Bradicardia e pacemaker

Salve a tutti,

mio padre (72 anni), soffre di quella che ho capito prenda il nome di bradicardia (ha i battiti del cuore molto lenti). Una cosa che ha sempre avuto, ma che non è mai stata giudicata negativamente da nessun medico, anzi, al contrario, era positiva perché consentiva al cuore di "affaticarsi" di meno. Perlomeno fino a poco tempo fa quando ha avuto un episodio ischemico (rilevato successivamente da una radiografia). Vertigini, difficoltà a parlare, che tuttavia sono passate nel corso di poche ore. A seguito di questo episodio ha fatto il test Holter di 24h, il quale ha rilevato una media dei battiti del cuore nella norma (67), ma anche un valore minimo molto basso (pari a 38) durante la notte. Il nostro medico ha detto che probabilmente sarà necessario l'impianto di un pacemaker.
Prima di parlare con il cardiologo volevo capire se questo intervento può essere effettivamente necessario. Ho letto molto riguardo il cosiddetto "cuore da atleta"; atleti i cui battiti a riposo scendono sotto la soglia dei 40. Mio padre non è un atleta, ma non ha mai fatto una vita sedentaria ed è sempre stato ben allenato. Anche oggi è in ottima forma e, fatta eccezione per l'episodio di cui ho parlato sopra, non ha mai avuto sintomi legati a questa "lentezza" del cuore.
Come si fa a capire se un pacemaker è effettivamente necessario? è solo una questione di numeri (38 è troppo basso e quindi è necessario), oppure ci sono altre variabili in gioco?
Spero di essere stato abbastanza chiaro.

Grazie dell'attenzione

Saluti
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Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 279
Non è possibile parlare di terapia (qualunque essa sia) se prima non viene fatta una diagnosi.... La bradicardia di suo padre non pone direttamente indicazione all'impianto di un pacemaker. E' invece necessario stabilire qer quale motivo abbia avuto un episodio ischemico (ma è stata vera ischemia ? e di che tipo ? Cerebrale ? e se si è stata fatta solo una radiografia ? e di cosa ? ). Ho molte perplessità sull'iter diagnostico di suo padre... una ischemia cerebrale, che giustifichi i sintomi che lei riporta, và diagnosticata con tecniche di imaging differenti dalla RX (ma con TAC o RMN con mezzo di contrasto o meno.....). Se ha avuto un insulto cerebrale può essere dovuto ad un'aritmia, in particolare la Fibrillazione atriale, magari avvenuta senza sintomi e quindi può aver creato conseguenze tromboemboliche secondarie....Se così è l'unica indicazione all'impianto di un pacemaker è la cosiddetta SicK Sinus Syndrome (o malattia del nodo del seno), ossia una bradicardia spiccata (ma non mi sembra ilcaso di suo padre) responsabile di fibrillazione atriale secondaria, che comunque và diagnosticata con indagini specialistiche (studio eletrofisiologico intracavitario)...differentemente suo padre dovrà eseguire una profilassi tromboembolica con anticoagulanti. Le consiglio di affidarsi ad un bravo aritmologo.
Saluti cordiali

Dr. Mariano Rillo
Specialista in Cardiologia con Perf. in Aritmologia
Clinica e Elettrofisiologia Interventistica

[#2]
Utente
Utente
Innanzitutto grazie della risposta e chiedo scusa se sbaglio con i termini.

Quello che volevo dire è che mio padre, a seguito di quell'episodio ischemico, ha fatto una radiografia cerebrale... ma non sono sicuro si chiami così (è quella dove si entra in quella specie di tubo). Il referto parlava di microlesioni ischemiche, ma il nostro medico, dopo aver visionato il referto, ci ha detto che non c'era assolutamente nulla.

La mia domanda era relativa ai risultati dati dall'Holter. Cioè, volevo capire, se un valore minimo di 38 battiti al minuto a riposo è di per sè sufficiente per giustificare la necessità di un pacemaker oppure se esiste la possibilità di evitare l'intervento.

Grazie
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Dr. Mariano Rillo Cardiologo, Cardiologo interventista 10.1k 279
Credo di essere stato esplicito.Legga bene le parole della mia consulenza.....Certo che è possibile evitare l'intervento, ma è importante fare una diagnosi per stabilirlo....
Saluti