Miocardite e cardiomiopatia dilatativa

Gentili dottori
I miei guai sono iniziati nell'autunno del 2011. Sia in novembre che in dicembre mi è venuta un'influenza con febbre molto alta, trattate entrambe con tachipirina. E mi sono accorto che avevo meno fiato di prima (avevo il fiatone su poche rampe di scale che prima facevo di corsa senza problemi). A fine gennaio ho contratto una bronchite trattata con Augmentin, la radiografia escludeva la polmonite ma evidenziava un cuore ingrossato e un possibile versamento pericardico. Così è seguita un'ecografia al cuore, con un'attesa di due mesi. Nel frattempo la sintomatologia è andata precipitando, sempre meno fiato e dei lievi edemi alle caviglie. L'ecografia ha mostrato una grave dilatazione e una EF al 16% e così mi hanno ricoverato con BNP a 1300. Dopo 10 giorni la EF è scesa al 14% e la dilatazione è ulteriormente aumentata, e una RMN eseguita nel frattempo ha rilevato la presenza di una miocardite, verosimilmente associata agli episodi influenzali e alla bronchite. Al 16° giorno di ricovero mi hanno dimesso con la scomparsa degli edemi, un buon compenso emodinamico e BNP a 424. Sono stato dimesso con la seguente terapia: Sequacor 3.75 mg e Triatec 10 mg al mattino, Lasitone 1 cp a pranzo, Sequacor 2.5 mg alla sera. Un secondo parere da un cardiologo privato ha confermato la diagnosi (a una settimana dall'esito al 14% la EF è aumentata al 21% con volumi immutati), ma lui ha parlato di una biopsia cardiaca e ha incrementato la terapia: 5 mg Sequacor e 5 mg Deltacortene al mattino, 1 cp Lasitone, 1/2 cp Lasix a pranzo e 1 fiala Carnitene a pranzo, 3.75 mg Sequacor e 10 mg Triatec la sera. C'è da dire che dopo la dimissione, anche prima dell'incremento terapeutico del cardiologo privato, avvertivo dei lievi capogiri, e li attribuivo al fatto che in ospedale mi davano 5 mg di Triatec la mattina e 5 mg la sera, mentre a casa mi hanno fatto prendere 10 mg tutti insieme (in ospedale non avevo nessun capogiro e a casa ho fatto una vita anche meno attiva che in ospedale). Dopo alcuni giorni a casa sono svenuto e sono stato ricoverato di nuovo in ospedale, si temeva un'aritmia e si pensava al defibrillatore, ma nel frattempo la EF è salita al 30% e la dilatazione si è ridotta di 60 ml, così hanno diagnosticato un calo di pressione, eliminando il deltacortene, il carnitene e i diuretici ("tanto sei compensato anche senza", mi hanno detto) e riducendo il Sequacor a 2.5 mg la mattina (in pratica 2.5 mg e 5 mg Triatec al mattino, 5 mg Triatec la sera), mi hanno dimesso dopo 9 giorni con la EF al 32% e la dilatazione lievissimamente regredita di altri 8 ml.

Ora, i miei dubbi sono
1. Il cardiologo privato dice che la biopsia è indispensabile, all'ospedale la sconsigliano
2. In ospedale dicono che il Deltacortene e il Carnitene non servono praticamente a niente
3. Considerato che, con il Triatec "spezzato in due" reggevo tranquillamente 6.25 mg di Sequacor al giorno, perché hanno ridotto a 2.5?

Vi ringrazio molto fin d'ora per la vostra risposta
Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 113.4k 3.7k
La biopsia endomiocardica serve a confermare la diagnosi di una miocardiopatia post miocarditica ma non cambia la prognosi ne la terapia.
Il cortisonico ha senso nelle prime settimane della miocardite , a distanza non ha più senso.
Per ciò che concerne la terapia questa consta di piccole dose di beta bloccanti, di antialdosteronico, di ace inibitori, di nitrati a piccole dosi, dieta strettamente iposodica e riposo. A seconda della aritmie che spesso complicano queste forme di mio cardiopatie e dei volumi e della cinesi ventricolare può essere necessaria una anticoagulazione con warfarin.
La saluto cordialmente
Cecchini
www.cecchinicuore.org

Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso

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Gentile dottor Cecchini, la ringrazio per la risposta. Avrei solo un'ultima cosa da chiederle. La biopsia non servirebbe nemmeno se la miocardite fosse ancora in fase attiva e subacuta, giusto? Intendo dire, il cardiologo "pro biopsia" diceva che, essendo la miocardite ancora in fase attiva e subacuta e non ancora cronica, facendo la biopsia si faceva ancora in tempo a instaurare una terapia mirata alla miocardite in sé, fermo restando il trattamento dello scompenso che ne è conseguito...

La ringrazio moltissimo....
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 113.4k 3.7k
I suoi sintomi risalgono al Novembre 2011. Troppi mesi per pensare ad una miocardite in fase acuta.
È fondamentale la terapia completa anti scompenso in questo momento
Arrivederci
Cecchini
www.cecchinicuore.org
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