Problemi risveglio dopo intervento bypass e sostituzione valvola mitralica

Buonasera,
ai primi di giugno a mia madre è stato diagnosticato mediante coronarografia un importante infarto in seguito al quale è stato compromesso l'80% della funzionalità cardiaca. L'unica soluzione possibile è sembrata essere l'intervento di bypass. Mia madre è stata operata il 29 giugno in condizioni di fragilità fisica e cachessia, dal momento che per ben tre mesi e mezzo non le era stato diagnosticato alcun problema cardiaco (l'infarto è stato silente) ed è stata curata per altre inesistenti patologie. A parte questo, non presentava alcun fattore di rischio nella fase pre-operatoria, a parte l'età di 73 anni (non è diabetica, non ha insufficienze respiratorie, ...). L'intervento, durato circa 9 ore, ha previsto un triplice bypass e sostituzione della valvola mitralica. Al termine della sesta giornata di terapia intensiva, mentre le condizioni emodinamiche e cardiache sembrano lievemente migliorare, il problema più significativo sembra essere neurologico, poichè tutt'oggi non è ancora avvenuto il risveglio post-operatorio. Le sono stati eseguiti elettroencefalogramma e TAC: questi strumenti sembrano non aver evidenziato alcuna situazione di criticità che potrebbe giustificare la sua condizione di incoscienza. Muove tutti gli arti senza asimmetrie, sembra rispondere agli stimoli dolorosi, tuttavia appare non contattabile. A questo accompagna anche una totale inattività renale, anche se prima dell'intervento non manifestava alcun problema di insufficienza. Gli anestesisti non sembrano comprendere il motivo per cui continui ad oggi a non risvegliarsi.
La prego gentilmente di voler esprimere il Suo parere, valutando se sia possibile ancora sperare in una compromissione non permanente dell'attività cerebrale ed in un possibile risveglio.
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Dr. Maurizio Cecchini Cardiologo 112.6k 3.7k
Vede gli interventi così' prolungati in CEC (circolazione extracorporea) comportano spesso dei danni cerebrali che taloria sono modesti e transitori a volta permanenti; lo stesso dicasi per la funzione renale che lei riferisce risultar "completamente inattiva".
E' difficile spiegare senza avere ne' il paziente ne' gli esami biochimici e strumentali a disposizione. La durata dell'intervento così prolungata mi pare essere uno degli elementi predominanti.
Le formulo i migliori auguri
cecchini
www.cecchinicuore.org

Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso

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