Protesi peniena

Egregi Dottori

Credo che ormai dovrò rassegnarmi all’impianto di una protesi peniena tricomponente, vengo da prostasectomia e radioterapia. Ho una erezione non puntuale e insoddisfacente nel 99% dei casi.
Due dubbi:
1) Ho letto di una nuova tecnica mini invasiva che oltre a tutti i vari e determinanti vantaggi su infezioni ematomi ecc.. consente l’attivazione della protesi già dopo qualche giorno. Questo potrebbe essere utile anche per ”evitare l’accorciamento” del pene dovuto alla cicatrizzazione?

2) A seguito di un importante accorciamento del pene dovuto all'intervento, ho utilizzato un estensore che mi ha fatto recuperare circa 2,5 cm dei 4 persi (siamo a quota 15 cm).ad avere una espansione sul diametro dei cilindri, con
Voi capirete che la mia preoccupazione di riperderli è forte.
C'è un modello di protesi , che Voi sicuramente conoscete, che oltre ad espandersi sulla circonferenza consente anche l'allungamento.
Pensavo, eventualmente, di poter continuare ancora per qualche mese dopo l'impianto della protesi l'uso dell'estensore e grazie alla protesi allungabile recuperare ancora qualcosa o almeno non perderne. Mi chiedo se dopo che l'organismo avrà creato la "capsula" intorno alla protesi, questa si potrà allungare consentendo realmente l'allungamento.

Sono un tecnico ma non un medico, spero di essere perdonato per queste mie "teorie" ma questa è definita deformazione professionale.
Quello che chiedo a Voi è un aiuto a scegliere il tipo di intervento e la protesi giusta per quanto sia difficoltoso per Voi tramite questo consulto.
Ringrazio anticipatamente

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Dr. Diego Pozza Andrologo, Chirurgo generale, Endocrinologo, Oncologo, Urologo 16.1k 474

Caro lettore,

i suoi dubbi e perplessità sono corretti ma tenga presente che il corpo umano non si comporta come una macchina ma ha risposte variabili.

Nella mia carriera ho avuto modo di impiantare oltre 500 protesi peniene malleabili ed idrauliche e ritengo di avere una buona esperienza.

Lasci perdere le tecniche "mininvasive" che sono solo "fumo negli occhi" spacciando il fatto di fare una incisione un po' più corta come un grande successo evitando di dire che la piccola incisione spesso può determinare problemi di accesso.

Il modo di impiantare una protesi peniena idraulica non può variare se non in piccoli particolari spesso insignificanti ma "assai scenografici".

Il problema della lunghezza è significativo per alcuni pazienti. Le protesi LGX riescono ad evitare tale fenomeno anche se non è la lunghezza del pene che determina la qualità del rapporto.
Cerchi di consultare un andrologo con buona esperienza nelle protesi peniene e si faccia guidare da lui nella scelta dei tempi e modi dell'intervento. 

Nella mia esperienza i risultati globali nei pazienti prostatectomizzati sono tra i migliori e , quindi, penso che lei possa aver pensato alla soluzione migliore
cari saluti

Dott. Diego Pozza
www.andrologia.lazio.it
www.studiomedicopozza.it
www.vasectomia.org

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Dr. Gabriele Antonini Urologo, Andrologo, Chirurgo plastico 291 15
Caro Paziente la tecnica mini-invasiva non deve essere confusa con l'approccio chirurgico.
Un conto è fare,come giustamente dice il dott. Pozza un taglio più o meno grande,un conto è aver codificato delle manovre "tecniche" che poche persone al mondo conoscono e che rendono l'impianto della protesi estremamente agevole senza il rischio di creare ematomi e sanguinamenti vera fonte di infezione del device.
In più credo che di scenografico ci sia molto di più nel taglio sullo scroto.

Mini invasivo significa aver studiato e perfezionato la tecnica per anni ed aver capito, dopo molti impianti effettuati con "l'incisione chirurgica sullo scroto" che questa è obsoleta e non avrà vita lunga.

Mini invasivo significa aver raggiunto le competenze tecniche per poter gestire un master Universitario e insegnare a specialisti affermati come fare un eccellette impianto mini-invasivo.(http://www.uniroma1.it/didattica/master/andrologia-chirurgica-ricostruttiva-ed-implantologia-protesica).

Sicuramente ognuno opera sulla base della sua esperienza e del suo aggiornamento professionale.

E' ovvio che per questo tipo di intervento si lavora in uno spazio ridotto e solo una perfetta conoscenza dell'anatomia e delle manovre da effettuare e un percorso di formazione con il "vecchio approccio", permette un ottimo risultato sia estetico che funzionale.

Rivedo spesso molti pazienti operati con il "taglio sullo scroto" e mi riferiscono di essere contentissimi della scelta fatta.Allo stesso modo mi confronto con i pazienti operati con il mini invasivo e la soddisfazione è sovrapponibile.
Quello che cambia nella mia esperienza è il decorso post operatorio. Mi creda non tornerei più indietro!!!!

Se il chirurgo Americano Paul Perito, Urologo che numeri alla mano effettua ogni anno più impianti di protesi peniene al mondo, ripudi l'accesso chirurgico dallo scroto ed effettui annualmente 500 impianti mini-invasivi secondo lei ha una logica?

Ridurre quindi una TECNICA a "fumo negli occhi" non mi sembra corretto nei confronti di chi vive un disagio profondo perchè non può avere una normale vita sessuale e cerca le risposte migliori.
Credo sia più giusto dire io faccio questa e quello fa quella.
Se hai fatto solo questa parlane e non denigrare quella che non conosci o non fai.

Ripeto per essere chiaro: parlo di TECNICA e non di approccio chirurgico o taglio grande o piccolo.
Se vuole, in basso, le inoltro un link dove potrà avere maggiori informazioni.
La saluto cordialmente e mando un grande abbraccio al collega ed amico Diego Pozza.

http://www.antoniniurology.com/procedure/impianto-mini-invasivo/

Dr. Gabriele Antonini
Urologo Andrologo
www.antoniniurology.com
www.protesipeniene.it

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Dr. Diego Pozza Andrologo, Chirurgo generale, Endocrinologo, Oncologo, Urologo 16.1k 474
caro lettore,

non credo che ai nostri lettori interessi sapere se è più bravo il dottor Perito che impianta 500 protesi all'anno o il dottor Wilson che ne ha impiantate oltre 9000 o il dottor Pozza che ne ha piantate solo 530 o altro specialista del settore, magari più preparato e bravo.
Piantare una protesi peniena significa fare una incisione cutanea, incidere i corpi cavernosi, dilatarli, inserire i cilindri protesici, suturare le incisioni, creare uno spazio per collocare il serbatoio e la pompa scrotale. controllare se sanguina, suturare la ferita e mandare a letto il paziente fino alla dimissione, in genere il giorno successivo.
Questa è la prassi ! C'è chi usa una sola dilatazione e chi ne usa molte, c'è chi con un solo colpo con il dito indice dilata lo scroto per collocarvi la pompa e chi invece, più cautamente, deve affondare il dito 2-3 volte prima di sentirsi sicuro, chi impianta il serbatoio usando la stessa incisone di accesso e chi utilizza una altra piccola incisione accessoria. Alla fine c'è chi impianta una protesi in 40 minuti e chi ha bisogno di 60-80 minuti. L'anestesia spinale dura comunque 3-4 ore ed entrambi i pazienti avranno gli stesi disagi.!
E' chiaro che chi pianta 500 protesi l'anno, sia più deciso, sicuro nei gesti chirurgici, veloce del collega che sta cominciando questa esperienza chirurgica o di chi ha operato mano frequentemente.
Ma il successo di tale chirurgia non sta solo nella velocità di impianto ma anche nell'approccio al paziente, nelle modalità di condividerne le scelte, nella modalità di preparazione all'intervento chirurgico, nella capacità di seguirlo nel tempo assistendolo nel decorso postoperatorio e nelle prime esperienze di rapporti sessuali che non sempre sono assai facili e nel garantirgli una continua assistenza in caso di problematiche meccaniche sempre possibili dopo un mese o dopo 15 anni.
Credo quindi che un paziente debba trovare questi elementi in chi dovrà cercare di risolvere i suoi problemi erettili, dimensionali e di autostima.
Il mio vecchio primario diceva sempre " la chirurgia non è una corsa di cavalli. Non bisogna pensare di arrivare a tutti i costi "primi" ma bisogna arrivare "bene" al traguardo! Se poi si arriva velocemente indubbiamente è meglio!"
Cari saluti
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Dr. Gabriele Antonini Urologo, Andrologo, Chirurgo plastico 291 15
Caro Diego
Sicuramente l'approccio,la decisione concordata insieme e l'assistenza nel post operatorio e nel tempo sono elementi fondamentali ma ritengo siano un po' scontati e demagogici se un medico serio e specialista nel settore svolge la propria attività nel modo più deontologico possibile.Mi permetto di dissentire da ciò che dici per vari motivi.
Questa chirurgia ha come obiettivo finale due risultati: estetico e funzionale.Se uno dei due viene meno vuol dire che non hai fatto un buon lavoro.In più la possibile infezione della protesi rende il tutto molto più difficile.Mi sembra quindi un po' superficiale ridurre un gesto tecnico a quei passaggi che hai descritto così semplicisticamente.Spiego a te ed al paziente brevemente perché'.
1) L'intervento deve essere rapido.Meno tempo impieghi meno possibilità hai che la protesi si infetti.Se non lo sei i rischi aumentano notevolmente .A quel punto sei costretto ad espiantare la protesi e a programmare un reimpianto a distanza di qualche mese.Sicuramente la casistica personale di impianti protesici aumenta.Si può arrivare anche a 1000 ma il numero dei pazienti rimane sempre lo stesso.
2) Le incisioni dei corpi cavernosi devono essere minime per evitare dopo averle chiuse che ci sia una fuoriuscita di sangue dagli stessi che può causare ematomi vera fonte di infezione.
3) La dilatazione dei corpi cavernosi,se possibile,deve essere minima per conservare più possibile tessuto erettile e non dare al paziente la sensazione di "pene freddo".
4) Incidere la cute in regione infrapubica evita di tagliare lo scroto.
Il tessuto scrotale con le sue fasce dartoiche e' facilmente sanguinante per la presenza di numerosi vasi e sviluppa quindi più facilmente ematomi.E' molto più soggetto alle infezioni rispetto alla regione del pube.Infine inciderlo significa creare dolore al paziente che riesce a gestirlo solo a distanza di 20/30 giorni.
La LGX700 della AMS e' una protesi che prevede un aumento di espansione nel tempo.Più è rapida la sua attivazione più ha possibilità di lavorare meglio e di contrastare la formazione della pseudo-capsula o cicatrice interna dei corpi cavernosi.
5) Incidere in regione infrapubica permette un miglior impianto del pallone della protesi in regione paravescicale ed una migliore gestione di un possibile sanguinamento da "vaso anomalo". La contro incisione addominale e' sempre più in disuso (sicuramente sempre utile nei casi molto difficili).Da circa un anno e' stato approvato dall' FDA (food and drug administation) negli Stati Uniti l'impianto ectopico del reservoire nei pazienti che hanno avuto una pregressa chirurgia addominale e pelvica (asportazione della prostata per tumore).Con il taglio sullo scroto è veramente complicato,se non impossibile,impiantate in questo modo il pallone.Risulta quindi indispensabile l'approccio infrapubico
se si vuole impiantare lo stesso sopra la fascia trasversalis in modo ectopico.

Take home messagge dicono gli inglesi:
Tecnica mini invasiva uguale a
1 assenza di ematomi
2 infezioni prossime allo 0%
3 possibilità di impiantare meglio il pallone senza effettuare manovre alla "cieca"
4 scarso dolore post operatorio
5 rapida attivazione della protesi
6 riduzione dell'accorciamento del pene (se l'intervento viene fatto precocemente prima che si instauri la fibrosi)

Dopo aver effettuato circa 100 impianti idraulici peno-scrotali su 100 pazienti e quindi aver codificato quella tecnica e' stato veramente complesso cambiare radicalmente l'approccio chirurgico ma sono fermamente convinto di aver fatto bene e che il futuro della implantologia peniena sia l'accesso mini invasivo infrapubico.
Siamo nell'era della chirurgia robotica e in Italia si effettuano ancora interventi "a cielo aperto" per determinate patologie che in altri Paesi sono stati messi al bando.La medicina fortunatamente fa passi da gigante.Nel mondo quando dici protesi si parla ormai solo di tempi chirurgici e di infezione.C'e ' addirittura chi ha codificato la "no touch technique" per paura di "toccare" la protesi e infettarla.
I consigli dei vecchi primari sono sempre utili ma l'aggiornamento professionale e vedere dove sta' andando il mondo credo sia fondamentale per avere il risultato migliore e non ridurre la procedura chirurgica ad una semplice "prassi".
Per concludere,in riferimento ai numeri ed a chi è il più bravo come dicevi tu Diego,credo che al paziente interessi molto sapere chi ha la maggiore esperienza e in virtù di questa scelga a parer suo la tecnica migliore.Finalmente in Italia grazie alla SIA ed al brillante lavoro del dott Edoardo Pescatori da gennaio è partito il registro italiano per le protesi al pene.Sara' uno strumento fondamentale per capire,numeri alla mano,quali sono i risultati migliori con la tecnica migliore e per capire finalmente chi fa e chi millanta.
Un in bocca al lupo al paziente è un caloroso abbraccio a Diego.
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Egregi dottori,
Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato. Anche il Vostro scambio di opinioni mi è stato utile ed ha confermato il vostro impegno oltre che la Vostra professionalità e serietà.
Perdonatemi se approfitto con una ultima domanda:
La protesi LGX o comunque le protesi "allungabili" hanno meno rigidità rispetto alle altre? hanno delle penalizzazioni?
Grazie ancora
Cordialità
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Dr. Gabriele Antonini Urologo, Andrologo, Chirurgo plastico 291 15
Se non ha fibrosi severa sono le migliori.
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie infinite Dr. Antonini per la Sua risposta.
cordialità
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Dr. Diego Pozza Andrologo, Chirurgo generale, Endocrinologo, Oncologo, Urologo 16.1k 474
Caro Lettore,

le protesi LGX "possono" determinare un allungamento dei corpi cavernosi ma non è detto che questo fenomeno di debba "sempre" determinare.
Di per se il meccanismo su cui si basa la possibilità di "allungare" il pene non incide sulla qualità della rigidità e su altre proprietà dei cilindri
cari saluti
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Attivo dal 2015 al 2015
Ex utente
Grazie infinite a Lei Dr. Pozza per la Sua risposta.
Cordialità