Consenso informato e post anestesia

Buongiorno,

vorrei porvi un quesito per capire se è stata commessa qualche scorrettezza in quanto mi è accaduto.
Tre settimane fa purtroppo ho avuto un aborto interno, diagnosticato tramite eco TV dal mio ginecologo. Mi sono recata al pronto soccorso ostetrico dell'ospedale della mia città. Mi hanno sottoposto a ulteriore visita e hanno fissato l'intervento (isterosuzione e raschiamento) per il giorno seguente. Mi hanno fatto delle domande (malattie e interventi chirurgici precedenti, allergie, no peso e altezza) e il ginecologo di guardia mi ha detto che il giorno seguente avrei fatto il colloquio con l'anestesista e ho firmato il consenso informato all'intervento. In quell'occasione ho fatto ECG e prelievo del sangue (no urine).
Il giorno seguente sono entrata al mattino e, non essendo urgentissima, l'intervento è stato eseguito alle 19.30. In tutta la giornata non ho visto l'anestesista e l'unica "procedura" è stata darmi qualche flebo perché ero a digiuno.
Quando mi hanno chiamata per l'intervento, mi hanno portato direttamente in sala operatoria. Pensavo che lì avrei visto l'anestesista ma nessuno mi si è presentato come tale e nessuno mi ha spiegato nulla. Ho visto che qualcuno mi stava per iniettare qualcosa, allora ho chiesto se fosse l'anestesia (e in caso di risposta positiva, l'avrei fermato per dire che non avevo fatto il colloquio con l'anestesista e non avevo firmato nessun consenso per l'anestesia). La persona mi ha detto che non era l'anestesia, stavo per chiedere notizie dell'anestesista ma un'altra persona mi ha chiesto di spostarmi un po' meglio sul lettino, il tempo di voltarmi e poi girarmi di nuovo verso chi mi stava facendo l'iniezione... e già dormivo. Mentre mi giravo mi pare di aver sentito la parola "sedativo".
Mi sono svegliata che ero di nuovo nel mio letto e l'infermiera mi stava sistemando di nuovo nella mia stanza, senza medici presenti. Da lì, non ho subito nessun tipo di controllo. Dopo un paio d'ore mi hanno fatta alzare per andare in bagno e poi nulla. Al mattina ho fatto la visita (ginecologica) di dimissioni e basta.

Pochi giorni fa ho dovuto ripetere l'intervento (PRESSO UN ALTRO OSPEDALE, QUESTA VOLTA), perché nel primo avevano lasciato parecchio materiale nell'utero e mi causava dolori e metrorragia.
In quest'altro ospedale, oltre a ECG, esami sangue e questa volta anche urine, ho fatto la visita con l'anestesista il quale, oltre alla solita anamnesi, mi ha chiesto peso e altezza e ha verificato che non avessi problemi di occlusione alla bocca. Prima dell'intervento ho fatto una pre-sedazione (Valium), in sala operatoria mi è stato spiegato brevemente come si sarebbe svolto il tutto (che mi era comunque già stato spiegato sia dal ginecologo che mi ha operata sia dall'anestesista) e al risveglio sono stata messa in una sala risveglio con il monitoraggio dei vari parametri (pressione, saturazione ossigeno ecc..), mi hanno invitata a fare qualche respiro profondo e ogni 5 minuti passava l'anestesista a chiedere come stavo (nella stanza comunque c'era sempre qualcuno). Dopo mezz'ora mi hanno riportata nella mia stanza e in giornata l'infermiera ha controllato un paio di volte pressione, temperatura e saturazione ossigeno. Prima di dimettermi, è tornato a visitarmi l'anestesista per verificare se stessi bene.

Voglio capire due cose fondamentali:

- è accettabile che nel primo ospedale non abbia fatto la visita anestesiologica e non abbia firmato il consenso all'anestesia?

- la fase post anestesia, così come è stata condotta nel primo ospedale, è comunque accettabile e invece nel secondo ospedale sono particolarmente scrupolosi? O lo standard sarebbe quello che ho incontrato nel secondo ospedale e la gestione dell'anestesia nel primo ospedale è superficiale?

Sono rimasta molto perplessa, per non dire turbata, da questa vicenda.

Grazie per la disponibilità
[#1]
Dr. Stelio Alvino Anestesista 2.3k 116
Gentile Utente,
leggendo il suo post mi vengono in mente queste considerazioni:
Comincio dal secondo caso.
Quello che lei ha descritto nel secondo intervento è ciò che "da manuale" dovrebbe essere fatto in qualsiasi ospedale moderno e in linea con normative etiche, deontologiche e giurisprudenziali (o quantomeno in linea con il buonsenso).
Non oserei parlare di eccesso di scrupoli perchè è quello che ciascun paziente e, mi lasci dire, ciascuno di NOI si aspetterebbe dal S.S.N. in quanto contribuente.
Quindi nulla da eccepire.
Per il primo intervento invece mi sembra che lei abbia descritto ciò che si vedeva fare forse in molti ospedali 30 anni fa.
La mia prima perplessità è che nel primo intervento, per una revisione di cavità uterina (RCU)non sia prevista in quell'ospedale la presenza dell'Anestesista come in un recente passato in alcuni ospedali dove l'RCU veniva fatta in sedazione o in AL ma con la sola presenza del Ginecologo.
Un po come accade oggi in gastroscopia per cui al paziente viene somministrato anestetico locale e un blando ipnotico ma senza la presenza dell'Anestesista e il gastroscopio va giù...
Però avendole assicurato comunque un colloquio con un Anestesista che poi non si è visto, già questo ribalta la mia idea e mi fa pensare a qualcosa che non vada in maniera eticamente corretta. Anche se chi ha iniettato il "sedativo" per cui ha dormito fosse stato un provvidenziale Collega spuntato all'ultimo momento mi mancherebbe il consenso scritto e un minimo di visita... e siamo punto e a capo!!
Mi piacerebbe sapere poi se le avessero messo in quell'occasione monitoraggi di minima delle funzioni vitali: ECG, saturimetro, apparecchio della pressione....
Su quello che è successo dopo, in camera, lo trovo molto...in linea con tutto l'episodio.
Ho il sospetto che lei sia dovuta ricorrere a seconda RCU (che ha pensato bene di fare in altra sede) perchè il primo è stato fatto in tutta fretta( visto che parla di "abbondante" materiale ritenuto), forse perchè lei non era ben sedata e ferma sul letto operatorio?
Mi permetta di non continuare oltre perchè tutto quello che dico può essere interpretato come semplice illazione.
Ma sono sicuro di ciò che le sto per dire: per fortuna oggi nel nostro Paese la quasi totalità degli ospedali lavora invece come quello che descrive nel secondo caso e con elevati standard di sicurezza; e questo ci conforta molto.
L'importante comunque, come sembra, è che lei cara Signora non abbia ricevuto alcun danno e presto, avendo individuato un nuovo riferimento cui rivolgersi, possa portare a termine una nuova gravidanza.
I miei più cordiali saluti
[#2]
Utente
Utente
Dott. Alvino,

La ringrazio per l'esauriente risposta che purtroppo conferma le mie perplessità. Mi sono letta le linee guida anestesiologiche, anche per la day surgery, e ho capito...

Nel primo ospedale, mentre ero in sala operatoria nei pochi istanti prima che mi sedassero, ho visto che mi hanno messo i sensori dell'ECG e qualcuno armeggiava sul mio braccio, quindi deduco che mi stessero mettendo il bracciale per la pressione. Al risveglio però come detto non avevo nessun tipo di monitoraggio e sono stata riportata in stanza senza poi avere alcun tipo di assistenza. Tra l'altro, al di fuori dell'orario di visita, nessun familiare poteva restare in reparto (cosa alquanto indelicata nei confronti di una donna che ha perso un figlio), quindi se mi fossi sentita male non so quando qualcuno se ne sarebbe accorto.
Sono assolutamente sicura di non aver firmato il consenso all'anestesia. Al pronto soccorso ostetrico ho firmato il consenso all'intervento e il consenso al trattamento dei dati personali. Ho letto attentamente i moduli quindi ne sono più che certa.
Il materiale ritenuto erano "due cucchiaiate piene", tant'è che avevo i valori di beta-HCG ancora alti.
La mia impressione è che, dato l'orario dell'intervento, avessero tutti fretta di andare a casa a cenare.
Ho già richiesto copia della cartella clinica e andrò a fondo in questa vicenda perché non voglio che si ripeta. A me tutto sommato è andata bene e non ho riportato danni, ma qualcun altro potrebbe essere meno fortunato.

La ringrazio ancora e Le auguro buona giornata.
[#3]
Dr. Stelio Alvino Anestesista 2.3k 116
Bene, un passo può essere quello di scrivere alla Direzione Sanitaria dell'Ospedale e relazionare il suo caso chiedendo una risposta scritta dal Direttore. Se presente, contattare il tribunale dei Diritti del Malato esponendo il caso.
Non avendo ricevuto danni non vedo altre possibilità, ma giustamente, se vi sono comportamenti da correggere per evitare problemi futuri per altri pazienti questa mi sembra una strada. Oggi il "rischio clinico" è tenuto in gran considerazione in tutte le Aziende sanitarie, comportamenti che possano facilitare la realizzazione di un evento avverso vanno decisamente corretti.
la saluto
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