Acufeni da somatizzazione d'ansia
Buongiorno,
soffro dall'età di 23 anni di uno stato ansioso-depressivo cronico, classificato secondo gli ultimi criteri diagnostici del DSM IV come "Depressione NAS", accompagnato sin dagli esordi da un disturbo di somatizzazione caratterizzato da un acufene bilaterale a rumore bianco continuo, senza alcuna remissione da 26 anni. Il disturbo ha sempre seguito le fluttuazioni sia del livello d'ansia, che quello della stanchezza fisiologica di breve durata (ad es.uno psicofisico prolungato, un elevato livello di attenzione come guidare per diverse ore ecc.). I diversi psichiatri consultati per la patologia ansioso-depressiva mi hanno confermato il frequente riscontro dell'acufene come uno dei più comuni disturbi da somatizzazione d'ansia, ma come è noto molto difficile da debellare.
Ho convissuto con questo fastidio per tutti questo tempo, ma da un anno, a causa di un prolungato periodo di elevazione della quota ansiosa reattiva a problematiche esterne, tanto da richiedere poi un ricovero ospedaliero per la cura della patologia psichiatrica, l'acufene bilaterale è notevolmente aumentato ed ora, a differenza di prima, è diventato invalidante, ovvero esso stesso causa di ansia e depressione. Sebbene sia consapevole della difficoltà di trattamento di questo genere di acufeni, quelli appunto di natura "centrale" tra l'altro cronicizzato nel mio caso, vi chiedo, a parte la TRT, se le terapie farmacologiche attualmente disponibili, senza entrare nello specifico, possono riguardare questo tipo di acufene, anche solo per alleviarne l'intensità.
Grazie
soffro dall'età di 23 anni di uno stato ansioso-depressivo cronico, classificato secondo gli ultimi criteri diagnostici del DSM IV come "Depressione NAS", accompagnato sin dagli esordi da un disturbo di somatizzazione caratterizzato da un acufene bilaterale a rumore bianco continuo, senza alcuna remissione da 26 anni. Il disturbo ha sempre seguito le fluttuazioni sia del livello d'ansia, che quello della stanchezza fisiologica di breve durata (ad es.uno psicofisico prolungato, un elevato livello di attenzione come guidare per diverse ore ecc.). I diversi psichiatri consultati per la patologia ansioso-depressiva mi hanno confermato il frequente riscontro dell'acufene come uno dei più comuni disturbi da somatizzazione d'ansia, ma come è noto molto difficile da debellare.
Ho convissuto con questo fastidio per tutti questo tempo, ma da un anno, a causa di un prolungato periodo di elevazione della quota ansiosa reattiva a problematiche esterne, tanto da richiedere poi un ricovero ospedaliero per la cura della patologia psichiatrica, l'acufene bilaterale è notevolmente aumentato ed ora, a differenza di prima, è diventato invalidante, ovvero esso stesso causa di ansia e depressione. Sebbene sia consapevole della difficoltà di trattamento di questo genere di acufeni, quelli appunto di natura "centrale" tra l'altro cronicizzato nel mio caso, vi chiedo, a parte la TRT, se le terapie farmacologiche attualmente disponibili, senza entrare nello specifico, possono riguardare questo tipo di acufene, anche solo per alleviarne l'intensità.
Grazie
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Gentile Paziente, credo che quello che dicono i Colleghi Otorinolaringoiatri, e cioé che "gli acufeni sono la loro tomba" rappresenti in qualche modo la realtà nel senso che si tratta di una patologia molto ostica al trattamento.
Vale forse la pena di prendere in considerazione una possibilità spesso trascurata.
L'acufene può essere un sintomo di una disfunzione dell'Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) : se infila i suoi mignoli nei meati acustici esterni con i polpastrelli verso l’avanti, e muove la mandibola, si renderà conto dell'intimo rapporto fra Articolazione Temporo Mandibolare e orecchio, e di come tale rapporto possa essere potenzialmente traumatico, a seconda che lo stop determinato dall'intercuspidazione dentaria fermi la rotazione all’indietro che il condilo compie quando si chiude la bocca. Questo infatti può avvenire correttamente se il morso è normale, o troppo tardi se il morso è profondo o la mandibola è all’indietro (retrusa). Quando la mandibola è biretrusa il problema tende ad essere bilaterale, quando é (o è anche) laterodeviata, il problema è monolaterale o prevalente da un lato.
Il conflitto con il condilo mandibolare può riguardare anche la Tromba di Eustachio, e partecipare a sostenere il problema anche per questa via.
Purtroppo l'acufene, se non la tomba, è di certo la bestia nera non solo degli Otorinolaringoiatri, ma anche dei dentisti che si occupano di ATM, perché individua un punto di probabile non ritorno di questo aspetto della disfunzione ATM. Ovviamente quanto sopra non si riferisce a tutti gli acufeni: se c'è di mezzo , ad esempio , un trauma acustico, il discorso non vale (il che è anche peggio per quanto riguarda la prognosi). Anche se l'acufene è monosintomatico , di solito il discorso non vale: è difficile che la disfunzione ATM provochi SOLO un acufene e non altri sintomi. La invito quindi a considerare se compaiono anche altri sintomi di disfunzione ATM (cefalea, cervicalgia, dolore auricolare e all'ATM, rumori articolari con i movimenti della mandibola, vertigini, russare notturno con apnee, ostruzione nasale ecc.), e di valutare la qualità dell'acufene: costante o con momenti di silenzio, intensità sempre uguale o variabile, tempo di insorgenza . Tenga infine presente che il trattamento prevede l’applicazione di una placca intraorale di riposizionamento mandibolare, opportunamente conformata ad hoc, simile ad un bite, da portarsi 24 ore al giorno (pasti esclusi) per un tempo congruo a poter trarre qualche conclusione sull’efficacia di questo trattamento (almeno 6 mesi, ma per l’acufene può essere necessario più tempo).
Le suggerirei di dare un'occhiata agli articoli linkati qui sotto, nell'ipotesi che lei possa riscontrarvi elementi di somiglianza con il suo problema. Cordiali saluti ed auguri.
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1348-acufeni-e-disfunzioni-dell-articolazione-temporo-mandibolare-atm.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/934-la-cefalea-che-viene-dalla-bocca.html
Vale forse la pena di prendere in considerazione una possibilità spesso trascurata.
L'acufene può essere un sintomo di una disfunzione dell'Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) : se infila i suoi mignoli nei meati acustici esterni con i polpastrelli verso l’avanti, e muove la mandibola, si renderà conto dell'intimo rapporto fra Articolazione Temporo Mandibolare e orecchio, e di come tale rapporto possa essere potenzialmente traumatico, a seconda che lo stop determinato dall'intercuspidazione dentaria fermi la rotazione all’indietro che il condilo compie quando si chiude la bocca. Questo infatti può avvenire correttamente se il morso è normale, o troppo tardi se il morso è profondo o la mandibola è all’indietro (retrusa). Quando la mandibola è biretrusa il problema tende ad essere bilaterale, quando é (o è anche) laterodeviata, il problema è monolaterale o prevalente da un lato.
Il conflitto con il condilo mandibolare può riguardare anche la Tromba di Eustachio, e partecipare a sostenere il problema anche per questa via.
Purtroppo l'acufene, se non la tomba, è di certo la bestia nera non solo degli Otorinolaringoiatri, ma anche dei dentisti che si occupano di ATM, perché individua un punto di probabile non ritorno di questo aspetto della disfunzione ATM. Ovviamente quanto sopra non si riferisce a tutti gli acufeni: se c'è di mezzo , ad esempio , un trauma acustico, il discorso non vale (il che è anche peggio per quanto riguarda la prognosi). Anche se l'acufene è monosintomatico , di solito il discorso non vale: è difficile che la disfunzione ATM provochi SOLO un acufene e non altri sintomi. La invito quindi a considerare se compaiono anche altri sintomi di disfunzione ATM (cefalea, cervicalgia, dolore auricolare e all'ATM, rumori articolari con i movimenti della mandibola, vertigini, russare notturno con apnee, ostruzione nasale ecc.), e di valutare la qualità dell'acufene: costante o con momenti di silenzio, intensità sempre uguale o variabile, tempo di insorgenza . Tenga infine presente che il trattamento prevede l’applicazione di una placca intraorale di riposizionamento mandibolare, opportunamente conformata ad hoc, simile ad un bite, da portarsi 24 ore al giorno (pasti esclusi) per un tempo congruo a poter trarre qualche conclusione sull’efficacia di questo trattamento (almeno 6 mesi, ma per l’acufene può essere necessario più tempo).
Le suggerirei di dare un'occhiata agli articoli linkati qui sotto, nell'ipotesi che lei possa riscontrarvi elementi di somiglianza con il suo problema. Cordiali saluti ed auguri.
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/1348-acufeni-e-disfunzioni-dell-articolazione-temporo-mandibolare-atm.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/934-la-cefalea-che-viene-dalla-bocca.html
Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 37.9k visite dal 22/04/2013.
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Approfondimento su Acufeni
L'acufene (o tinnito) è un disturbo dell'orecchio che si manifesta sotto forma di ronzio o fischio costante o pulsante. Scopri i sintomi, le cause e i rimedi.