Aspettativa di vita dopo infarto del miocardio
Salve!
In primis i dovuti ringraziamenti allo staff ed ai Medici per l'utile servizio reso.
Il mio papà ha subito 6 anni fa, all'età di 60 anni ,un infarto acuto del miocardo con conseguente arresto cardiaco e perdita di conoscenza;uscito dal coma gli sono stati applicati 3 by-pass coronarici.Allora era un soggetto portatore di numerosi fattori di rischio:diabetico (mellito II), iperteso, fumatore, ansioso, colesterolemia alta etc...ora non fuma, mantiene sotto controllo i parametri fondamentali quali glicemia,pressione,colesterolo con adeguata terapia farmacologica ed alimentare.
Vorrei gentilmente sapere quali sono le sue aspettive di vita, visto che continua ad essere molto depresso e soggetto a continui sbalzi di umore.
Può essere ancora considerato un soggetto a rischio?
Grazie a tutti per l'attenzione,
Con cordialità.
In primis i dovuti ringraziamenti allo staff ed ai Medici per l'utile servizio reso.
Il mio papà ha subito 6 anni fa, all'età di 60 anni ,un infarto acuto del miocardo con conseguente arresto cardiaco e perdita di conoscenza;uscito dal coma gli sono stati applicati 3 by-pass coronarici.Allora era un soggetto portatore di numerosi fattori di rischio:diabetico (mellito II), iperteso, fumatore, ansioso, colesterolemia alta etc...ora non fuma, mantiene sotto controllo i parametri fondamentali quali glicemia,pressione,colesterolo con adeguata terapia farmacologica ed alimentare.
Vorrei gentilmente sapere quali sono le sue aspettive di vita, visto che continua ad essere molto depresso e soggetto a continui sbalzi di umore.
Può essere ancora considerato un soggetto a rischio?
Grazie a tutti per l'attenzione,
Con cordialità.
[#1]
Gentile utente, un paziente con elevati fattori di rischio come quelli di suo padre, può solo effettuare una adeguata terapia farmacologica per prevenire eventuali eventi futuri, ma è sempre, sotto il profilo cardiologico considerato a rischio, minore o maggiore a secondo ovviamente della sintomatologia e della risposta terapeutica personale.
Saluti
Saluti
Dr. Vincenzo MARTINO
[#2]
Gentile utente,
il concetto di rischio cardiovascolare può generare, a volte, confusione. Il rischio cardiovascolare esprime quanto un soggetto sia maggiormente esposto ad eventi cardiovascolari rispetto alla popolazione "standard" di riferimento. Molti sono i fattori che aumentano il rischio cardiovascolare: alcuni sono non modificabili, come età e sesso, altri sono modificabili (almeno parzialmente), come peso corporeo, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia, sedentarietà. Suo padre, per il numero di fattori di rischio presenti, era già un soggetto ad altissimo rischio cardiovascolare. L'evento verificatosi conferma il suo altissimo rischio. Tra l'altro la gravità dell'evento (arresto cardiaco) e la necessità di ricorrere ai by-pass, invece che all'angioplastica, confermano la presenza di un quadro arterioso coronarico molto compromesso. Le cose importanti da fare sono, ora, la modifica dello stile di vita, come già attuato, ed un'opportuna terapia farmacologica. Questo sicuramente riduce il rischio di futuri eventi cardiovascolari, pur restando egli ad alto rischio, già solo per il precedente infarto avuto.
Per rendere l'idea, si ritiene ad alto rischio un soggetto che ha una probabilità superiore al 20% di sviluppare nuovi eventi cardiovascolari nei successivi 5 anni. Nel suo caso, a titolo esemplificativo, la correzione dei fattori di rischio potrebbe avere ridotto tale probabilita del 5-10%, pur restando essa alta.
L'importante, come le ho detto è il controllo dello stile di vita e la terapia. Da non sottovalutare, poi, l'aspetto psicologico: spesso questi pazienti passano improvvisamente dal sentirsi "sani" al sentirsi "malati", con una sensazione di morte imminente, e questo avviene soprattutto in coloro che hanno sperimentato un arresto cardiaco. Ciò può portare a gradi anche notevoli di depressione. Io, come suggerisco spesso ai pazienti, non trasurerei pertanto l'aspetto psicologico e, oltre all'affetto della famiglia che sicuramente non manca, non avrei reticenze a farmi aiutare da psicologi qualificati specificamente in questo campo, così da riuscire a convivere più serenamente con la nuova situazione clinica.
Cordali saluti.
il concetto di rischio cardiovascolare può generare, a volte, confusione. Il rischio cardiovascolare esprime quanto un soggetto sia maggiormente esposto ad eventi cardiovascolari rispetto alla popolazione "standard" di riferimento. Molti sono i fattori che aumentano il rischio cardiovascolare: alcuni sono non modificabili, come età e sesso, altri sono modificabili (almeno parzialmente), come peso corporeo, fumo di sigaretta, ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia, sedentarietà. Suo padre, per il numero di fattori di rischio presenti, era già un soggetto ad altissimo rischio cardiovascolare. L'evento verificatosi conferma il suo altissimo rischio. Tra l'altro la gravità dell'evento (arresto cardiaco) e la necessità di ricorrere ai by-pass, invece che all'angioplastica, confermano la presenza di un quadro arterioso coronarico molto compromesso. Le cose importanti da fare sono, ora, la modifica dello stile di vita, come già attuato, ed un'opportuna terapia farmacologica. Questo sicuramente riduce il rischio di futuri eventi cardiovascolari, pur restando egli ad alto rischio, già solo per il precedente infarto avuto.
Per rendere l'idea, si ritiene ad alto rischio un soggetto che ha una probabilità superiore al 20% di sviluppare nuovi eventi cardiovascolari nei successivi 5 anni. Nel suo caso, a titolo esemplificativo, la correzione dei fattori di rischio potrebbe avere ridotto tale probabilita del 5-10%, pur restando essa alta.
L'importante, come le ho detto è il controllo dello stile di vita e la terapia. Da non sottovalutare, poi, l'aspetto psicologico: spesso questi pazienti passano improvvisamente dal sentirsi "sani" al sentirsi "malati", con una sensazione di morte imminente, e questo avviene soprattutto in coloro che hanno sperimentato un arresto cardiaco. Ciò può portare a gradi anche notevoli di depressione. Io, come suggerisco spesso ai pazienti, non trasurerei pertanto l'aspetto psicologico e, oltre all'affetto della famiglia che sicuramente non manca, non avrei reticenze a farmi aiutare da psicologi qualificati specificamente in questo campo, così da riuscire a convivere più serenamente con la nuova situazione clinica.
Cordali saluti.
Dr. Ercole Tagliamonte
Responsabile Labortorio Di Ecocardiografia di Alta Specialità
www.ercoletagliamonte.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 58.4k visite dal 20/03/2009.
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