Neoplasia stomaco

Dottore,
Le invio questo messaggio con la consapevolezza che il caso di cui sto per parlare presenta una complessità che non permette, senza la dovuta documentazione, di dare giudizi precisi.
Pertanto il mio unico desiderio è quello di avere un parere, seppur generico, da parte di un professionista esterno a questa vicenda. Cercherò di sintetizzare al meglio, per quanto non facile.
Tutto è iniziato la scorsa estate, quando a mia nonna è stata diagnosticata una neoplasia allo stomaco, patologia con probabile componente congenita, dato che nei due anni precedenti erano già stati operati con esito positivo due suoi fratelli per lo stesso motivo. A detta dei chirurghi, dopo i dovuti accertamenti, bisognava al più presto operare, sebbene si trattasse di un tumore circoscritto non ancora degenerato in metastasi (mia nonna infatti, molto attiva e vitale, faceva in quel momento la vita di sempre). Viste le condizioni fisiche sostanzialmente buone, secondo i medici non c’era altro da fare. Nonostante qualche perplessità, abbiamo seguito il loro consiglio e il 21 agosto mia nonna era già in sala operatoria.
Da questo momento in poi inizia il calvario, durato più di quattro mesi di cui due di rianimazione e conclusosi con la morte di mia nonna.
Due domande:
1 – Mia nonna ha avuto drenaggi per mesi. Alle due operazioni (riguardo alla prima i medici continuavano a dirci che tutto era andato benissimo dal punto di vista chirurgico e per tutta risposta dopo una fantomatica emorragia è stata nuovamente operata in condizioni già criticissime), sono seguiti più di due mesi di rianimazione collegata alle macchine, poi la tracheotomia, una quantità inimmaginabile di antibiotici e trattamenti. Alla fine questi drenaggi le sono stati tolti, ma nonostante ciò la ferita centrale ha continuato sino all’ultimo ad emettere secrezioni e sangue: un buco aperto sullo stomaco. A detta dei medici il problema riguardava i tessuti esterni (“cosa volete, una persona di 80 anni..”) e non la situazione interna che secondo loro era sotto controllo. Successivamente ci è stato detto che poteva essere una fistole riformatasi (ne aveva già avuta una che era stata chiusa con una clip) e che collegava l’interno con l’esterno. Secondo lei, in base alla sua esperienza, di cosa si trattava?
2 – Durante questa brutta storia siamo spesso e volentieri rimasti perplessi, per non dire allibiti, di fronte alle modalità con cui la struttura ha gestito le problematiche di cui ho parlato. A distanza di un mese abbiamo richiesto la cartella clinica, anche se non sappiamo se la cosa abbia una qualsiasi utilità. Ora, quando ci si trova di fronte a una vicenda di questo tipo, dove con forte probabilità la persona in cura se non fosse entrata in ospedale avrebbe potuto vivere tranquillamente per qualche anno e soprattutto una vicenda in cui da parte dell’ospedale e di alcuni medici (non tutti) si sono potute riscontrare mancanze, apatia, superficialità, assenza di tempestività nelle scelte, di umanità e di rispetto per la vita della persona e di chi ne ha fatto parte, le chiedo: a chi ci si può appellare? A chi per lo meno esporre una storia che comprende delle falle alle quali non è giusto, anche semplicemente come cittadino, rassegnarsi?
La ringrazio, e mi scuso per essermi dilungato.
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Dr. Francesco Nardacchione Chirurgo generale 2.2k 69
Gentile signore
non è facile parlare a posteriori di cose che non si conoscono e riuscire a capire l'operato dei colleghi. Come prima cosa mi sento di dirLe che purtroppo con una neoplasia gastrica difficilmente sua nonna "...avrebbe potuto vivere tranquillamente per qualche anno ...".
In genere il trattamento, quando possibile, è chirurgico seguito da eventuali trattamenti chemioterapici.
La comparsa di una fistola, di una emorragia o di qualsiasi altra complicanza pre intra e post-operatoria può essere legata a molteplici fattori non sempre debitamante chiari.
La conformazione anatomica varia da persona a persona; la patologia neoplastica che modifica radicalmente la conformazione anatomica e quella che è la normale funzione dell'organo; il metabolismo del paziente tende ad essere modificato per cui ogni intervento rappresenta una storia a se stante.
Una resezione gastrica rappresenta un intervento di alta chirurgia e come tale presenta dei rischi chirurgici di complicanze altrettanto alti, cui si vanno ad aggiungere le condizioni cliniche del paziente in funzione anche dell'età.
Per tale motivo la risposta ai suoi quesiti diventa quasi impossibile. La presenza di drenaggi può essere normale nei primi giorni post-operatori, al fine di monitorare la tenuta delle anastomosi o il rishio di emorragia.
Il mantenimento protratto dei drenaggi da Lei segnalato può essere dipeso dalla necessità di monitorare la tenuta della anastomosi gastrica o esofagea, messa a rischio dalla improvviso calo di vascolarizzazione legato all'emorragia.
Infine la deiscenza della ferita laparotomica in caso di reinterventi può essere molto frequente.
Quello che più mi colpisce è la parte conclusiva della sua richiesta in cui elenca " ... mancanze, apatia, superficialità, assenza di tempestività nelle scelte, di umanità e di rispetto per la vita della persona e di chi ne ha fatto parte...". Probabilmente l'errore professionale, se errore mai c'è stato, risiede nell amancanza di chiarezza e di comunicazione. Non sempre noi medici siamo pronti ad affrontare adeguatamente le aspettative dei parenti dei nostri pazienti e non sempre si riescono a trovare le parole adeguate per far capire quello che è accaduto e quello che ci possiamo aspettare. D'altro canto il battage mediatico che continua a parlare di MALASANITA' per ogni intervento che viene erroneamente descritto come banale, semplice e privo di complicanze ha fatto sviluppare nei cittadini una pretesa di salute che contrasta con la realtà e dall'altra ha fatto sviluppare in noi medici un atteggiamento difensivistico che comporta la minima esposizione sia negli atti chirurgici che nella esposizione verbale.
Niente e nessuno sicuramente le permetterà di riabbracciare sua nonna e per questo Le sono vicino. Non servono altre parole. Verifichi fino in fondo i suoi dubbi, ma non dimentichi che chi ha operato sua nonna lo ha fatto con l'intenzione di permetterLe una guarigione o perlomeno un decorso migliore di una malattia infame, di fronte alla quale è giusto non arrendersi, mai.

Cordiali saluti

Dr. F. Nardacchione
NB: qualunque sia il consulto la visita medica rimane imprescindibile

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Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottore,
apprezzo la Sua risposta e La ringrazio per avere espresso il Suo punto di vista.

Come avrà notato io stesso ho esordito richiamando all'impossibilità da parte di un esterno di dare giudizi "precisi" su una vicenda che, per forza di cose, ho potuto in questa sede ricostruire solo a grandi linee.

Sono comunque d'accordo con Lei, su tutto.

Segnalo solo il fatto che nessuno di noi ha mai pensato si trattasse di una operazione banale, anzi. Ed è proprio per questo che ci saremmo aspettati più scrupolo nel valutare l'opportunità di operare o meno, per quanto come Lei giustamente ricorda un tumore, in quanto tale, vada affrontato.

Campagne mediatiche a parte, ci auguriamo tutti, come cittadini, che della stessa patologia non sia metaforicamente affetto il nostro sistema sanitario, perchè in caso contrario, sarà d'accordo anche Lei, si potrebbe correre il rischio di arrivare a uno stadio oltre il quale sarebbe davvero difficile o forse impossibile, aimè, tornare indietro.

Esprimo qui il mio profondo rispetto per i medici e tutti gli operatori sanitari.

RingraziandoLa ancora per la disponibilità e gentilezza,
Le auguro buon lavoro.