Ho ricevuto diagnosi di POTS
Gentilissimi,
Dopo anni mi sono reso conto di aver capito cosa non mi facesse stare bene.
Ho una lunga storia di varie infezioni virali (mononucleosi, influenze e più volte il.
covid) con associata una sindrome da fatica cronica che dal 2018 tengo più o meno a bada (per lavoro cammino molto, ho una media di 16000 passi al.
giorno etc etc).
Negli ultimi anni ho sempre lamentato intolleranza ortostatica con vertigini soggettive, tachicardia ortostatica, sensazione di agitazione, pre-sincope, mani che in ortostatismo sudano e diventano rosse, aumento della frequenza urinaria e stanchezza importante, cardiopalmo.
Il 15 gennaio 2023 ho avuto il covid per la seconda volta (o forse la terza) questa volta in forma un po' più forte con febbre alta e perdita del gusto e dell'olfatto e forte stanchezza... dopo una settimana ero negativo ma ero estremamente stanco.
Il 14 febbraio mi sottopongo ad una rachicentesi depletiva per una sospetta ipertensione intracranica (il neurologo pensava fosse la causa dei miei sintomi), depleto per 35 ml di liquor ma con una pressione di apertura di 10 CmH2O.
Il giorno dopo vengo dimesso e il 17 sviluppo cefalea post rachicentesi che mi tiene una settimana intera al letto.
Passata la cefalea post rachicentesi ho dei sintomi fortissimi di intolleranza ortostatica e stanchezza estrema (sostanzialmente i miei soliti sintomi ma molto più forti), per cui vengo nuovamente ricoverato in neurologia dove ipotizzano una disfunzione autonomica con un possibile stato iperadrenergico.
Mi sottopongono ad un tilt test dal quale si evince un abnorme incremento della frequenza cardiaca e della pressione.
Partivo da un basale di 115/60 con 66 bpm per arrivare al minuto 7 a 150/90 mmHg e 107 bpm per cui hanno posto una diagnosi di POTS e messo in trattamento con bisoprololo 1.25mg che assumo da 3 giorni.
Dalla prima somministrazione la mia frequenza cardiaca ortostatica si è notevolmente ridotta, ed anche la pressione ortostatica raggiunge valori accettabili, ma I sintomi ci sono.
Volevo dunque chiedere se dovrebbe esserci una linearità tra decremento dei parametri di frequenza cardiaca e pressione e miglioramento dei sintomi ortostatici o se devo pazientare ancora per vedere un miglioramento dei sintomi?
Inoltre, è possibile che la settimana passata a letto, dove ho indubbiamente perso massa muscolare degli arti inferiori abbia potuto peggiorare una situazione che in realtà era già presente da tempo anche se più tollerabile?
Premetto che per.
queste.
mie.
tachicardie mi fu impiantato anche un loop recorder che ho.
ancora e dal quale emerge tachicardia sinusale (intorno ai 115).
Avete esperienze in merito?
Gentilissimi
Buon lavoro
Dopo anni mi sono reso conto di aver capito cosa non mi facesse stare bene.
Ho una lunga storia di varie infezioni virali (mononucleosi, influenze e più volte il.
covid) con associata una sindrome da fatica cronica che dal 2018 tengo più o meno a bada (per lavoro cammino molto, ho una media di 16000 passi al.
giorno etc etc).
Negli ultimi anni ho sempre lamentato intolleranza ortostatica con vertigini soggettive, tachicardia ortostatica, sensazione di agitazione, pre-sincope, mani che in ortostatismo sudano e diventano rosse, aumento della frequenza urinaria e stanchezza importante, cardiopalmo.
Il 15 gennaio 2023 ho avuto il covid per la seconda volta (o forse la terza) questa volta in forma un po' più forte con febbre alta e perdita del gusto e dell'olfatto e forte stanchezza... dopo una settimana ero negativo ma ero estremamente stanco.
Il 14 febbraio mi sottopongo ad una rachicentesi depletiva per una sospetta ipertensione intracranica (il neurologo pensava fosse la causa dei miei sintomi), depleto per 35 ml di liquor ma con una pressione di apertura di 10 CmH2O.
Il giorno dopo vengo dimesso e il 17 sviluppo cefalea post rachicentesi che mi tiene una settimana intera al letto.
Passata la cefalea post rachicentesi ho dei sintomi fortissimi di intolleranza ortostatica e stanchezza estrema (sostanzialmente i miei soliti sintomi ma molto più forti), per cui vengo nuovamente ricoverato in neurologia dove ipotizzano una disfunzione autonomica con un possibile stato iperadrenergico.
Mi sottopongono ad un tilt test dal quale si evince un abnorme incremento della frequenza cardiaca e della pressione.
Partivo da un basale di 115/60 con 66 bpm per arrivare al minuto 7 a 150/90 mmHg e 107 bpm per cui hanno posto una diagnosi di POTS e messo in trattamento con bisoprololo 1.25mg che assumo da 3 giorni.
Dalla prima somministrazione la mia frequenza cardiaca ortostatica si è notevolmente ridotta, ed anche la pressione ortostatica raggiunge valori accettabili, ma I sintomi ci sono.
Volevo dunque chiedere se dovrebbe esserci una linearità tra decremento dei parametri di frequenza cardiaca e pressione e miglioramento dei sintomi ortostatici o se devo pazientare ancora per vedere un miglioramento dei sintomi?
Inoltre, è possibile che la settimana passata a letto, dove ho indubbiamente perso massa muscolare degli arti inferiori abbia potuto peggiorare una situazione che in realtà era già presente da tempo anche se più tollerabile?
Premetto che per.
queste.
mie.
tachicardie mi fu impiantato anche un loop recorder che ho.
ancora e dal quale emerge tachicardia sinusale (intorno ai 115).
Avete esperienze in merito?
Gentilissimi
Buon lavoro
[#1]
Io sinceramente non avrei visto necessita' ne' di un loop recorder, ne di una rachicentesi (con un rischio di infezione elevato)
Lei ha dei valori normalissimi e che eventualmente potevano essere trattati con banali dosi di bheta bloccanti, qualora avesse avuto fastidio, senza ricorrere ad indagini cosi cruente e non scevre da rischi
Arrivederci
Lei ha dei valori normalissimi e che eventualmente potevano essere trattati con banali dosi di bheta bloccanti, qualora avesse avuto fastidio, senza ricorrere ad indagini cosi cruente e non scevre da rischi
Arrivederci
Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso
[#2]
Utente
Salve dottore, grazie per la risposta.
Anche io avrei evitato volentieri di sottopormi a procedure del genere evitando ricoveri, dolori, e ritardo diagnostico.
Ho iniziato con il bisoprololo da 1,25 mg da 3 giorni e da subito la mia frequenza cardiaca si è notevolmente ridotta (i sintomi non ancora ma so che è presto), anzi a riposo in realtà arrivo a valori che non raggiungevo da alcuni anni , cioè 47-50 bpm.
Vanno bene o sono troppo bassi?
Inoltre, volevo dunque chiedere se dovrebbe esserci una linearità tra decremento dei parametri di frequenza cardiaca e pressione e miglioramento dei sintomi ortostatici o se devo pazientare ancora per vedere un miglioramento dei sintomi?
Grazie mille
Anche io avrei evitato volentieri di sottopormi a procedure del genere evitando ricoveri, dolori, e ritardo diagnostico.
Ho iniziato con il bisoprololo da 1,25 mg da 3 giorni e da subito la mia frequenza cardiaca si è notevolmente ridotta (i sintomi non ancora ma so che è presto), anzi a riposo in realtà arrivo a valori che non raggiungevo da alcuni anni , cioè 47-50 bpm.
Vanno bene o sono troppo bassi?
Inoltre, volevo dunque chiedere se dovrebbe esserci una linearità tra decremento dei parametri di frequenza cardiaca e pressione e miglioramento dei sintomi ortostatici o se devo pazientare ancora per vedere un miglioramento dei sintomi?
Grazie mille
[#3]
Sicuramente trovera beneficio dal beta bloccante
arrivederci
arrivederci
Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso
[#4]
Utente
Grazie mille dottore.
Da come ho capito questa sindrome è alquanto rara e misconosciuta anche se con il covid iniziano a vedere più casi insorti in seguito ad infezione.
Ancora non ho capito se può esserci una correlazione tra POTS e la mia sospetta ipertensione intracranica (legata all'agenesia totale del seno venoso destro intracranico), uno dei neurologi che ho.visto mi.diceva che l'ipertensione intracranica idiopatica può indurre una riduzione della compliance perfusiva a livello cerebrale, ed ho letto che in effetti nella POTS c'è questa componente di ipoperfusione cerebrale e di conseguenza il sistema simpatico si iperattiva in posizione eretta per mantenere la perfusione cerebrale...
Io da disteso ho sempre avuto la tendenza ad una bradicardia , raggiungendo anche I 52 bpm,
Adesso però con il bisoprololo da disteso, da sveglio, raggiungo anche i 45 bpm.
Mi conferma che questa bradicardia non è pericolosa?
Grazie mille ancora e mi perdoni per l'insistenza.
Buon lavoro e buon fine settimana
Da come ho capito questa sindrome è alquanto rara e misconosciuta anche se con il covid iniziano a vedere più casi insorti in seguito ad infezione.
Ancora non ho capito se può esserci una correlazione tra POTS e la mia sospetta ipertensione intracranica (legata all'agenesia totale del seno venoso destro intracranico), uno dei neurologi che ho.visto mi.diceva che l'ipertensione intracranica idiopatica può indurre una riduzione della compliance perfusiva a livello cerebrale, ed ho letto che in effetti nella POTS c'è questa componente di ipoperfusione cerebrale e di conseguenza il sistema simpatico si iperattiva in posizione eretta per mantenere la perfusione cerebrale...
Io da disteso ho sempre avuto la tendenza ad una bradicardia , raggiungendo anche I 52 bpm,
Adesso però con il bisoprololo da disteso, da sveglio, raggiungo anche i 45 bpm.
Mi conferma che questa bradicardia non è pericolosa?
Grazie mille ancora e mi perdoni per l'insistenza.
Buon lavoro e buon fine settimana
[#5]
Assolutamente NON pericolosa
Cecchini
Cecchini
Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.9k visite dal 10/03/2023.
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