Emorroidi da operare ma come......
Caro dottore vorrei un consiglio riguardo un eventuale intervento alle mie emorroidi.Ho 29 anni e soffro di emorroidi da circa 10 anni.Soffro anche di colon irritabile e gastrite con reflusso,e se non bastasse ho anche una specie di prostatite cronica che ha alti e bassi e l'urologo mi ha dato dei fermenti lattici molto forti(entrolactis plus) che servono a parer suo a "fermare" i batteri cattivi che passerebbero dal mio colon irritabile (e dalle emorroidi)e che andrebbero nella prostata.Vorrei sapere quale e' la migliore tecnica per togliere le emorroidi,e quali pregi e difetti hanno tutte le tecniche in uso.In piu' vorrei dirle che ho le emorroidi di terzo grado(constatato da un proctologo).
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In genere le emorroidi di III grado sintomatiche richiedono una terapia chirurgica per guarire. Le opzioni sono diverse, tuttavia la pmaggior parte degli specialisti propone tecniche 'tradizionali' quali l' emorroidectomia sec Milligan Morgan o prolassectomie sec Longo. Ogni tecnica ha possibili complicanze e nessuna e' esente dal rischio, per fortuna modesto di recidive. Auguri!
Dottor Andrea Favara
http://www.andreafavara.it
[#2]
Chirurgo generale, Colonproctologo, Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza
Gentile Utente,
da quanto racconta, direi che è seguito benissimo. Provo a rispondere alla sua domanda: pregi e difetti delle tecniche chirurgiche per le emorroidi. So di poter scatenare un vespaio (la chirurgia è bella perché è varia... un po' come la vita), ma provo a restare obiettivo.
Le tecniche per trattare la malattia emorroidaria sono di tre tipi, che potremo definire: (1) resettivo, (2) riduttivo, (3) vascolare.
Gli interventi del primo tipo (resettivo) sono i primi ad essere stati introdotti. Consentono nell'asportazione chirurgica del tessuto emorroidario eventualmente seguita dalla sutura (variamente eseguita) della ferita residua (tecniche chiuse) o lasciando la ferita (correttamente, di solito sono 3) aperta (tecniche aperte). Questi interventi sono gravati da un rischio (basso, ma presente) di recidiva e di stenosi anale cicatriziale e, provocando la presenza di una ferita anale, chiusa o aperta che sia, si associano a dolore per un tempo che va da alcuni giorni ad alcune settimane, fino a completa riepitelizzazione della ferita.
Gli interventi che ho definito del tipo "riduttivo" partono dal presupposto che le emorroidi non sono semplici vene dilatate, ma sono costituenti normali dell'anatomia anale (e concorrono al sistema della continenza) che però sono prolassati all'esterno. Questi interventi non fanno altro che eseguire un "lifting" delle emorroidi, riportandole dentro il canale anale, nel loro posto naturale. L'intervento, conosciuto come "prolassectomia", "proctopessi", "intervento di Longo"... si esegue con una suturatrice circolare che rimuove un cilindro di mucosa rettale ben al di sopra delle emorroidi e cuce i margini provocando così la risalita del prolasso. Questo intervento è gravato da una percentuale di recidive sovrapponibile a quella delle tecniche resettive, provocando però un dolore molto minore (nella maggior parte dei pazienti è quasi nullo). E' però un intervento relativamente recente e, come per ogni tecnica "nuova", si vedono, raramente per fortuna, complicanze "stranissime". Ci tengo a chiarire però che, quando l'intervento è eseguito bene e - soprattutto - con la corretta indicazione, il rischio di complicanze è molto basso.
Gli interventi che ho definito "vascolari", molto recenti, consistono nella legatura delle arterie che portano il sangue alle emorroidi. Essendo una procedura molto nuova, non si hanno ancora risultati significativi a distanza. Quindi non è possibile dare una certezza sul rischio reale di recidive. Hanno però il pregio di non comportare alcuna ferita, ma solo il posizionamento di un punto trasfisso su ciascun ramo terminale dell'arteria emorroidaria. Il rischio di complicanze dovrebbe essere molto basso. Per la mia ridottissima esperienza con questa nuova tecnica, non so darle indicazioni sulla reale efficacia.
Ciò detto... qual'è la tecnica migliore? A parte la mia personale preferenza, la tecnica migliore è quella che il suo chirurgo sa fare meglio!
resto a sua disposizione
Giovanni D. Tebala
gtebala@medicitalia.it
da quanto racconta, direi che è seguito benissimo. Provo a rispondere alla sua domanda: pregi e difetti delle tecniche chirurgiche per le emorroidi. So di poter scatenare un vespaio (la chirurgia è bella perché è varia... un po' come la vita), ma provo a restare obiettivo.
Le tecniche per trattare la malattia emorroidaria sono di tre tipi, che potremo definire: (1) resettivo, (2) riduttivo, (3) vascolare.
Gli interventi del primo tipo (resettivo) sono i primi ad essere stati introdotti. Consentono nell'asportazione chirurgica del tessuto emorroidario eventualmente seguita dalla sutura (variamente eseguita) della ferita residua (tecniche chiuse) o lasciando la ferita (correttamente, di solito sono 3) aperta (tecniche aperte). Questi interventi sono gravati da un rischio (basso, ma presente) di recidiva e di stenosi anale cicatriziale e, provocando la presenza di una ferita anale, chiusa o aperta che sia, si associano a dolore per un tempo che va da alcuni giorni ad alcune settimane, fino a completa riepitelizzazione della ferita.
Gli interventi che ho definito del tipo "riduttivo" partono dal presupposto che le emorroidi non sono semplici vene dilatate, ma sono costituenti normali dell'anatomia anale (e concorrono al sistema della continenza) che però sono prolassati all'esterno. Questi interventi non fanno altro che eseguire un "lifting" delle emorroidi, riportandole dentro il canale anale, nel loro posto naturale. L'intervento, conosciuto come "prolassectomia", "proctopessi", "intervento di Longo"... si esegue con una suturatrice circolare che rimuove un cilindro di mucosa rettale ben al di sopra delle emorroidi e cuce i margini provocando così la risalita del prolasso. Questo intervento è gravato da una percentuale di recidive sovrapponibile a quella delle tecniche resettive, provocando però un dolore molto minore (nella maggior parte dei pazienti è quasi nullo). E' però un intervento relativamente recente e, come per ogni tecnica "nuova", si vedono, raramente per fortuna, complicanze "stranissime". Ci tengo a chiarire però che, quando l'intervento è eseguito bene e - soprattutto - con la corretta indicazione, il rischio di complicanze è molto basso.
Gli interventi che ho definito "vascolari", molto recenti, consistono nella legatura delle arterie che portano il sangue alle emorroidi. Essendo una procedura molto nuova, non si hanno ancora risultati significativi a distanza. Quindi non è possibile dare una certezza sul rischio reale di recidive. Hanno però il pregio di non comportare alcuna ferita, ma solo il posizionamento di un punto trasfisso su ciascun ramo terminale dell'arteria emorroidaria. Il rischio di complicanze dovrebbe essere molto basso. Per la mia ridottissima esperienza con questa nuova tecnica, non so darle indicazioni sulla reale efficacia.
Ciò detto... qual'è la tecnica migliore? A parte la mia personale preferenza, la tecnica migliore è quella che il suo chirurgo sa fare meglio!
resto a sua disposizione
Giovanni D. Tebala
gtebala@medicitalia.it
[#4]
Caro Utente
I colleghi,stimatissimi, che mi hanno preceduto hanno risposto correttamente ed esaurientemente alla sua domanda, ma non si sono espressi in merito alla tecnica che ritengono più opportuna.Mi permetto di esprimere il mio parere su quello che è l'intervento più opportuno,visto che lei sollecita questa risposta.Il prolasso emorroidario di terzo grado, come quello di I, II o di IV è la conseguenza del cedimento della mucosa di rivestimento del canale anorettale(prolasso mucoso interno),tale cedimento permette lo scivolamento verso il basso e all'esterno del tessuto emorroidario che si presenterà prolassato di I,II.III o IV grado.Questa teoria ,universalmente accettata, ha modificato definitivamente il trattamento della malattia emorroidaria.Chiarito, come anche il collega Tebala ha scritto,che il tessuto emorroidario non è "malato", ma si presenta tale e sofferente perchè non è più nella sua sede naturale,abbiamo capito che la sua amputazione non è la soluzione terapeutica corretta.La chirurgia deve, invece ,essere indirizzata alla rimozione del prolasso mucoso interno,la rimozione di questo prolasso riporterà le emorroidi nella sede naturale a svolgere la loro fisiologica funzione nel canale anorettale.Tale tecnica,che chiamiamo di Longo ,dal nome del suo ideatore al quale va anche il merito di aver chiarito la teoria del prolasso del prolasso interno,è attualmentela l'unica razionale risposta alla eziopatogenesi della malattia emorroidaria.
Auguri www.drgiuseppedoriano.blogspot.it
I colleghi,stimatissimi, che mi hanno preceduto hanno risposto correttamente ed esaurientemente alla sua domanda, ma non si sono espressi in merito alla tecnica che ritengono più opportuna.Mi permetto di esprimere il mio parere su quello che è l'intervento più opportuno,visto che lei sollecita questa risposta.Il prolasso emorroidario di terzo grado, come quello di I, II o di IV è la conseguenza del cedimento della mucosa di rivestimento del canale anorettale(prolasso mucoso interno),tale cedimento permette lo scivolamento verso il basso e all'esterno del tessuto emorroidario che si presenterà prolassato di I,II.III o IV grado.Questa teoria ,universalmente accettata, ha modificato definitivamente il trattamento della malattia emorroidaria.Chiarito, come anche il collega Tebala ha scritto,che il tessuto emorroidario non è "malato", ma si presenta tale e sofferente perchè non è più nella sua sede naturale,abbiamo capito che la sua amputazione non è la soluzione terapeutica corretta.La chirurgia deve, invece ,essere indirizzata alla rimozione del prolasso mucoso interno,la rimozione di questo prolasso riporterà le emorroidi nella sede naturale a svolgere la loro fisiologica funzione nel canale anorettale.Tale tecnica,che chiamiamo di Longo ,dal nome del suo ideatore al quale va anche il merito di aver chiarito la teoria del prolasso del prolasso interno,è attualmentela l'unica razionale risposta alla eziopatogenesi della malattia emorroidaria.
Auguri www.drgiuseppedoriano.blogspot.it
Dr.Giuseppe D'Oriano Docente Scuola Speciale A.C.O.I. di Coloproctologia. Chirurgo Colonproctologo.
www.drgiuseppedoriano.blogspot.com
[#5]
Chirurgo generale, Colonproctologo, Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo d'urgenza
Gentile Utente,
non ci sono tecniche "sperimentali". La tecnica di Longo è abbondantemente nell'uso quotidiano da diversi anni e anche la dearterializzazione emorroidaria (thd) si sta ritagliando spazi sempre più ampi.
Personalmente, ho una buona esperienza sia delle tecniche che ho definito resettive sia di quelle riduttive e quindi su queste due ho diritto di esprimermi, ma non posso dir nulla sulla thd, per correttezza scientifica.
Se accettiamo la spiegazione fisiopatologica del prolasso emorroidario, è ovvio che in teoria la tecnica migliore è la prolassectomia sec Longo. Nella pratica, gli studi randomizzati più ampi e le migliori metaanalisi confermano l'assoluta sovrapponibilità delle due metodiche (prolassectomia sec Longo e emorroidectomia) per quanto riguarda risultati a distanza, cioé rischio di recidiva, e complicanze, cioé sanguinamento, alterazioni della continenza, stenosi anali, infezioni... La reale differenza nelle due metodiche sta nel dolore postoperatorio, che è significativamente minore nei pazienti sottoposti a prolassectomia sec Longo rispetto ai pazienti sottoposti ad emorroidectomia "classica".
Su queste basi, visto che me lo ha chiesto esplicitamente, la mia preferenza va alla prolassectomia in tutti i tipi di prolasso mucoemorroidario.
Resto a sua disposizione
Giovanni D. Tebala
non ci sono tecniche "sperimentali". La tecnica di Longo è abbondantemente nell'uso quotidiano da diversi anni e anche la dearterializzazione emorroidaria (thd) si sta ritagliando spazi sempre più ampi.
Personalmente, ho una buona esperienza sia delle tecniche che ho definito resettive sia di quelle riduttive e quindi su queste due ho diritto di esprimermi, ma non posso dir nulla sulla thd, per correttezza scientifica.
Se accettiamo la spiegazione fisiopatologica del prolasso emorroidario, è ovvio che in teoria la tecnica migliore è la prolassectomia sec Longo. Nella pratica, gli studi randomizzati più ampi e le migliori metaanalisi confermano l'assoluta sovrapponibilità delle due metodiche (prolassectomia sec Longo e emorroidectomia) per quanto riguarda risultati a distanza, cioé rischio di recidiva, e complicanze, cioé sanguinamento, alterazioni della continenza, stenosi anali, infezioni... La reale differenza nelle due metodiche sta nel dolore postoperatorio, che è significativamente minore nei pazienti sottoposti a prolassectomia sec Longo rispetto ai pazienti sottoposti ad emorroidectomia "classica".
Su queste basi, visto che me lo ha chiesto esplicitamente, la mia preferenza va alla prolassectomia in tutti i tipi di prolasso mucoemorroidario.
Resto a sua disposizione
Giovanni D. Tebala
[#6]
Ex utente
Da circa una settimana ho fatto la preospedalizzazione per effettuare l'operazione alle emorroidi,ma ho un po' di paura e vi spiego il perche':il chirurgo che mi ha visitato ha detto che le mie emorroidi sono poco avanzate,e che non e'"fondamentale" farmele.Ma io spesso ho perdite di sangue.La cura che mi fa stare benissimo e' l'"arvenum 500",ne prendo 4+4 nel corso della giornata quando ho perdite quando vado al bagno,poi una al giorno quando sto bene.Cosi' sto bene,e non ho perdite,ma se finisco le pasticche dopo qualche giorno mtutto ricomincia.Quindi gli ho detto che sono convinto di farmele asportare.Il problema e' che gli ho chiesto con quale metodologia me le avessero asporate,e non lo sapeva,diceva infatti che avrebbe scelto quella migliore sul momento;tra la Longo e l'emorroidectomia,pero' ha detto che la Longo si fa se il prolasso e' grande(cosa che sembra non essere nel mio caso).Spero che possiate darmi altri consigli,mi devo fidare di questo chirurgo??Grazie!!
[#7]
Gentile Utente
Consapevole di essere ripetitivo , mi permetto di ricordarle che già nei precedenti interventi ho espresso la mia convinzione ,non tanto personale, sulla tecnica da adottare nel trattamento della malattia emorroidaria dal II al IV grado.L'amputazione delle emorroidi appartiene al passato è non condivido il concetto, nel caso specifico della malattia emorroidaria,che l'intervento migliore è quello che il chirurgo sa fare meglio ,inoltre è dimostrato che non esiste malattia emorroidaria senza prolasso.Quando parliamo di prolasso ,gentile utente,intendiamo quello interno al di "sopra" del tessuto emorroidario , da non confondere con il tessuto emorroidario che più o meno prolassa all'esterno dell'ano.Ed è quello il prolasso su cui tanto si discute e che viene asportato nell'intervento di Longo.Con l'asportazione di tale anello mucoso si assiste alla risalita del tessuto emorroidario nella sede naturale.Caro utente sarebbe stato utile per noi essere certi del grado del suo prolasso(III?) perché ,nel caso di un prolasso di I grado ,avrebbe ragione il suo curante ad essere perplesso sul trattamento chirurgico inteso in senso "classico" ,in quanto ,potrebbero essere valide delle legature elastiche o la dearterializzazione doppler guidata.Interventi che il collega Tebala ha già ,nel suo precedente intervento preciso e puntuale ,elencato. In questo caso condivido il concetto che il chirurgo esegua quello che meglio sa fare.
Saluti
Consapevole di essere ripetitivo , mi permetto di ricordarle che già nei precedenti interventi ho espresso la mia convinzione ,non tanto personale, sulla tecnica da adottare nel trattamento della malattia emorroidaria dal II al IV grado.L'amputazione delle emorroidi appartiene al passato è non condivido il concetto, nel caso specifico della malattia emorroidaria,che l'intervento migliore è quello che il chirurgo sa fare meglio ,inoltre è dimostrato che non esiste malattia emorroidaria senza prolasso.Quando parliamo di prolasso ,gentile utente,intendiamo quello interno al di "sopra" del tessuto emorroidario , da non confondere con il tessuto emorroidario che più o meno prolassa all'esterno dell'ano.Ed è quello il prolasso su cui tanto si discute e che viene asportato nell'intervento di Longo.Con l'asportazione di tale anello mucoso si assiste alla risalita del tessuto emorroidario nella sede naturale.Caro utente sarebbe stato utile per noi essere certi del grado del suo prolasso(III?) perché ,nel caso di un prolasso di I grado ,avrebbe ragione il suo curante ad essere perplesso sul trattamento chirurgico inteso in senso "classico" ,in quanto ,potrebbero essere valide delle legature elastiche o la dearterializzazione doppler guidata.Interventi che il collega Tebala ha già ,nel suo precedente intervento preciso e puntuale ,elencato. In questo caso condivido il concetto che il chirurgo esegua quello che meglio sa fare.
Saluti
[#8]
Gentile Utente,
dopo tutto quello che doverosamente ed esaurientemente i colleghi le hanno espresso vi è poca cosa da aggiungere se non qualche notizia sulle metodica conservativa, di cui le ha fatto cenno il collega Tebala, ovvero la THD.
Tale metodica ha come presupposto quello che, le strutture vascolari causa dell'ipertensione arteriosa,ovvero le arterie emorroidarie, deafferentate ovvero più correttamente, riducendone il flusso, permette di risolvere la patologia emorroidaria.
Più semplicemente, riduco l'ipertensione e riduco la dimensione del gavocciolo. la differenza con altre metodiche chirurgiche, nasce dal fatto che oggi si può non solo eseguire la legatura selettiva dell'arteria a mezzo dell'uso del Doppler ma si può eseguire la Pessia dei gavocciolo emorroidari, ovvero riportarli nelle sede anatomica fisiologica. In un primo momento tale possibilità non era prevista, ma l'evoluzione della strumentazione ci permette di eseguire la pessia, quasi alla stessa stregua della metodica di Longo.
Qualunque sia la metodica usata, devo però invitarla a chiedere ogni delucidazione al proctologo che la segue e aver ben chiare le possibili complicanze legate alla manipolazione chirurgica per la tecnica usata.
Cordialmente
Dr. Giovanni Piazza
www.drgiovannipiazza.blogspot.com
dopo tutto quello che doverosamente ed esaurientemente i colleghi le hanno espresso vi è poca cosa da aggiungere se non qualche notizia sulle metodica conservativa, di cui le ha fatto cenno il collega Tebala, ovvero la THD.
Tale metodica ha come presupposto quello che, le strutture vascolari causa dell'ipertensione arteriosa,ovvero le arterie emorroidarie, deafferentate ovvero più correttamente, riducendone il flusso, permette di risolvere la patologia emorroidaria.
Più semplicemente, riduco l'ipertensione e riduco la dimensione del gavocciolo. la differenza con altre metodiche chirurgiche, nasce dal fatto che oggi si può non solo eseguire la legatura selettiva dell'arteria a mezzo dell'uso del Doppler ma si può eseguire la Pessia dei gavocciolo emorroidari, ovvero riportarli nelle sede anatomica fisiologica. In un primo momento tale possibilità non era prevista, ma l'evoluzione della strumentazione ci permette di eseguire la pessia, quasi alla stessa stregua della metodica di Longo.
Qualunque sia la metodica usata, devo però invitarla a chiedere ogni delucidazione al proctologo che la segue e aver ben chiare le possibili complicanze legate alla manipolazione chirurgica per la tecnica usata.
Cordialmente
Dr. Giovanni Piazza
www.drgiovannipiazza.blogspot.com
Dr. Giovanni Piazza
Chirurgo Oncologo
www.Gruppopalermomedica.blogspot.com
www.drgiovannipiazza.blogspot.com
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Approfondimento su Emorroidi
Cosa sono le emorroidi? Sintomi, cause, cura, rimedi e prevenzione della malattia emorroidaria. Quando è necessario l'intervento chirurgico o in ambulatorio?