Prolasso mitrale - corsa

Buongiorno,
ho 28 anni e da 4 mi è stato diagnosticato un lieve prolasso alla mitrale con lieve insufficienza.

Il cardiologo mi consigliò di non correre ma di allenarmi con regolarità in passeggiate veloci.

Il medico curante e altri 2 medici mi dissero invece (esami alla mano) di non preoccuparmi perchè vista l'entità del prolasso potevo svolgere qualsiasi attività sportiva.

Dopo anni di allenamento a camminata veloce (6 Km/h) questo weekend ho provato a correre.

Ho corso una serie di questo tipo:
5 min di cammino 6 Km/h
15 min corsa 7 km/h massimo 170 battiti al minuto respiri lunghi e controllati
5 min di cammino 6 Km/h alla fine dei quali i battiti sono scesi a 155
10 min corsa 7 km/h massimo 174 battiti al minuto respiri lunghi e controllati
5 min di cammino 6 Km/h alla fine dei quali i battiti sono scesi a 160
5 min corsa 7 km/h massimo 178 battiti al minuto respiro affannoso
5 min di cammino 6 Km/h alla fine dei quali i battiti sono scesi a 160

Il ciclo è stato effettuato su un tapis roulant quindi meno faticoso rispetto agli allenamenti su strada che effettuavo in precedenza.

Domande:
posso continuare a correre?
c'è una frequenza cardiaca che non posso superare?
esistono dei programmi di allenamento specifico?

Vorrei godere dei benefici psicofisici dell'attività sportiva senza però sforzare il mio cuore e compromettere ulteriormente la valvola.

Vi ringrazio molto.


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Dr. Fabio Fedi Cardiologo 3.6k 145
Gentile Signore,
il prolasso mitralico anche se accompagnato da insufficienza valvolare, purchè di grado lieve, non rappresenta contriondicazione assoluta alla pratica di qualsiasi attività sportiva (anche se sarebbe meglio evitare sport ad elevato impegno isometrico quali bodybuilding, pesisistica, lotta, eccetera).
E' però indispensabile sottoporsi a controlli cardiologici ed ecocardiografici semestrali per monitorare con precisione l'eventuale progressione del grado di insufficienza valvolare.
Le ricordo infine che qualunque programma di allenamento, per qualunque sport, prevede un periodo più o meno lungo in cui si incrementa gradualmente il carico di lavoro. Bisogna quindi evitare eccessivi, improvvisi sforzi che oltre ad essere inefficaci per la performance richiesta, sottoporrebbero l'apparato cardiovascolare ad un improduttivo superlavoro (surmenage).
Cordiali saluti

Fabio Fedi, MD
Specialista Cardiologo

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Utente
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La ringrazio molto per la sua immediata risposta, terrò in considerazione i suoi consigli.