Fibrillazione atriale: pareri opposti
Buongiorno, avrei bisogno di un consiglio riguardo la gestione della fibrillazione atriale di mio padre.
Ha 75 anni, è moderatamente sovrappeso, iperteso (ma in cura da 20 anni con betabloccanti, che mantengono la pressione a valori normali), ha nel complesso una salute buona, a parte ernie discali che gli causano dolori a una gamba. Se si escludono gli episodi di fibrillazione atriale (6-7 negli ultimi 3-4 anni, di cui 2 negli ultimi 2 mesi), il cuore non ha problemi. Dal primo episodio di fibrillazione, mio padre segue regolarmente la terapia anticoagulante orale con warfarin. Aveva cominciato una terapia antiaritmica, ma l'ha dovuta sospendere perché gli causava problemi alla tiroide.
Abbiamo qualche dubbio sul da farsi nel caso la fibrillazione si ripresenti.
Infatti, alcuni medici gli hanno detto che, poiché assume anticoagulanti, la fibrillazione non è pericolosa, quindi se non gli causa sintomi particolarmente fastidiosi può in sostanza conviverci o, almeno, aspettare qualche giorno prima di andare dal medico, perché potrebbe passare da sola. Mio padre non segue volentieri questo consiglio, dato che è molto ansioso (a parte la fifa, non sembra che la fibrillazione gli causi sintomi importanti).
Altri medici gli hanno invece detto che, appena si accorge di averla, deve correre al pronto soccorso per la cardioversione. Negli ultimi due episodi, mio padre ha seguito quest'ultimo consiglio: subito al pronto soccorso, dove l'hanno immediatamente sottoposto a cardioversione elettrica.
Ma mi chiedo: è la scelta più sensata? Immagino dipenda dai casi, ma, nel caso di mio padre, medici diversi hanno espresso opinioni molto diverse. Quali sono gli elementi da considerare per decidere se intervenire subito o aspettare?
Grazie
Ha 75 anni, è moderatamente sovrappeso, iperteso (ma in cura da 20 anni con betabloccanti, che mantengono la pressione a valori normali), ha nel complesso una salute buona, a parte ernie discali che gli causano dolori a una gamba. Se si escludono gli episodi di fibrillazione atriale (6-7 negli ultimi 3-4 anni, di cui 2 negli ultimi 2 mesi), il cuore non ha problemi. Dal primo episodio di fibrillazione, mio padre segue regolarmente la terapia anticoagulante orale con warfarin. Aveva cominciato una terapia antiaritmica, ma l'ha dovuta sospendere perché gli causava problemi alla tiroide.
Abbiamo qualche dubbio sul da farsi nel caso la fibrillazione si ripresenti.
Infatti, alcuni medici gli hanno detto che, poiché assume anticoagulanti, la fibrillazione non è pericolosa, quindi se non gli causa sintomi particolarmente fastidiosi può in sostanza conviverci o, almeno, aspettare qualche giorno prima di andare dal medico, perché potrebbe passare da sola. Mio padre non segue volentieri questo consiglio, dato che è molto ansioso (a parte la fifa, non sembra che la fibrillazione gli causi sintomi importanti).
Altri medici gli hanno invece detto che, appena si accorge di averla, deve correre al pronto soccorso per la cardioversione. Negli ultimi due episodi, mio padre ha seguito quest'ultimo consiglio: subito al pronto soccorso, dove l'hanno immediatamente sottoposto a cardioversione elettrica.
Ma mi chiedo: è la scelta più sensata? Immagino dipenda dai casi, ma, nel caso di mio padre, medici diversi hanno espresso opinioni molto diverse. Quali sono gli elementi da considerare per decidere se intervenire subito o aspettare?
Grazie
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La scelta piu' senbsata e' quella di mantenere la terapia anticoagulante in modo corretto ( quindi INR tra 2,5 e 3 ); per cio che riguarda la profilassi antiaritmica anche questya dovrebbe essere eseguita; non c'e' solo l'amiodarone (che e' il farmaco che ha provocato i problemi tiroidei) ma ci sono altri farmacii quali la flecainide, il propafenone, il sotalolo, etc..
La cardioversione elettrica non ha granche' senso se non ci sono quadri di instabilita' emodinamica.
Qualora gli episodi si facessero puiu' frequenti ed insensibili alla terapia farmacologica, puo' essere presa in considerazione la possibilita' di un'ablazione transcatetere della aritmia
Riassumendo:
- anticoagulazione efficace
-profilassi delle recidive con antiaritmici
- eventuale ablazione
Cordialita'
cecchini
www.cecchinicuore.org
La cardioversione elettrica non ha granche' senso se non ci sono quadri di instabilita' emodinamica.
Qualora gli episodi si facessero puiu' frequenti ed insensibili alla terapia farmacologica, puo' essere presa in considerazione la possibilita' di un'ablazione transcatetere della aritmia
Riassumendo:
- anticoagulazione efficace
-profilassi delle recidive con antiaritmici
- eventuale ablazione
Cordialita'
cecchini
www.cecchinicuore.org
Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 03/05/2012.
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