Insufficienza mitralica, fibrillazione atriale
Buonasera. Avevo scritto tempo fa a riguardo di mia moglie, 34 anni, affetta da sempre da insufficienza mitralica con rigurgito, fortemente sintomatica (dolori al petto di chiara origine cardiaca, palpitazioni, dispnea con sforzi poco moderati, ortopnea, svenimenti e tachicardia pressoché cronica, con battiti mai inferiori ai 100, compreso di notte) e totalmente refrattaria non solo alle terapie, ma anche a semplici controlli.
Dopo moltissime insistenze sono riuscito a convincerla a farsi fare un controllo cardiologico da un Cardiologo di mia assoluta fiducia, cosa che ha fatto con estrema riluttanza e rifiutando controlli diagnostici approfonditi. Insistendo per via di alcuni sospetti rilevati con l'auscultazione il Cardiologo le ha eseguito un ecg dal quale è risultata evidente una fibrllazione atriale. L'ecocardiogramma ha invece evidenziato un rigurgito di grado moderato/severo (definito borderline) e una lievissima dilatazione delle camere sinistre del cuore.
Al momento attuale mia moglie ha completamente ignorato ogni consiglio datele e continua la sua incredibilmente attiva vita, compresa la pratica di arti marziali e di danza, attività fortemente sconsigliate dal medico in questione. Inoltre, assolutamente ferma nel rifiutare anche solo l'idea di una terapia chirurgica, ha accettato solamente di prendere la cardioaspirin come precauzione, rifiutando anticoagulanti più specifici (d'altra parte non ha fatto un prelievo di sangue da che ricordi, quindi non dopo i 6 anni e non intende iniziare).
Ora io mi chiedo, o meglio chiedo a voi: che rischi corre, nell'immediato e a lungo termine, continuando nella sua linea di condotta? Se è possibile, voi cosa consigliereste in merito alla sua situazione? E soprattutto, come convincerla a non vedere nel suo Cardiologo, peraltro una persona di estrema dolcezza e gentilezza, un nemico, ma un alleato?
Grazie in anticipo.
Un marito preoccupato.
Dopo moltissime insistenze sono riuscito a convincerla a farsi fare un controllo cardiologico da un Cardiologo di mia assoluta fiducia, cosa che ha fatto con estrema riluttanza e rifiutando controlli diagnostici approfonditi. Insistendo per via di alcuni sospetti rilevati con l'auscultazione il Cardiologo le ha eseguito un ecg dal quale è risultata evidente una fibrllazione atriale. L'ecocardiogramma ha invece evidenziato un rigurgito di grado moderato/severo (definito borderline) e una lievissima dilatazione delle camere sinistre del cuore.
Al momento attuale mia moglie ha completamente ignorato ogni consiglio datele e continua la sua incredibilmente attiva vita, compresa la pratica di arti marziali e di danza, attività fortemente sconsigliate dal medico in questione. Inoltre, assolutamente ferma nel rifiutare anche solo l'idea di una terapia chirurgica, ha accettato solamente di prendere la cardioaspirin come precauzione, rifiutando anticoagulanti più specifici (d'altra parte non ha fatto un prelievo di sangue da che ricordi, quindi non dopo i 6 anni e non intende iniziare).
Ora io mi chiedo, o meglio chiedo a voi: che rischi corre, nell'immediato e a lungo termine, continuando nella sua linea di condotta? Se è possibile, voi cosa consigliereste in merito alla sua situazione? E soprattutto, come convincerla a non vedere nel suo Cardiologo, peraltro una persona di estrema dolcezza e gentilezza, un nemico, ma un alleato?
Grazie in anticipo.
Un marito preoccupato.
[#1]
Gentile utente,
da quanto descrive, la situazione cardiaca di sua moglie è tutt'altro che lieve, e giustamente non può essere sottovalutata. I rischi che corre sono notevoli, soprattutto con il passare del tempo. D'altra prate non parliamo di una ottantenne, ma di una 34enne che rischia di vedere notevolmente ridotte le proprie aspettative di vita. Credo che il reale problema sia quello di trovare qualcuno che possa essere di supporto psicologico a sua moglie, aiutandola a superare questa fase, di "negazione" della malattia, che a volte si presenta proprio appena si viene a scoprire una nuova patologia. Cerchi di aiutarla in questo modo, deve essere lei ad accettare di "farsi curare".
Cordiali slauti
da quanto descrive, la situazione cardiaca di sua moglie è tutt'altro che lieve, e giustamente non può essere sottovalutata. I rischi che corre sono notevoli, soprattutto con il passare del tempo. D'altra prate non parliamo di una ottantenne, ma di una 34enne che rischia di vedere notevolmente ridotte le proprie aspettative di vita. Credo che il reale problema sia quello di trovare qualcuno che possa essere di supporto psicologico a sua moglie, aiutandola a superare questa fase, di "negazione" della malattia, che a volte si presenta proprio appena si viene a scoprire una nuova patologia. Cerchi di aiutarla in questo modo, deve essere lei ad accettare di "farsi curare".
Cordiali slauti
Dr. Ercole Tagliamonte
Responsabile Labortorio Di Ecocardiografia di Alta Specialità
www.ercoletagliamonte.com
[#2]
Ex utente
La ringrazio infinitamente per la sollecita e precisa risposta.
Purtroppo non si tratta di una negazione della malattia, in quanto lei è ben consapevole da sempre di avere problemi cardiaci, ma, semplicemente, si ostina a non farsi porre limiti di alcun genere e soprattutto rifiuta qualsiasi genere di controllo medico, di ogni natura. Ha la percezione che i medici siano "nemici" per lei, ne manifesta avversione e sostiene di conoscersi e sapere fino a che limite può spingersi. Dai suoi 13 anni non è mai nemmeno andata dal medico di base. Tuttavia, quando la vedo star peggio del solito o svenire, non posso non pensare che sarebbe il caso di insistere di più con lei, cosa che per rispetto nei suoi confronti non faccio quasi mai, pur vivendo con molta apprensione la sua situazione.
Mi permetto un'altra domanda, approfittando ancora di lei:
è normale in un quadro clinico di questo tipo, una pressione molto bassa?
Grazie ancora.
Purtroppo non si tratta di una negazione della malattia, in quanto lei è ben consapevole da sempre di avere problemi cardiaci, ma, semplicemente, si ostina a non farsi porre limiti di alcun genere e soprattutto rifiuta qualsiasi genere di controllo medico, di ogni natura. Ha la percezione che i medici siano "nemici" per lei, ne manifesta avversione e sostiene di conoscersi e sapere fino a che limite può spingersi. Dai suoi 13 anni non è mai nemmeno andata dal medico di base. Tuttavia, quando la vedo star peggio del solito o svenire, non posso non pensare che sarebbe il caso di insistere di più con lei, cosa che per rispetto nei suoi confronti non faccio quasi mai, pur vivendo con molta apprensione la sua situazione.
Mi permetto un'altra domanda, approfittando ancora di lei:
è normale in un quadro clinico di questo tipo, una pressione molto bassa?
Grazie ancora.
[#3]
Si, una pressione molto bassa può essere compatibile con il quadro clinico di sua moglie, anche se a volte proprio questi valori bassi non indicano una prognosi molto buona. Le ripeto che bisogna cercare assolutamente di aiutare sua moglie, probabilmente non lei ma una persona esterna, sie essa un familiare o uno psicologo, che la aiuti a superare queste sue avversioni.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
[#4]
Ex utente
Capisco e la ringrazio molto.
Per quel che mi riguarda sto facendo l'impossibile per aiutarla a vincere la sua avversione (causata quando era ragazzina da una grossa leggerezza medica nei suoi riguardi) e, un passo alla volta, forse riuscirò a convincerla almeno a provare a fidarsi del suo cardiologo (mio personale amico), che sta facendo l'impossibile per evitarle lo stress psicologico di un intervento, ma che senza collaborazione è impotente.
Visto il grande senso della riservatezza di mia moglie però, sono l'unico familiare a conoscenza dell'esatta situazione (siamo entrambi cittadini giapponesi, peraltro, la sua famiglia risiede a Tokyo, decisamente lontana da qui) e l'unico di cui si fida totalmente, per cui, seguirò il suo consiglio di aiutarla in ogni modo possibile, per di più ora che mi conferma che i segnali del suo stato di salute cardiaca sono tutt'altro che tranquillizzanti.
Quello che mi lascia stupito in lei è la grande quantità di cose che riesce a fare, probabilmente grazie alla forza di carattere e alla grande vitalità e gioia di vivere che non le vengono mai meno, e lei usa spesso questo fatto, di essere attivissima, per sostenere di stare bene in realtà, e dire che le nostre (mie e del medico) non sono che paure allarmistiche.
Le pongo ancora alcune domande, approfittando di lei, in maniera vergognosa.
Il fatto che riesca ad essere così attiva è un bene, sintomo comunque di forza e di voglia di lottare, o potrebbe essere un problema, in quanto sottopone il cuore a sforzi superiori alle sue possibilità e rischia di accelerare la degenerazione del problema?
Che regole dovrebbe seguire, per compromettere meno possibile la sua situazione? (Confido che consigli dati da una persona che non conosce vengano ascoltati più che quelli dati da un amico di famiglia)
Secondo il suo personale parere, in caso mia moglie accettasse, sarebbe auspicabile tentare una terapia farmacologica (come vorrebbe tentare il suo medico) o sarebbe il caso di procedere direttamente all'intervento, nonostante questo potrebbe risultare molto stressante psicologicamente?
Sono seriamente preoccupato.
Grazie per l'immensa pazienza e disponibilità.
Per quel che mi riguarda sto facendo l'impossibile per aiutarla a vincere la sua avversione (causata quando era ragazzina da una grossa leggerezza medica nei suoi riguardi) e, un passo alla volta, forse riuscirò a convincerla almeno a provare a fidarsi del suo cardiologo (mio personale amico), che sta facendo l'impossibile per evitarle lo stress psicologico di un intervento, ma che senza collaborazione è impotente.
Visto il grande senso della riservatezza di mia moglie però, sono l'unico familiare a conoscenza dell'esatta situazione (siamo entrambi cittadini giapponesi, peraltro, la sua famiglia risiede a Tokyo, decisamente lontana da qui) e l'unico di cui si fida totalmente, per cui, seguirò il suo consiglio di aiutarla in ogni modo possibile, per di più ora che mi conferma che i segnali del suo stato di salute cardiaca sono tutt'altro che tranquillizzanti.
Quello che mi lascia stupito in lei è la grande quantità di cose che riesce a fare, probabilmente grazie alla forza di carattere e alla grande vitalità e gioia di vivere che non le vengono mai meno, e lei usa spesso questo fatto, di essere attivissima, per sostenere di stare bene in realtà, e dire che le nostre (mie e del medico) non sono che paure allarmistiche.
Le pongo ancora alcune domande, approfittando di lei, in maniera vergognosa.
Il fatto che riesca ad essere così attiva è un bene, sintomo comunque di forza e di voglia di lottare, o potrebbe essere un problema, in quanto sottopone il cuore a sforzi superiori alle sue possibilità e rischia di accelerare la degenerazione del problema?
Che regole dovrebbe seguire, per compromettere meno possibile la sua situazione? (Confido che consigli dati da una persona che non conosce vengano ascoltati più che quelli dati da un amico di famiglia)
Secondo il suo personale parere, in caso mia moglie accettasse, sarebbe auspicabile tentare una terapia farmacologica (come vorrebbe tentare il suo medico) o sarebbe il caso di procedere direttamente all'intervento, nonostante questo potrebbe risultare molto stressante psicologicamente?
Sono seriamente preoccupato.
Grazie per l'immensa pazienza e disponibilità.
[#5]
La tolleranza alle attività fisica è legata versosimilmente alla giovane età di sua moglie, per cui il cuore riesce ancora ad attivare una serie di risposte compensatorie che le permettono di fare ciò. Il problema è che con il passare del tempo quete capacità adattative vanno esaurendosi e, purtroppo, spesso si passa nel giro di poco tempo da un "relativo" benessere ad un quadro di scompenso. Il consiglio di limitare l'attività fisica è senza dubbio opportuno, fosse solo nel senso di "evitare eccessi".
La soluzione della terapia farmacologica è senza dubbio da valutare. Il discorso è che se il probelma valvolare è stato la causa di tutto (e da quanto mi ha detto sembra effettivamente che la disfunzione mitralica sia stata la prima alterazione) la terapia farmacologica può ben poco, mentre una correzione chirurgica sarebbe in grado di evitare ulteriori disfunzioni a carico della pompa cardiaca.
Cordiali saluti
La soluzione della terapia farmacologica è senza dubbio da valutare. Il discorso è che se il probelma valvolare è stato la causa di tutto (e da quanto mi ha detto sembra effettivamente che la disfunzione mitralica sia stata la prima alterazione) la terapia farmacologica può ben poco, mentre una correzione chirurgica sarebbe in grado di evitare ulteriori disfunzioni a carico della pompa cardiaca.
Cordiali saluti
[#6]
Ex utente
La ringrazio moltissimo. Come sempre ha chiarito i miei dubbi in modo preciso e semplice.
Sto con molta calma cercando di restarle vicino e di farle capire che mi avrà sempre al fianco qualsiasi cosa debba fare, ma che il fatto di sentirsi bene non significa che stia bene o che non possa avere un peggioramento brusco e improvviso. E un po' mi sembra funzioni. Quindi spero di poterla aggiornare presto su sviluppi a riguardo, anche se un passo alla volta, che siano positivi. Magari prima che sia tardi riuscirò a convincerla a valutare un intervento che, da quanto mi dice anche lei, sarebbe importante. Anche se ho sentito pareri discordi sul risultato... alcuni dicono che decisamente migliora la situazione, altri che più che altro evita peggioramenti, fermando il problema al punto dell'intervento... in ogni caso sarebbe già moltissimo.
Come immagina non tollererei di perderla per una cosa che, mi pare, è perfettamente gestibile con la giusta attenzione...
Grazie di tutto, con tutto il cuore.
Sto con molta calma cercando di restarle vicino e di farle capire che mi avrà sempre al fianco qualsiasi cosa debba fare, ma che il fatto di sentirsi bene non significa che stia bene o che non possa avere un peggioramento brusco e improvviso. E un po' mi sembra funzioni. Quindi spero di poterla aggiornare presto su sviluppi a riguardo, anche se un passo alla volta, che siano positivi. Magari prima che sia tardi riuscirò a convincerla a valutare un intervento che, da quanto mi dice anche lei, sarebbe importante. Anche se ho sentito pareri discordi sul risultato... alcuni dicono che decisamente migliora la situazione, altri che più che altro evita peggioramenti, fermando il problema al punto dell'intervento... in ogni caso sarebbe già moltissimo.
Come immagina non tollererei di perderla per una cosa che, mi pare, è perfettamente gestibile con la giusta attenzione...
Grazie di tutto, con tutto il cuore.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.9k visite dal 17/06/2010.
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