Fuga venosa
Salve a tutti, nel febbraio 2018 dopo aver sofferto per la seconda volta di prostatite ho iniziato a soffrire di disfunzione erettile.
Dopo aver curato la prostata, il mio primo andrologo mi disse che i miei ormoni essendo a posto il problema era psicologico per astinenza da sesso (venivo da quasi 6 anni di inattività sessuale, 3 e mezzo vissuti con una ragazza con la quale sessualmente non mi sono sentito a mio agio nel provarci a farlo, 2 e mezzo restanti da single), la sua diagnosi fu Cialis 5mg per 2 mesi, e nel frattempo mi sarei dovuto trovare una partner con la quale avere rapporti, perchè mi disse che erezione e appetito sessuale andavano a braccetto e solo facendo sesso avrei ristabilito la loro funzionalità.
Nel luglio 2018 ho iniziato a frequentare la mia attuale fidanzata, e ho riscontrato che anche attraverso l’utilizzo di Cialis 5mg non riuscivo a penetrare: il pene veniva meno poco prima dell’inserimento.
Ho iniziato a consultare una psicosessuologa, ma senza ottenere buoni risultati.
Nel settembre 2018 ho consultato un secondo andrologo che mi ha prescritto siler100mg (con il quale sono riuscito ad avere rapporti ma comunque l’erezione era convincente in termini di rigidità, ma non in termini di stabilità, nel senso che venivo meno durante la penetrazione, dovevo massaggiarmi fuori per poi poter continuare, e sarei venuto meno anche altre volte prima di raggiungere l’orgasmo), e fatto sottoporre a ecodoppler prima, e cavernotac poi, rilevando una fuga venosa di tipo complex , e proponendomi la microchirurgia.
Il mio terzo e attuale andrologo mi ha prescritto andriol 40mg mattina e sera per 2 mesi, e Daga 1 compressa di sera, ad oggi ho quasi terminato la cura, e avverto leggeri miglioramenti nella fase iniziale dell’erezione, che viene poi meno sia durante la masturbazione che durante un rapporto sessuale. Credo si tratti di una fuga venosa, ho intenzione di consultare altri dottori per avere delle idee più chiare a riguardo. Da un paio di mesi a questa parte non sto più utilizzando vasodilatatori, e riesco a farlo solo a missionario sul letto, ma comunque considerando che il pene non è rigido al massimo in fase di erezione, che viene meno durante, e che durante la penetrazione devo uscire, massaggiarmi e rientrare, e, molto spesso, non riesco a riottenere l’erezione per proseguire il rapporto.
Volevo sapere da voi esperti in materia cosa ne pensate del mio problema, se credete alla fuga venosa, perchè ho letto su varie pagine che molti dicono che non esiste, altri che esiste ma che l’esito della chirurgia è fallimentare, se vi può essere una cura che non sia la chirurgia (ho dei seri dubbi a riguardo). Ad oggi la vivo serenamente, serenamente per modo di dire, perchè è vero che non ho nessuna malattia grave, non si muore di disfuzione erettile, ma il sapere che non posso soddisfare la mia compagna mi crea profondi disagi, perchè a causa del mio problema molto spesso litighiamo.
Grazie a chi mi risponderà
Dopo aver curato la prostata, il mio primo andrologo mi disse che i miei ormoni essendo a posto il problema era psicologico per astinenza da sesso (venivo da quasi 6 anni di inattività sessuale, 3 e mezzo vissuti con una ragazza con la quale sessualmente non mi sono sentito a mio agio nel provarci a farlo, 2 e mezzo restanti da single), la sua diagnosi fu Cialis 5mg per 2 mesi, e nel frattempo mi sarei dovuto trovare una partner con la quale avere rapporti, perchè mi disse che erezione e appetito sessuale andavano a braccetto e solo facendo sesso avrei ristabilito la loro funzionalità.
Nel luglio 2018 ho iniziato a frequentare la mia attuale fidanzata, e ho riscontrato che anche attraverso l’utilizzo di Cialis 5mg non riuscivo a penetrare: il pene veniva meno poco prima dell’inserimento.
Ho iniziato a consultare una psicosessuologa, ma senza ottenere buoni risultati.
Nel settembre 2018 ho consultato un secondo andrologo che mi ha prescritto siler100mg (con il quale sono riuscito ad avere rapporti ma comunque l’erezione era convincente in termini di rigidità, ma non in termini di stabilità, nel senso che venivo meno durante la penetrazione, dovevo massaggiarmi fuori per poi poter continuare, e sarei venuto meno anche altre volte prima di raggiungere l’orgasmo), e fatto sottoporre a ecodoppler prima, e cavernotac poi, rilevando una fuga venosa di tipo complex , e proponendomi la microchirurgia.
Il mio terzo e attuale andrologo mi ha prescritto andriol 40mg mattina e sera per 2 mesi, e Daga 1 compressa di sera, ad oggi ho quasi terminato la cura, e avverto leggeri miglioramenti nella fase iniziale dell’erezione, che viene poi meno sia durante la masturbazione che durante un rapporto sessuale. Credo si tratti di una fuga venosa, ho intenzione di consultare altri dottori per avere delle idee più chiare a riguardo. Da un paio di mesi a questa parte non sto più utilizzando vasodilatatori, e riesco a farlo solo a missionario sul letto, ma comunque considerando che il pene non è rigido al massimo in fase di erezione, che viene meno durante, e che durante la penetrazione devo uscire, massaggiarmi e rientrare, e, molto spesso, non riesco a riottenere l’erezione per proseguire il rapporto.
Volevo sapere da voi esperti in materia cosa ne pensate del mio problema, se credete alla fuga venosa, perchè ho letto su varie pagine che molti dicono che non esiste, altri che esiste ma che l’esito della chirurgia è fallimentare, se vi può essere una cura che non sia la chirurgia (ho dei seri dubbi a riguardo). Ad oggi la vivo serenamente, serenamente per modo di dire, perchè è vero che non ho nessuna malattia grave, non si muore di disfuzione erettile, ma il sapere che non posso soddisfare la mia compagna mi crea profondi disagi, perchè a causa del mio problema molto spesso litighiamo.
Grazie a chi mi risponderà
[#1]
Caro Utente,personalmente non ho mai creduto alla fuga venosa,tranne in rari casi,legati ad un'assenza completa di erezione primitiva,in età giovanile o in età avanzata come sintomo legato a gravi dismetabolismi (diabete scompensato etc.) o traumi.Per il resto,segua i consigli di uno specialista reale.Cordialità.
Dr. Pierluigi Izzo
www.studiomedicoizzo.it
info@studiomedicoizzo.it
[#2]
Utente
Gentile Dr. Izzo, grazie per la risposta.
Dimenticavo, il mio attuale andrologo oltre a andriol 40mg (1 compressa mattina e sera per 2 mesi, terminata) e daga (1 compressa alla sera, che sto ancora assumendo), mi sta iniettando basse quantità di prostaglandine una volta a settimana (a distanza di circa 3 mesi le sto ancora sostenendo), con leggeri miglioramenti in fase iniziale di erezione, pur sempre discontinua, scostante, non al 100% della rigidità.
Ho sostenuto esami ormonali nel Febbraio 2018 (mese in cui ho iniziato a soffrire di disfunzione erettile, e li il testosterone era 7.08/8.36, con prolattina leggermente alta 16.6) che differiscono molto con quelli del Dicembre 2018 (testosterone 4.67/8.36, e prolattina 17.1). Mi è stato detto dal mio andrologo che la prolattina è l’ormone dello stress, e un suo alto livello inibisce la produzione di testosterone.
Ho ascoltato un quarto andrologo nel frattempo, che crede alla fuga venosa, (dall’età primitiva come dice lei, ma non completamente assente) dicendomi che anche se sono riuscito ad avere rapporti sessuali in passato, è un qualcosa di cui ho sempre sofferto in qualche modo, dalla nascita, non in maniera cosi grave come quella in cui mi trovo adesso.
Mi ha inoltre detto che l’iniezione di caverject 20mcg che mi fu iniettata prima della cavernotac, se l’avessero fatta a lui, avrebbe reagito con una erezione lunga 15 giorni, mentre a me la reazione fu decisamente scarsa. Mi ha spiegato il motivo per il quale l’erezione viene meno, dicendo che mentre le arterie portano il sangue al pene, le vene non si chiudono ed ecco il motivo per il quale vi è il cosi rapido deflusso sanguigno. Mi ha proposto la chirurgia, diversa da quella del mio secondo andrologo (che consisteva nello scuoiare il pene, isolare le vene malate e spruzzare del collante all’interno) e sconsigliandomela, perchè il problema sarebbe tornato troppo precocemente rimanendo irrisolto. Mi ha bocciato la chirurgia con applicazione della protesi, perchè soggetta a sostituzione ogni 10 anni circa. Mi ha consigliato di sottopormi alla chirurgia che consiste nella distruzione delle vene, che comporterebbe il ripresentarsi del problema, ma che avrebbe avuto un effetto più duraturo.
Ho paura per i livelli di testosterone, in calo notevole, perchè ho letto su internet che possono comportare ipogonadismo o altri problemi. Crede che i livelli di testosterone possano essere collegati alla fuga venosa? Possono causarmi altri problemi se in calo notevole? Cosa mi sa dire a proposito dell’operazione?
Grazie a tutti coloro che mi risponderanno.
Dimenticavo, il mio attuale andrologo oltre a andriol 40mg (1 compressa mattina e sera per 2 mesi, terminata) e daga (1 compressa alla sera, che sto ancora assumendo), mi sta iniettando basse quantità di prostaglandine una volta a settimana (a distanza di circa 3 mesi le sto ancora sostenendo), con leggeri miglioramenti in fase iniziale di erezione, pur sempre discontinua, scostante, non al 100% della rigidità.
Ho sostenuto esami ormonali nel Febbraio 2018 (mese in cui ho iniziato a soffrire di disfunzione erettile, e li il testosterone era 7.08/8.36, con prolattina leggermente alta 16.6) che differiscono molto con quelli del Dicembre 2018 (testosterone 4.67/8.36, e prolattina 17.1). Mi è stato detto dal mio andrologo che la prolattina è l’ormone dello stress, e un suo alto livello inibisce la produzione di testosterone.
Ho ascoltato un quarto andrologo nel frattempo, che crede alla fuga venosa, (dall’età primitiva come dice lei, ma non completamente assente) dicendomi che anche se sono riuscito ad avere rapporti sessuali in passato, è un qualcosa di cui ho sempre sofferto in qualche modo, dalla nascita, non in maniera cosi grave come quella in cui mi trovo adesso.
Mi ha inoltre detto che l’iniezione di caverject 20mcg che mi fu iniettata prima della cavernotac, se l’avessero fatta a lui, avrebbe reagito con una erezione lunga 15 giorni, mentre a me la reazione fu decisamente scarsa. Mi ha spiegato il motivo per il quale l’erezione viene meno, dicendo che mentre le arterie portano il sangue al pene, le vene non si chiudono ed ecco il motivo per il quale vi è il cosi rapido deflusso sanguigno. Mi ha proposto la chirurgia, diversa da quella del mio secondo andrologo (che consisteva nello scuoiare il pene, isolare le vene malate e spruzzare del collante all’interno) e sconsigliandomela, perchè il problema sarebbe tornato troppo precocemente rimanendo irrisolto. Mi ha bocciato la chirurgia con applicazione della protesi, perchè soggetta a sostituzione ogni 10 anni circa. Mi ha consigliato di sottopormi alla chirurgia che consiste nella distruzione delle vene, che comporterebbe il ripresentarsi del problema, ma che avrebbe avuto un effetto più duraturo.
Ho paura per i livelli di testosterone, in calo notevole, perchè ho letto su internet che possono comportare ipogonadismo o altri problemi. Crede che i livelli di testosterone possano essere collegati alla fuga venosa? Possono causarmi altri problemi se in calo notevole? Cosa mi sa dire a proposito dell’operazione?
Grazie a tutti coloro che mi risponderanno.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.7k visite dal 22/02/2019.
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Approfondimento su Disfunzione erettile
La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?