossibile. Potrebbe spiegarsi una evenienza del genere solo se tramiti fistolosi magari multipli e "fuori zona critica", come si definiscono, non siano stati identificati dal primo Chirurgo operatore.
Lei non deve automedicarsi, ma essere controllato a scadenza periodica in un abulatorio chirurgico, sia all'esterno (come Lei definisce) della ferita che all'interno. Davvero pessima la gestione di tutta la faccenda.
Affettuosi auguri di pronta guarigione e cordialissimi saluti.
Prof. Giovanni MARTINO
davvero sfortunato il Suo intervento. Una recidiva di cisti sacrococcigea fistolizzata fatta guarire per seconda intenzione , SE CORRETTAMENTE E PERIODICAMENTE MEDICATA, è praticamente impossibile. Potrebbe spiegarsi una evenienza del genere solo se tramiti fistolosi magari multipli e "fuori zona critica", come si definiscono, non siano stati identificati dal primo Chirurgo operatore.
Lei non deve automedicarsi, ma essere controllato a scadenza periodica in un abulatorio chirurgico, sia all'esterno (come Lei definisce) della ferita che all'interno. Davvero pessima la gestione di tutta la faccenda.
Affettuosi auguri di pronta guarigione e cordialissimi saluti.
Prof. Giovanni MARTINO
Prof. Giovanni MARTINO
giovanni.martino@uniroma1.it
[#6]
Utente
Egr. Prof. Giovanni Martino,
la ringrazio per il Suo intervento; in effetti sono stato davvero sfortunato, il mio post operatorio, specialmente il secondo, molto lungo e doloroso sta ancora svolgendosi, poichè risultano riformati due canaletti fistolosi. Per quanto riguarda l'automedicazione fatta da me, è solo esterna, per una questione igienica, datosi che avvengono le fuoriuscite di siero e la medicazione deve essere cambiata almeno due volte al dì...e le irrigazioni di acqua ossigenata avvengono attraverso lo spruzzo sulla ferita non penetrando molto all'interno, mentre le applicazioni a tampone di betadine avvengono sull'esterno della ferita per renderla asciutta e disinfettata (come consigliatomi dal chirurgo). I controlli ambulatoriali sono continui, dapprima (fino a 2 mesi fa) per tre volte a settimana senza mai perdere una seduta e da settembre ad oggi, per una volta a settimana continuamente senza interruzioni.
Sono davvero molto demoralizzato, ma è la fiducia nel chirurgo che mi tiene in cura a non rivolgermi ad altri.
Tuttavia, temo anch'io che la gestione della faccenda non sia stata corretta.
la ringrazio per il Suo intervento; in effetti sono stato davvero sfortunato, il mio post operatorio, specialmente il secondo, molto lungo e doloroso sta ancora svolgendosi, poichè risultano riformati due canaletti fistolosi. Per quanto riguarda l'automedicazione fatta da me, è solo esterna, per una questione igienica, datosi che avvengono le fuoriuscite di siero e la medicazione deve essere cambiata almeno due volte al dì...e le irrigazioni di acqua ossigenata avvengono attraverso lo spruzzo sulla ferita non penetrando molto all'interno, mentre le applicazioni a tampone di betadine avvengono sull'esterno della ferita per renderla asciutta e disinfettata (come consigliatomi dal chirurgo). I controlli ambulatoriali sono continui, dapprima (fino a 2 mesi fa) per tre volte a settimana senza mai perdere una seduta e da settembre ad oggi, per una volta a settimana continuamente senza interruzioni.
Sono davvero molto demoralizzato, ma è la fiducia nel chirurgo che mi tiene in cura a non rivolgermi ad altri.
Tuttavia, temo anch'io che la gestione della faccenda non sia stata corretta.
[#7]
Utente
Egr. Dott. Di Giacomo,
La ringrazio per il Suo intervento,
Lei mi indica come da evitare le applicazioni d'acqua ossgenata e di betadine, perchè possono essere dannosi per l'eventuale epitelio.....ma allora, mi chiedo come mai il medico che mi ha in cura non preveda tale rischio, anche perchè è dal post operatorio che mi viene irrigata con questi componenti la ferita.
La ringrazio per il Suo intervento,
Lei mi indica come da evitare le applicazioni d'acqua ossgenata e di betadine, perchè possono essere dannosi per l'eventuale epitelio.....ma allora, mi chiedo come mai il medico che mi ha in cura non preveda tale rischio, anche perchè è dal post operatorio che mi viene irrigata con questi componenti la ferita.
[#9]
Gentile Utente,
i colleghi che hanno avuto la fortuna, o sfortuna... dipende dai punti di vista, di poter medicare la Sua ferita avranno avuto modo di scegliere la metodica migliore per il problema presente al momento.
Potrebbe essere stata necessaria l'acqua ossigenata, forse un atibiotico, forse il permanganato di K, forse l'eosina, un pò di nitrato d'argento, come si fa a dirlo senza aver "visto" o "sentito l'odore della medicazione stessa".
Abbia fiducia nei Colleghi che La stanno seguendo ambulatoriamente. Ci vuole molta pazienza.
Auguri affettuosi.
Prof. Giovanni MARTINO
i colleghi che hanno avuto la fortuna, o sfortuna... dipende dai punti di vista, di poter medicare la Sua ferita avranno avuto modo di scegliere la metodica migliore per il problema presente al momento.
Potrebbe essere stata necessaria l'acqua ossigenata, forse un atibiotico, forse il permanganato di K, forse l'eosina, un pò di nitrato d'argento, come si fa a dirlo senza aver "visto" o "sentito l'odore della medicazione stessa".
Abbia fiducia nei Colleghi che La stanno seguendo ambulatoriamente. Ci vuole molta pazienza.
Auguri affettuosi.
Prof. Giovanni MARTINO
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 51.3k visite dal 13/10/2005.
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