Sospetto infarto e applicazione stent coronarico

Buongiorno,
scrivo per chiedere un consulto su una questione che riguarda mio padre (64 anni, diabete tipo II, epatite tipo C, altezza: 170, peso: 82Kg), che in passato è stato affetto da ictus (2001) e infarto (2006), con conseguente applicazione di 2 stent coronarici.
A partire da marzo 2014, inoltre, mio padre ha riportato due episodi che sono stati ricondotti a sospetto infarto e, per questa ragione, il medico ha prescritto una tomoscintigrafia miocardica (SPET). L''esito dell''esame è stato il seguente: "SPET di perfusione dopo stimolo, tomoscintigrafia miocardica (SPET) di perfusione, visita medica nucleare. Fattore di rischio: diabete. La scintigrafia miocardica è stata eseguita con tecnica tomografia al termine del test farmacologico e in condizioni basali. Il test farmacologico è stato condotto somministrando in infusione lenta una dose di Dipiridamolo (0,56mg pro Kg) in 10''. L''analisi qualitativa delle sezioni condotte secondo l''asse lungo verticale, lungo orizzontale e l''asse corto del ventricolo sinistro ha messo in evidenza difetto reversibile della perfusione medio-prossimale della parete inferiore. Si segnala iniziale ipertrofia del ventricolo sinistro. La valutazione dei dati ottenuti con studio Gated-Spet a riposo ha mostrato normale ispessimento e cinetica delle pareti ventricolari. Il volume ventricolare telediastolico (EDD) è stimato pari a 99ml, volume telesistolico (ESV) pari a 36ml e frazione di elezione (FE) stimata al 64% (val. nor. 60sd 6%)".
Ci farebbe piacere avere anche un ulteriore parere, dato che i cardiologi che abbiamo consultato hanno espresso opinioni differenti.
In ogni caso, è opinione comune che ci sia stata una nuova perforazione, non grave e che mio padre potrebbe gestire per qualche tempo se conducesse una vita di riposo assoluto. Questa perforazione comporterà certamente l'applicazione di un terzo stent, ma è stata lasciata la scelta: se pianificare l'intervento o sperare che non succeda nulla e attendere...
Secondo lei, alla luce del referto e del resto, è possibile ricondurre i due episodi di marzo e maggio 2014 a una questione cardiaca? Segnalo che, durante l''ultimo episodio si sono verificate forti vertigini e giramento di testa e, tuttavia, non si è verificata perdita di conoscenza. La questione secondo lei può essere correlabile alla necessità di applicare un terzo stent?
La ringrazio in anticipo per il suo parere e, con l'occasione, saluto cordialmente.
[#1]
Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 279
Non si tratta di "perforazioni" come lei li chiama, ma di restringimenti coronarici che vanno valutati bene con una nuova coronarografia (questo a mio avviso, ma con i limiti della distanza e di non conoscere il paziente). Occorre stabilire se la situazione che lei riporta come "sospetto infarto" del marzo e maggio scorsi sia legata all'schemia coronarica rilevata dall'esame scintigrafico e se sia dovuta alle coronarie già trattate (per riocclusione degli stent) o ad altre coronarie con ancora trattate....
Cordialmente

Dr. Mariano Rillo
Specialista in Cardiologia con Perf. in Aritmologia
Clinica e Elettrofisiologia Interventistica

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Rillo,
la ringrazio per il chiarimento.
In base a quanto dedotto dall'indagine eseguita, il restringimento non riguarda le coronarie già trattate. Come mai suggerisce una coronografia? Può dare informazioni differenti rispetto alla scintigrafia da poco eseguita?
Saluti cordiali.
[#3]
Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 279
Come fà a stabilire che il problema non riguarda le coronarie già trattate ???? La scintigrafia riporta un deficit perfusivo reversibile della parete inferiore e quindi si tratta di un'ischemia reversibile come da stenosi coronarica compatibile con la coro destra (ma lei non ha riportato la sede di applicazione degli stent, quindi io non posso sapere se si tratta di una stenosi a carico delle coro trattate o di quelle non trattate)... Sicuramente la scintigrafia dà risultati compatibili con una stenosi che dà segno di sè durante attivazione adrenergica (che simula le situazioni di stress psico-fisico) e quindi solo una coronarografia può stabilire se il territorio interessato fà riferimento a una coronaria da trattare o meno....Dipende anche dalla precedente coronarografia (che lei non ha riportato)...pertanto se il quadro è chiaro (se non a lei ai colleghi che hanno seguito suo padre) non c'era motivo di rivolgersi a noi.
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