Sinus pilonidalis - ferita difficile
Buonasera, spiego brevemente la mia situazione.
Sono stato operato gennaio scorso di sinus pilonidalis, sono stato chiuso per prima intenzione ma dopo una settimana a causa di un ematoma spno passato per seconda intenzione.
La guarigione è stata molto lenta, tant'è che la ferita si è chiusa per la prima volta a giugno. Dopo svariate rotture della pelle il chirurgo ha iniziato a fare degli esami.
Il tampone ha sottolineato tre ceppi di batteri, curati.
La risonanza magnetica non ha evidenziato nessun problema osseo ne di tessuto.
Da giugno a oggi la ferita si è chiusa e riaperta 5-6 volte, non c'è nessuna perdita (se non sangue) a dimostrazione che non c'è infezione.
La ferita è grande circa un cm, quindi molto piccola. Dolore praticamente zero. La motivazione delle continue rotture secondo il chirurgo che mi ha operato è dovuta al fatto che la ferita è aperta da troppo tempo ed ha subito troppe rotture facendone cosi perdere elasticità e resistenza. Praticamente questa pelle ormai non va più bene.
Mi viene consigliato di tornare sotto i ferri, verrebbe rimosso tutto il tessuto cicatrizzale, verrebbe data una pulita e mi verrebbero fatti i punti di sutura su pelle sana, quindi mai toccata prima.
Vi pare corretta come motivazione per l'incapacità di guarire? Davvero secondo voi è l'unica cosa da fare tornare sotto i ferri? Non ci sono alternative per guarire da questa storia infinita?
Vi ringrazio in anticipo per la disponibilità, distinti saluti.
Sono stato operato gennaio scorso di sinus pilonidalis, sono stato chiuso per prima intenzione ma dopo una settimana a causa di un ematoma spno passato per seconda intenzione.
La guarigione è stata molto lenta, tant'è che la ferita si è chiusa per la prima volta a giugno. Dopo svariate rotture della pelle il chirurgo ha iniziato a fare degli esami.
Il tampone ha sottolineato tre ceppi di batteri, curati.
La risonanza magnetica non ha evidenziato nessun problema osseo ne di tessuto.
Da giugno a oggi la ferita si è chiusa e riaperta 5-6 volte, non c'è nessuna perdita (se non sangue) a dimostrazione che non c'è infezione.
La ferita è grande circa un cm, quindi molto piccola. Dolore praticamente zero. La motivazione delle continue rotture secondo il chirurgo che mi ha operato è dovuta al fatto che la ferita è aperta da troppo tempo ed ha subito troppe rotture facendone cosi perdere elasticità e resistenza. Praticamente questa pelle ormai non va più bene.
Mi viene consigliato di tornare sotto i ferri, verrebbe rimosso tutto il tessuto cicatrizzale, verrebbe data una pulita e mi verrebbero fatti i punti di sutura su pelle sana, quindi mai toccata prima.
Vi pare corretta come motivazione per l'incapacità di guarire? Davvero secondo voi è l'unica cosa da fare tornare sotto i ferri? Non ci sono alternative per guarire da questa storia infinita?
Vi ringrazio in anticipo per la disponibilità, distinti saluti.
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CON I LIMITI DI UNA VALUTAZIONE A DISTANZA
Gentile Utente,
sono solito pensare che in Chirurgia non vi è nulla di più incerto e imprevedibile del post-operatorio di una fistulectomia sacrococcigea.
Visto l'andamento riferito, credo che la proposta del Collega che La segue sia corretta e condivisibile.
Gentile Utente,
sono solito pensare che in Chirurgia non vi è nulla di più incerto e imprevedibile del post-operatorio di una fistulectomia sacrococcigea.
Visto l'andamento riferito, credo che la proposta del Collega che La segue sia corretta e condivisibile.
Lucio Piscitelli - Napoli - 338 6503365
https://www.medicitalia.it/luciopiscitelli/#sede_1
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.3k visite dal 14/11/2012.
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