Fibrillazione atriale parossistica e viaggio in aereo

Salve, sono un quasi cinquantenne che nella sua vita ha, purtroppo, accusato episodi di fibrillazione atriale parossistica (una decina in tutto, l'ultimo dei quali a novembre del 2015) ed inoltre ho un problema di ernia iatale. Dalle numerose visita cardiologiche, dagli ECG e dagli ecocardiogrammi cui mi sottopongo nel tempo, non si evidenziano anomalie al cuore, per cui gli specialisti consultati mi hanno diagnosticato un problema elettrofisiologico. Attualmente sono in cura con esomeprazolo 20, bisoprololo 5, losartan 10 (tutti e tre al mattino), acido acetilsalicilico 75 (dopo pranzo) e alprazolam 0,25 alla sera nei periodi in cui mi sento particolarmente ansioso (quasi sempre).
Scrivo per un consiglio visto che tra qualche settimana dovrò affrontare, per la prima volta nella vita, un viaggio aereo (di breve durata, circa due ore) che mi toglie il sonno. La paura è che possa insorgermi un episodio di FA in volo facendomi scappare, all'atterraggio, al primo Pronto Soccorso rovinandomi quindi la vacanza oltre a tutto lo stress e alle preoccupazioni del caso.
Sono terrorizzato dall'eventuale malessere che potrebbe generare dagli sbalzi dell'aereo (decollo, turbolenze, atterraggio) o al classico spavento (normale che ci sia) che conduce a tachicardie e/o extrasistoli che potrebbero scatenarmi la fibrillazione.
Il mio medico mi ha consigliato di assumere, prima del volo, una doppia dose di ansiolitico (alprazolam 0,50) e volare tranquillo ma la mia preoccupazione non passa.
Che consiglio mi date? In linea di massima, è il caso di stare tranquillo e partire oppure è meglio rinunciare al viaggio?
Grazie in anticipo.
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 112.6k 3.7k
Innanzitutto lei dovrebbe essere sortoposto a terapia anticoagulante orale, dato che ha un elevato rischio di teomboembolie. detto questo se gli episodi sono stati cosi frequenti e le varie terapie antiaritmiche con flecainide, propafenone, amiodarone fossero fallite le converrebbe valutare la possibilita di u tentwtivo di ablazione.
ma ler ora la cosa fondamentale é la terapia anticoagulante orale
arrivederci

cecchini

Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso

[#2]
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, in effetti non ho mai assunto una terapia antiaritmica giornaliera se non al bisogno e cioè all'insorgere della FA. Ultimamente, a casa, utillizzo il famoso metodo della "pill in the pocket", ovvero, ai primi sintomi del problema, prendo una compressa di propafenone da 300 e poi vado in ospedale dove, solitamente, mi praticano una terapia antiaritmica in vena.
Ciò perchè sono restio agli antiaritmici in quanto sono convinto che, alla lunga, abbiano diversi effetti collaterali, anche se, purtroppo (spero al più tardi), dovrò cominciare a prenderli in considerazione.
Lei mi consiglia poi una terapia anticoagulante, quindi deduco che l'acido acetilsalicico da 75 non sia giudicato idoneo nel mio caso e dovrei passare a qualcosa di più forte.
Se è lecito... per il viaggio in aereo che mi consiglia? Posso partire relativamente tranquillo (è chiaro che nessuno può escludere una recidiva di FA), quindi la domanda è intesa nel senso che il volo, almeno, non costituisce un aggravio dei fattori di rischio per tale patologia?
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 112.6k 3.7k
c'e' poco da essere restii alla terapia antiaritmica. Il concetto di "pill in the pocket" puo andare bene se i casi di f.a. sono estremamente rari, altrimenti la terapia antiaritmica va assunta cronciamente. Ogni volta che paradossalmente passa dalla f.a al ritmo sinusale, cioe' normale, rischia embolie.
L' Aspirina NON la protegge dalle embolie e quindi e' opportuno che lei inizi terapia con Coumadin o i nuovi anticoagulanti orali.
Per cio' che riguarda l'aereo suggerirei una iniezione sottutanea di eparina a basso peso molecolare, specie sei il viaggio fosse particolarmente lungo

Arrivederci

cecchini
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Utente
Utente
Il viaggio sarà all'incirca di due ore ma comunque seguirò il consiglio dell'iniezione sottucutanea di eparina così come, probabilmente, seguirò anche quello della terapia antiaritmica.
In effetti i tre cardiologi che ho consultato in questi ultimi mesi si sono espressi in modo difforme sull'uso di un antiaritmico a lento rilascio: il primo prescrivendomene uno, il secondo rinviandone l'assunzione ad un eventuale ulteriore episodio, il terzo mi ha invece detto che è inutile prenderlo, "tanto se deve venire la FA, verrà lo stesso".
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 112.6k 3.7k
Preferisco non esprimermi su cio' che le e' stato
Le confermo la necessita di terapia anticoagulante orale
Con questo la saluto

cecchini
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