Intervento valvola mitrale e bypass coronarico

Salve, due settimane fa mia mamma 64 anni, fumatrice, non sofferente di altre patologie al di fuori della psoriasi, ha avuto un infarto causato da ischemia coronarica.

Le è stata fatta un’angioplastica di urgenza e i medici ci hanno detto che sarebbero dovuti intervenire sull’altra coronaria qualche giorno dopo.

Nei giorni successivi mia mamma ha avuto un netto miglioramento anche per quanto riguarda la funzionalità elettrica del cuore che inizialmente andava monitorata perché bradicardica causa infarto.

Nei giorni seguenti alla terapia intensiva ci hanno informato che l’infarto ha causato un danno alla valvola mitrale con insufficienza medio severa, eseguendo anche una eco transesofagea che lo ha confermato.

A questo punto i dottori ci hanno consigliato di intervenire chirurgicamente per la coronaria rimasta da trattare con un bypass, sia la per la valvola mitralica con un intervento in sternotomia, eseguito dall’equipe di cardiochirurgia a Pisa (ospedale Cisanello).

Ho sentito dire che sono all’avanguardia e che il chirurgo opterebbe per un intervento riparativo.

Essendo l’ospedale di Grosseto in cui si trova attualmente mia mamma in contatto con la cardiochirurgia di Pisa, hanno già confermato che sono favorevoli ad operarla anche in tempi brevi se mia mamma è d’accordo.

Sono molto preoccupata per l’intervento in se, sia per il postoperatorio, i dottori non si sbilanciano sugli eventuali rischi e dicono che è normale che per un’operazione del genere è ovvio che ci siano anche se oramai di routine ed eseguita da un’ottima equipe come a Pisa.

I medici consigliano vivamente l’intervento sia perché danno delle buone possibilità dato lo stato di salute e la ripresa di mia mamma dopo l’infarto, sia perché a loro avviso la coronaria da trattare non sarebbe semplice farla con un’angioplastica e che un bypass è molto meglio anche in tempi più lunghi.

Se mia mamma decidesse invece di sottoporsi solamente all’angioplastica e lasciare in un secondo momento l’intervento alla valvola mitralica magari in mininvasiva, cosa rischierebbe?

E in quali tempistiche potrebbe portare a problemi seri di salute?

Grazie per la risposta, saluti.
Dr. Roberto Coppola Cardiochirurgo 24 1
Molto probabilmente il vaso che deve essere bypassato è la arteria interventricolare anteriore IVA che è il vaso principale del cuore e quindi se bypassato usando la arteria mammaria avrà un risultato a distanza molto migliore a lungo termine. L'angioplastica ha più possibilità di richiudersi e quindi si hanno alcuni svantaggi ad esempio se si dovesse richiudere dopo un po' di mesi o qualche anno sua madre dovrebbe sottoporsi a un intervento chirurgico che sarebbe un re intervento e quindi più pericoloso per l'età aumentata e per il fatto che ci sono aderenze che rendono l'intervento più difficile. È vero che si potrebbe tentare una nuova angioplastica ma la percentuale di possibilità di richiudersi varia tra il 30 e il 50%. Inoltre qualsiasi dolore al petto la preoccuperebbe pensando che è l'angioplastica che si sta chiudendo mentre il bypass con la mammaria se fatto bene, dura per decine di anni. Quindi il vantaggio di splittare la procedura in angioplastica e intervento in minitoraco è proponibile solo se il vaso coinvolto non è l'IVA. Nel caso di sua madre molto meglio Valvola più bypass anche se ciò verrà fatto in sternotomia. Meno rischi complessivi, più sicurezza di un buon risultato a distanza e migliore qualità di vita.

Dr. Roberto Coppola

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Dr. Roberto Coppola Cardiochirurgo 24 1
Molto probabilmente il vaso che deve essere bypassato è la arteria interventricolare anteriore IVA che è il vaso principale del cuore e quindi se bypassato usando la arteria mammaria avrà un risultato a distanza molto migliore a lungo termine. L'angioplastica ha più possibilità di richiudersi e quindi si hanno alcuni svantaggi ad esempio se si dovesse richiudere dopo un po' di mesi o qualche anno sua madre dovrebbe sottoporsi a un intervento chirurgico che sarebbe un re intervento e quindi più pericoloso per l'età aumentata e per il fatto che ci sono aderenze che rendono l'intervento più difficile. È vero che si potrebbe tentare una nuova angioplastica ma la percentuale di possibilità di richiudersi varia tra il 30 e il 50%. Inoltre qualsiasi dolore al petto la preoccuperebbe pensando che è l'angioplastica che si sta chiudendo mentre il bypass con la mammaria se fatto bene, dura per decine di anni. Quindi il vantaggio vedi splittare la procedura in angioplastica e intervento in minitoraco è proponibile solo se il vaso coinvolto non è l'IVA. Nel caso di sua madre molto meglio Valvola più bypass anche se ciò verrà fatto in sternotomia. Meno rischi complessivi, più sicurezza di un buon risultato a distanza e migliore qualità di vita.

Dr. Roberto Coppola

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