Midazolam in endoscopia: il paziente urla dal dolore ma non se lo ricorda?

Ho letto questo preoccupante abstract
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17489056
secondo cui nelle procedure endoscopiche con midazolam, il paziente soffre ma non lo ricorda.
Poiché devo fare una cistoscopia con cistoscopio rigido e idrodistensione in narcosi, ho chiesto se il farmaco che mi somministreranno sarà il propofol ma mi hanno detto che sarà il midazolam. Devo aspettarmi di soffrire ma non ricordare la sofferenza?
Pensavo di fare cosi': legarmi un braccialetto di carta al braccio, se sarò cosciente e soffriro' strappero' il braccialetto in modo da avere la prova della sofferenza pur non avendone il ricordo.
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Dr. Stelio Alvino Anestesista 2.3k 116
Gentile utente e a che pro tutto questo? Se dovesse trovare al suo risveglio il braccialetto rotto e avere una presunta prova cosa vorrebbe dimostrare?
In realtà lei ha letto un vecchio articolo del 2007 che si riferisce ad una esperienza tedesca di sedazione in endoscopia digestiva. In particolare mi sembra ad una gastroscopia.
Ben altra cosa rispetto a quello che deve fare lei.
Ora per una esofago-gastroscopia mi sta anche bene una blanda benzodiazepina come il midazolam previa una accurata anestesia topica delle mucose con lidocaina spray per l'abolizione del normale riflesso del vomito. Trattasi però di procedura affatto dolorosa (l'ho provata anche sulla mia pelle), sicuramente fastidiosa per via del gastroscopio in bocca e nel faringe ma affatto dolorosa. Già in una colonscopia la particolare procedura richiede sì una sedazione che può essere ottenuta col midazolam ma che non può prescindere anche dalla somministrazione di un oppioide (quindi di un analgesico potente).
Nel suo caso poi la procedura è ancora differente e può essere fatta in due modalità anestesiologiche: in spinale o in narcosi, quest'ultima anche con il midazolam ma certamente associandolo ad un oppiaceo maggiore. Molto dipende dalle consuetudini del servizio di endoscopia urologica e comunque nel nostro Paese generalmente non lesiniamo sui farmaci da somministrare, siamo meno spartani dei tedeschi.
La cosa più razionale, a mio avviso, può essere quella di parlare con l'anestesista che sarà in sala e togliersi dubbi, paure e prevenzioni che sembrano trasparire dalla sua richiesta.
Non è certo obiettivo di alcun collega, di qualunque specializzazione, far si che una procedura medica debba necessariamente evocare dolore e dis-comfort nel paziente.
Io penso che alla fine farà il suo routinario esame accorgendosi poi che gran parte delle sue preoccupazioni sono in realtà infondate.
Ci faccia sapere come è andata.
Anche al suo braccialetto ^__^

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Dott. Stelio ALVINO

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Utente
Utente
Gentile dottore, La ringrazio per la rapida risposta che mi ha tranquillizzato.
Quindi mi conferma che la combinazione di midazolam associato ad un oppioide puo' indurre un'ipnosi sufficientemente profonda che il paziente non si sveglia neanche con uno stimolo ad urinare molto forte o uno stimolo doloroso?
Qualora dovessi essere sul punto di risvegliarmi, il Suo collega se ne accorgera' prima che io sia cosciente, in modo da somministrare un'ulteriore dose di farmaco oppure mi sveglierei di soprassalto durante la procedura?
Niente braccialetto, mi fido del Suo collega; anche se confesso che quell'articolo (che pur si riferisce ad altri tipi di esami) mi ha stupito, in negativo, quando parla di desiderare "stanze insonorizzate" (perche' i familiari non sentano che il paziente soffra?); il paziente secondo me non deve soffrire, non "dimenticare la sofferenza", per lo stesso motivo per cui un ristorante deve avere la cucina pulita e non limitarsi al fatto che il cliente non si accorga che magari non e' pulita.
Grazie mille.
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Dr. Stelio Alvino Anestesista 2.3k 116
Gentilissimo, la combinazione farmacologica con l'oppiaceo non le assicura solo una narcosi profonda ma anche l'analgesia. Ecco perchè deve essere tranquillo. Inoltre la presenza in sala operatoria del collega anestesista la deve porre in una condizione di assoluta serenità per affrontare l'intervento nel migliore dei modi.
Non solo secondo lei il paziente non deve soffrire ma secondo quelli che sono i principi di una moderna Medicina che è quella poi che quotidianamente esercitiamo in tutti i nostri ospedali. Il concetto che "ospedalizzazione" sia sinonimo di "dolore" è un concetto oramai superato, vetusto, grazie alle innumerevoli tecniche specialistiche e disponibilità farmacologiche che possono limitare fortemente il dis-comfort, anche psicologico, di essere sottoposti a qualsiasi procedura chirurgica.
La saluto cordialmente.