Parafimosi

Salve a tutti, 5 anni fa ho subito intervento di allargamento del prepuzio in seguito a una diagnosi di fimosi non serrata.


Fatta una prima operazione, attesi pazientemente 4 settimane per la caduta dei punti, al termine della quale mi sono trovato con un lembo di pelle di 1, 5 cm largo 3mm che usciva dalla punta del prepuzio, e numerosi fastidi.

Operato al lembo di pelle di nuovo punti, atteso 3 settimane e il risultato sempre un disastro.

Mi dissero di aspettare 6 mesi per l’assestamento.

Al termine dei 6 mesi avevo il prepuzio che ancora non si scopriva, un enorme cicatrice bianca e dura, frenulo che mi faceva saltare dal dolore.
Rapporti impossibili.

Procedo con rimozione del frenulo e ulteriore allargamento del prepuzio.

Dopo 5 anni mi trovo con il prepuzio che scende (tirando) appena sotto il glande e con la cicatrice che fa un po’ da cordone, circa 1 cm sotto al glande.

Purtroppo ho pochi rapporti e sporadici, ma la mia domanda è: c’è anche il rischio che mi trovi in una situazione di parafimosi?

Premetto che ho un pene molto grande specialmente in larghezza, quindi mi trovo spesso in situazioni di fortissima aderenza e non vorrei incappare in un ennesimo problema.

È molto difficile valutare questa situazione con specialista di persona in quanto in fase di riposo tutto il processo di scorrimento del prepuzio risulta totalmente fluido, di fatti il problema persiste solo in erezione.


Vi ringrazio per il vostro tempo
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Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo 56.8k 1.2k
Gentile lettore,

impossibile darle una risposta corretta e mirata da questa postazione; purtroppo situazioni cliniche complesse e particolari, come la sua, richiedono sempre un primo passo decisivo e fondamentale, cioè una visita clinica diretta; senza questa noi, da questa angolazione, nulla le possiamo dire di preciso e mirato.

Detto questo si ricordi comunque che sempre la visita medica specialistica in diretta rappresenta il solo strumento valido per poterle dare un’indicazione diagnostica mirata e poi eventualmente, quando è possibile, anche una prospettiva terapeutica corretta e che le informazioni fornite via internet vanno sempre intese come meri suggerimenti clinici e di comportamento.

Un cordiale saluto.

Giovanni Beretta M.D.
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