Fe45% - posso andare in montagna?

Gentile dottor Cecchini

a fine luglio dovrei trascorrere con i giovani della mia parrocchia una settimana in montagna in Valle d'Aosta.
L'altitudine sarebbe tra i 1500 ed i 2000 metri e sono previste escursioni.
Volevo sapere se è una vacanza che posso affrontare tranquillamente o se invece vista la mia condizione (Fe45% e dilatazione ventricolare) è meglio desistere e valutare alternative più adeguate e rilassanti?


Attualmente vivo una vita normale, la terapia mi aiuta, ma la persistenza di una sintomatologia (sensazione di "nervosismo" e di "freno" localizzato sul petto) mi ricorda in qualche modo che ho un "problema" e non vorrei compromettere i progressi fatti.

La ringrazio per il suggerimento che mi vorrà dare.
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 112.7k 3.7k
Certo che ci può andare , tenga conto che uno sforzo costasse X a livello del mare sopra o 1500 metri costa 2x

Cecchini

Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso

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Utente
Utente
La ringrazio dottore, le faccio un'ultima domanda.
Ma la condizione di nervosismo e tensione che avverto sul petto può essere legata alla mancanza di un antialdosteronico nella terapia? O dovrei aumentare gli Ace inibitori?
Perchè pur da ignorante il mio sospetto è che siano sintomi legati ad una risposta neuro-ormonale.

La mia frequenza si attesta tra i 50 ed i 60 battiti a riposo; la pressione ora che è estate è 90/60 o poco inferiore. Entrambi sono valori che avevo anche quando non assumevo alcuna terapia (attualmente 1,25 cardicor h.8, 2,5 triatec in una unica soluzione h.12)
Grazie ancora
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Dr. Andrea Angelozzi Cardiologo 24
Come detto dal dr Cecchini, non ci sono problemi nella sua condizione nel fare sport non agonistico ad alta intensità se lei è asintomatico e non ci sono aritmie o ipotensioni da sforzo, come anche ricordato dalle ultime lineeguida ESC sullo sport. Per quanto riguarda l'introduzione di un antialdosteronico (MRA), si dovrebbe fare il punto sulla base degli esami ematochimici in particolare creatinina e kaliemia, ricordando che l''indicazione per un MRA con una FE "mid-range" non è mandatoria. Eviterei un aumento dell' ACEi in considerazione dei bassi valori pressori riferiti. Per il ramipril è comunque preferibile una doppia somministrazione quotidiana (nel tuo caso per mantenere lo stesso dosaggio 1,25 mg x 2 die).

Dr. Andrea Angelozzi
Specialista in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare

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Utente
Utente
La ringrazio per le preziose indicazioni. Quali sono le ragioni che spingono a preferire una doppia somministrazione del Triatec invece che unica? Sono soltanto legate alla clinica (miglioramento dei sintomi durante le intere 24 ore e non solo 12) oppure c'è un beneficio anche ai fini della riduzione della volumetria e del rimodellamento inverso?
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Dr. Andrea Angelozzi Cardiologo 24
La doppia dose è motivata dal fatto che la maggior parte dei trial sullo scompenso cardiaco ha usato questa modalità d'utilizzo (in parte per via dell'emivita della molecola), tuttavia con lo studio HOPE che ha usato la mono-somministrazione ma a 10 mg die, quindi un dosaggio sensibilmente più alto di ciò che assumi. Nelle ultime raccomandazioni sullo scompenso della società europea di cardiologia (2021) sullo scompenso si fa riferimento al ramipril bid ovvero in doppia somministrazione.

Dr. Andrea Angelozzi
Specialista in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare

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Utente
Utente
Grazie ancora. Attualmente nel corso della mia giornata accuso i sintomi nelle ore precedenti alle assunzioni del Triatec, mentre ho un miglioramento nel pomeriggio post-assunzione. Scorporare in due dosi giornaliere forse risolverebbe questo problema...ma l'assunzione di 1,25 mi sembra davvero irrisoria rispetto al mio peso, peso 92 kg...già con 2,5 sto "benino" ma i sintomi li avverto comunque. Ho paura di non percepire alcun beneficio.
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Dr. Andrea Angelozzi Cardiologo 24
Sì è una dose bassa ma se causa ipotensione non si riesce a far di meglio...Misuri con regolarità la pressione riportando i valori su un diario, eventualmente ragionerà col suo cardiologo su eventuali ulteriori "ritocchi" alla terapia

Angelozzi

Dr. Andrea Angelozzi
Specialista in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare