Cardiomiopatia dilatativa con fe 30% e fibrillazione atriale ad alta frequenza
Buonasera.
A mia nonna, 79 anni, è stata diagnosticata una cardiomiopatia dilatativa con FE 30% ed una fibrillazione atriale ad alta frequenza che le causa affaticamento e difficoltà respiratorie con accumulo di liquido nei polmoni.
In concomitanza con questa diagnosi, siamo venuti a conoscenza che presenta anche una voluminosa lesione al livello del rene sinistro (90X80X88mm) e di una grossolana lesione nel retroperitoneo (82X67X76).
Eseguita biopsia della massa retroperitoneale, la prima ipotesi, come scritto sul referto medico, è una neoplasia ad istogenesi mesenchimale maligna: liposarcoma dedifferenziato di basso grado, da confermare tramite FISH dell’amplificazione del gene MDM2.
Premetto che prima della diagnosi, effettuata a dicembre 2019, mia nonna non presentava segni di malessere.
Tutt’ora l’unico malessere che presenta è difficoltà respiratoria, soprattutto a riposo e debolezza.
Va invece regolarmente al bagno ed ha appetito, non mostrando, per ora, alcun sintomo riconducibile al tumore.
A seguito di visita oncologia, l’oncologa ci ha detto che si sarebbe potuto optate per un operazione o per una terapia se le condizioni cardiache fossero state migliori, ma visto la situazione ha prescritto solamente una terapia palliativa.
Quello che voglio chiedere, ammettendo di essere un profano in materia e visto il quadro clinico più che compromesso, se si poteva intervenire al livello del cuore con pace-maker o dispositivo CRT per sincronizzare e stabilizzare il ritmo cardiaco, ed una volta migliorate le condizioni generali cardiache se si potesse intervenire sul liposarcoma valutando ovviamente il quadro generale.
Se c’ho non fosse possibile, almeno trarrebbe beneficio a livello cardiaco non manifestando più dispnea e affaticamento e le gioverebbe in termini di qualità di vita, attendendo che il tumore faccia il suo corso sperando nel più lungo tempo possibile.
Quello che ci preme ora, e che ha detto anche la dottoressa, è di stabilizzarla a livello del cuore.
Mi rendo conto che la domanda non è di facile riposta, del fatto che la condizione richiede un approccio sia cardiaco che oncologico e dell’età avanzata di mia nonna, ma non vorremmo lasciare niente di intentato.
Ringraziandovi per l’attenzione e la disponibilità, auguro a tutti una buona serata.
A mia nonna, 79 anni, è stata diagnosticata una cardiomiopatia dilatativa con FE 30% ed una fibrillazione atriale ad alta frequenza che le causa affaticamento e difficoltà respiratorie con accumulo di liquido nei polmoni.
In concomitanza con questa diagnosi, siamo venuti a conoscenza che presenta anche una voluminosa lesione al livello del rene sinistro (90X80X88mm) e di una grossolana lesione nel retroperitoneo (82X67X76).
Eseguita biopsia della massa retroperitoneale, la prima ipotesi, come scritto sul referto medico, è una neoplasia ad istogenesi mesenchimale maligna: liposarcoma dedifferenziato di basso grado, da confermare tramite FISH dell’amplificazione del gene MDM2.
Premetto che prima della diagnosi, effettuata a dicembre 2019, mia nonna non presentava segni di malessere.
Tutt’ora l’unico malessere che presenta è difficoltà respiratoria, soprattutto a riposo e debolezza.
Va invece regolarmente al bagno ed ha appetito, non mostrando, per ora, alcun sintomo riconducibile al tumore.
A seguito di visita oncologia, l’oncologa ci ha detto che si sarebbe potuto optate per un operazione o per una terapia se le condizioni cardiache fossero state migliori, ma visto la situazione ha prescritto solamente una terapia palliativa.
Quello che voglio chiedere, ammettendo di essere un profano in materia e visto il quadro clinico più che compromesso, se si poteva intervenire al livello del cuore con pace-maker o dispositivo CRT per sincronizzare e stabilizzare il ritmo cardiaco, ed una volta migliorate le condizioni generali cardiache se si potesse intervenire sul liposarcoma valutando ovviamente il quadro generale.
Se c’ho non fosse possibile, almeno trarrebbe beneficio a livello cardiaco non manifestando più dispnea e affaticamento e le gioverebbe in termini di qualità di vita, attendendo che il tumore faccia il suo corso sperando nel più lungo tempo possibile.
Quello che ci preme ora, e che ha detto anche la dottoressa, è di stabilizzarla a livello del cuore.
Mi rendo conto che la domanda non è di facile riposta, del fatto che la condizione richiede un approccio sia cardiaco che oncologico e dell’età avanzata di mia nonna, ma non vorremmo lasciare niente di intentato.
Ringraziandovi per l’attenzione e la disponibilità, auguro a tutti una buona serata.
[#1]
sua nonna è anziana , grave cardiopatica e con un tumore altrettanto grave.
L unica terapia cardiologica e farmacologica ,dal momento che la,paziente fibrilla e pertanto non c è possibilità di resincronizzazione.
Ovviamente la situazione, come le avranno detto, è pessima
arrivederci
L unica terapia cardiologica e farmacologica ,dal momento che la,paziente fibrilla e pertanto non c è possibilità di resincronizzazione.
Ovviamente la situazione, come le avranno detto, è pessima
arrivederci
Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.2k visite dal 05/03/2020.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Aritmie
Cos'è un'aritmia cardiaca? Fibrillazione atriale, extrasistoli, tachicardia: scopri quali sono le alterazioni del ritmo cardiaco e come trattare le aritmie.