Terapia ablativa in seguito a tachicardia

Gentili Dottori,
vi scrivo nuovamente dopo avere effettuato visita specialistica da aritmologo.
Il medico dopo aver visionato i recenti tracciati (quello del PS di fibrillazione atriale) e quello di poco successivo di Tachicardia da rientro atrio-ventricolare del mio cardiologo, sostiene in ultima analisi trattarsi di Tachicardia atriale focale.
Vi chiedo un parere in merito a questo: la sua opinione è che l'ablazione in questo specifico caso, con questa specifica tipologia di aritmia sia abbastanza complessa in quanto non sempre durante studio elettrofisiologico, si riesce a indurre l'aritmia.
Inoltre, poichè l'origine è nell'atrio non si può determinare se in quello dx o in quello sx perchè da tracciati non è visibile onda P. Servirebbe quindi terapia anticoagulante pre-intervento, ammesso poi di poterlo realmente effettuare una volta inseriti i cateteri.
Mi ha poi messa al corrente dei possibili rischi (secondo lui abbastanza improbabili e bassi), legati all'intervento stesso: possibili ematomi, potrebbe accadere (anche se di rado succede) di forare il cuore ecc...
Quindi viste le difficoltà intrinseche ed oggettive secondo lui legate alla mia situazione, mi ha proposto di tentare con una terapia farmacologica a base di Inderal a basso dosaggio (un quarto di compressa da 40 mg due volte al giorno). Il problema legato ai farmaci, restano la mia bassa pressione costituzionale e i battiti già bassi quando non aritmica.
Ora sentirò anche parere del mio cardiologo prox settimana, ma nel frattempo mi farebbe piacere cononscere anche il vostro pensiero in merito a tutto ciò.
Un ultima cosa, senza terapia farmacologica nè ablazione, con questo tipo di aritmia è possibile condurre una vita normale pur sopportando i fastidi derivanti dalle crisi quando ci saranno, oppure ci sono rischi oggettivi che vanno presi in considerazione?
Mi scuso per le tante domande, e Vi ringrazio per l'attenzione e la disponibilità.
Cordiali saluti
[#1]
Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 112.6k 3.7k
La terapia ablativa, come tutte le metodiche, può avere fallimenti o rischi, anche se in mani esperte questi sono molto limitati.
La terapia anticoagulante in realtà in un caso come il suo andrebbe già raccomandata, proprio perché non si sottopone a terapia ablativa.
Per cio che concerne la terapia farmacologica mi pare che il dosaggio di propanololo che lei riporta sia "pediatrico".
Cordialità
Cecchini

Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso

[#2]
Utente
Utente
Grazie Dott. Cecchini per la risposta,
potrebbe brevemente spiegarmi per quale motivo sarebbe opportuno prendere una terapia anticoagulante anche in assenza di intervento?
Quindi se non ho capito male, con una diagnosi di Tachicardia Atriale e senza effettuare l'ablazione non è possibile non assumere farmaci?
Le sue risposte mi aiuteranno a capire meglio questa forma di aritmia e la sua origine e, spero, a prendere la decisione terapeutica più opportuna.
Cordiali saluti e grazie ancora
[#3]
Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 112.6k 3.7k
Da cio che lei scrive lei presenta episodi di fibrillazione atriale sia episodi di tachicardia da rientro.
Queste aritmie si possono giovare di terapia ablativa che, una vlta eseguita, permette al paziente di vivere una vita normale ed oltretutto senza assumere anticoagulanti.
Se invece il paziente non si sottopone a terapia ablativa è opportuno che venga posto in terapia anticoagulante orale, specie per gli episodi di fibrillazione atriale parossistica teoricamente possibili anche sotto terapia farmacologica.
Arrivederci
Cecchini
[#4]
Utente
Utente
Grazie mille per chiarezza e disponibilità..
Rifletterò bene su ciò che mi ha scritto prima di prendere qualunque decisione definitiva.
Arrivederci e buon lavoro
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