Controllo della pressione arteriosa con sartani e calcioantagonisti
Buongiorno e grazie in anticipo a quanti vorranno rispondermi.
Mio padre 55 anni, portatore da 10 anni di 5 bypass coronarici, è riuscito sempre a tenere a bada la pressione arteriosa tramite la somministrazione di una dose minima di betabloccante (mezza compresa di tenormin) e la dose minima di un calcioantagonista (norvasc). In aggiunta a questi due farmici inoltre, prende anche 2,5gg di aceinibitore per tenere sotto controllo l'albuminuria. Ora, dagli ultimi controlli effettuati è emersa la seguente patologia: Rigurgito mitralico lieve e insufficienza aortico mitralica di grado lieve moderato. La conseguenza è stata un cambio di terapia per il controllo della pressione arteriosa: utilizzo di farmaco ace-inibitore (doppio dosaggio massimo) al posto del calcioantagonista somministrato ormai da anni e il risultato è che dopo mesi di terapia la pressione non si regolarizza collocandosi al di sopra dei 180 (massima). Pertanto, vista l'inefficacia dell'ace-inibitore, gli è stato consigliato di provare con un nuovo farmaco appartenente alla categoria dei sartani (dose massima), ma anche questo (dopo 2 settimane di terapia) non riesce a regolare la pressione come faceva il calcioantagonista. Ora la mia domanda è se è un bene interrompere una terapia (dose minima di calcioantagonista) che ha sempre tenuto perfettamente a bada la pressione arteriosa per provarne un nuova a base di sartani sulla base di questa nuova patologia riscontrata considerando che mio padre attualmente ha una pressione pari a 180 e che riesce ad abbassare solo con l'ausilio del diuretico. Vale la pena di fare questo tentativo?
Vi ringrazio immensamente per tutti i pareri che vorrete darci.
Mio padre 55 anni, portatore da 10 anni di 5 bypass coronarici, è riuscito sempre a tenere a bada la pressione arteriosa tramite la somministrazione di una dose minima di betabloccante (mezza compresa di tenormin) e la dose minima di un calcioantagonista (norvasc). In aggiunta a questi due farmici inoltre, prende anche 2,5gg di aceinibitore per tenere sotto controllo l'albuminuria. Ora, dagli ultimi controlli effettuati è emersa la seguente patologia: Rigurgito mitralico lieve e insufficienza aortico mitralica di grado lieve moderato. La conseguenza è stata un cambio di terapia per il controllo della pressione arteriosa: utilizzo di farmaco ace-inibitore (doppio dosaggio massimo) al posto del calcioantagonista somministrato ormai da anni e il risultato è che dopo mesi di terapia la pressione non si regolarizza collocandosi al di sopra dei 180 (massima). Pertanto, vista l'inefficacia dell'ace-inibitore, gli è stato consigliato di provare con un nuovo farmaco appartenente alla categoria dei sartani (dose massima), ma anche questo (dopo 2 settimane di terapia) non riesce a regolare la pressione come faceva il calcioantagonista. Ora la mia domanda è se è un bene interrompere una terapia (dose minima di calcioantagonista) che ha sempre tenuto perfettamente a bada la pressione arteriosa per provarne un nuova a base di sartani sulla base di questa nuova patologia riscontrata considerando che mio padre attualmente ha una pressione pari a 180 e che riesce ad abbassare solo con l'ausilio del diuretico. Vale la pena di fare questo tentativo?
Vi ringrazio immensamente per tutti i pareri che vorrete darci.
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Gentile utente,
è difficile credere che solo il norvasc, in dose minima peraltro, sia in grado di mantenere un efficiente target pressorio in assenza di ace-inibitori o sartani. Si potrebbe a mio avviso tentare con farmaci combinati ad es.sartani o ace-i/diuretici, senza escludere del tutto l'ipotesi di un calcio-antagonista. Utile a mio avviso l'esecuzione di un Holter pressorio.
Saluti
è difficile credere che solo il norvasc, in dose minima peraltro, sia in grado di mantenere un efficiente target pressorio in assenza di ace-inibitori o sartani. Si potrebbe a mio avviso tentare con farmaci combinati ad es.sartani o ace-i/diuretici, senza escludere del tutto l'ipotesi di un calcio-antagonista. Utile a mio avviso l'esecuzione di un Holter pressorio.
Saluti
Dr. Vincenzo MARTINO
[#2]
Utente
Buonasera Dottore e grazie mille per avermi risposto.
Per quanto riguarda l'esame holter, è stato effettuato appena due settimane fa e ha dato il seguente responso: rara aritmia ipercenetica sopraventricolare e ventricolare di scarso rilievo critico. isolate ectopie atriali numero 2 coppie e brevissima solve di tachicardia atriale. rarissime ectopie ventricolari (3). frequenza cardiaca giorno 8-21 50 bpm notte 23-06 46 bpm. brachicardia in alcuni momenti (minimo 38 41 battiti -notte-).
Inoltre volevo ribadire che, nonostante la stranezza, purtroppo la situazione di mio padre è attualmente quella che ho descritto, ossia non riesce assolutamente a controllare la pressione arteriosa tramite la dose massima di aceinibitore o sartani e questo è un dato di fatto ormai da tempo. Pertanto la mia domanda è se a questo punto conviene tornare a prendere la mezza pasticca di norvasc5 che ha sempre tenuto la pressione nell'ordine dei 70-130 da 10 anni a questa parte, oppure continuare a provare ancora di regolarizzarla con una dose massima di sartano e diuretici a giorni alterni come da terapia attuale(nonostante nelle ultime 3 settimane la pressione è stata sempre nell'ordine dei 90-170).
Vale la pena fare questo tentativo ossia una terapia a base di sartani e aceinibitori abbandonando il calcioantagonista a fronte della situazione clinica di mio padre sopradescritta? E se si, quali potrebbero essere i vantaggi?
Ringrazio moltissimo e Cordialmente saluto.
Per quanto riguarda l'esame holter, è stato effettuato appena due settimane fa e ha dato il seguente responso: rara aritmia ipercenetica sopraventricolare e ventricolare di scarso rilievo critico. isolate ectopie atriali numero 2 coppie e brevissima solve di tachicardia atriale. rarissime ectopie ventricolari (3). frequenza cardiaca giorno 8-21 50 bpm notte 23-06 46 bpm. brachicardia in alcuni momenti (minimo 38 41 battiti -notte-).
Inoltre volevo ribadire che, nonostante la stranezza, purtroppo la situazione di mio padre è attualmente quella che ho descritto, ossia non riesce assolutamente a controllare la pressione arteriosa tramite la dose massima di aceinibitore o sartani e questo è un dato di fatto ormai da tempo. Pertanto la mia domanda è se a questo punto conviene tornare a prendere la mezza pasticca di norvasc5 che ha sempre tenuto la pressione nell'ordine dei 70-130 da 10 anni a questa parte, oppure continuare a provare ancora di regolarizzarla con una dose massima di sartano e diuretici a giorni alterni come da terapia attuale(nonostante nelle ultime 3 settimane la pressione è stata sempre nell'ordine dei 90-170).
Vale la pena fare questo tentativo ossia una terapia a base di sartani e aceinibitori abbandonando il calcioantagonista a fronte della situazione clinica di mio padre sopradescritta? E se si, quali potrebbero essere i vantaggi?
Ringrazio moltissimo e Cordialmente saluto.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 13.3k visite dal 25/10/2009.
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