Reincurvamento pene post-intervento
Buongiorno a tutti. Sono un ragazzo sano di 27 anni. Fin dalla nascita ho sofferto di pene curvo verso il basso con fimosi. La curvatura era molto accentuata, tanto da recarmi notevole disagio psicologico e difficoltà nell'attività sessuale. Quattro anni fa mi sono sottoposto ad un intervento di raddrizzamento. Il pene è stato circonciso e sul lato ventrale del glande è rimasto l'evidente e inestetico segno delle cuciture (un "grumo" di carne arricciata). Il pene a seguito dell'intervento è risultato leggermente accorciato ma era perfettamente dritto. Nel giro di un anno tuttavia il pene si è reincurvato gradualmente ma in modo evidente verso il basso; ora appare proprio come se l'intervento non fosse stato mai eseguito. Premetto che, dopo l'intervento, non ho mai tenuto il pene "verso l'alto" negli slip come mi era stato consigliato di fare, per scomodità. Ho richiesto una nuova visita andrologica, ma in via preventiva vorrei sapere se in caso di ulteriore intervento: 1) sia possibile eliminare il segno delle cuciture al glande; 2) vi sia un ulteriore accorciamento del pene; 3) fosse possibile procedere, contemporaneamente, ad un allungamento del pene. Potrebbero esserci soluzioni alternative ad un nuovo intervento? Infine, quanto potrebbe aver influito sull'incurvamento post operatorio il non aver lasciato il pene "verso l'alto", parallelo al ventre? Ringrazio infinitamente tutti i professionisti che vorranno rispondermi in maniera esaustiva e porgo i miei complimenti al sito...
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Gentile lettore,
difficile rispondere all'ultima sua domanda e per le altre questioni da lei sollevate bisogna prima fare una attenta e diretta valutazione clinica con esperto andrologo.
Comunque al primo quesito molto sinteticamente le posso rispondere con un sì; al secondo con un forse e al terzo le dico che al momento non esistono sicuri interventi di allungamento delle strutture cavernose e spongiose di un pene.
Cordiali saluti.
difficile rispondere all'ultima sua domanda e per le altre questioni da lei sollevate bisogna prima fare una attenta e diretta valutazione clinica con esperto andrologo.
Comunque al primo quesito molto sinteticamente le posso rispondere con un sì; al secondo con un forse e al terzo le dico che al momento non esistono sicuri interventi di allungamento delle strutture cavernose e spongiose di un pene.
Cordiali saluti.
Giovanni Beretta M.D.
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Utente
Gentile dott. Beretta, la ringrazio della sua esaustiva risposta. Curiosità, ho fatto l'ecografia preoperatoria proprio nella sua clinica a Firenze... Pertanto con un secondo intervento, anche a costo di un ulteriore accorciamento del pene, potrei risolvere definitivamente il problema? Qual è la reale durata degli effetti dell'intervento? E' possibile che i punti interni abbiano già "ceduto"?? Infine, sarebbe possibile procedere ad un raddrizzamento e contemporaneamente ad un allungamento del pene? Se sì, con quali rischi?
La ringrazio infinitamente per la sua disponibilità.
Cordiali saluti
La ringrazio infinitamente per la sua disponibilità.
Cordiali saluti
[#3]
Gentile lettore,
un intervento di raddrizzamento dei corpi cavernosi generalmente risolve definitivamente il problema.
Cosa sia successo nel suo caso è veramente difficile capirlo da questa sede.
All'ultima domanda poi le devo ancora risponderle che purtroppo al momento non esistono sicuri interventi di allungamento delle strutture cavernose e spongiose di un pene ed i rischi di non trascurabili e non desiderate complicanze fanno molto meditare tutti i chirurghi che si occupano di tali strategie terapeutiche.
Cordiali saluti.
un intervento di raddrizzamento dei corpi cavernosi generalmente risolve definitivamente il problema.
Cosa sia successo nel suo caso è veramente difficile capirlo da questa sede.
All'ultima domanda poi le devo ancora risponderle che purtroppo al momento non esistono sicuri interventi di allungamento delle strutture cavernose e spongiose di un pene ed i rischi di non trascurabili e non desiderate complicanze fanno molto meditare tutti i chirurghi che si occupano di tali strategie terapeutiche.
Cordiali saluti.
[#4]
Utente
Spett.le dott. Beretta,
la informo sull'evoluzione del mio disturbo. Ho eseguito due visite specialistiche presso un urologo ed un andrologo, oltre che un eco-colordoppler penieno. Entrambi gli specialisti mi hanno sconsigliato un nuovo intervento chirurgico con l'introduzione di tutori, a causa di un possibile rigetto,dell'assenza di dolore e dell'irreversibilità dell'intervento. L'eco-colordoppler ha evidenziato che la tunica albuginea è cresciuta nuovamente e vi sono ulteriori punti del pene in cui si sta formando. L'afflusso di sangue è piuttosto ridotto, il che provoca una turgidità minore dell'erezione, con mia insoddisfazione. Oltretutto, il pene risulta sempre evidentemente curvo ventralmente. In via palliativa sto seguendo una cura a base di Peironimev (2 compresse al dì) integrandolo con vitamina E, e inizio a tenere il pene addominalizzato. A questo punto mi chiedo: escludendo la possibilità chirurgica, devo rassegnarmi ad un pene curvo tutta la vita? La terapia proposta può apportare anche dei minimi contributi? Inoltre, come potrei procedere per aumentare l'afflusso sanguigno al pene? Esistono terapie non chirurgiche per il mio problema? La ringrazio infinitamente per la sua attenzione ed attendo un suo gentile parere clinico.
la informo sull'evoluzione del mio disturbo. Ho eseguito due visite specialistiche presso un urologo ed un andrologo, oltre che un eco-colordoppler penieno. Entrambi gli specialisti mi hanno sconsigliato un nuovo intervento chirurgico con l'introduzione di tutori, a causa di un possibile rigetto,dell'assenza di dolore e dell'irreversibilità dell'intervento. L'eco-colordoppler ha evidenziato che la tunica albuginea è cresciuta nuovamente e vi sono ulteriori punti del pene in cui si sta formando. L'afflusso di sangue è piuttosto ridotto, il che provoca una turgidità minore dell'erezione, con mia insoddisfazione. Oltretutto, il pene risulta sempre evidentemente curvo ventralmente. In via palliativa sto seguendo una cura a base di Peironimev (2 compresse al dì) integrandolo con vitamina E, e inizio a tenere il pene addominalizzato. A questo punto mi chiedo: escludendo la possibilità chirurgica, devo rassegnarmi ad un pene curvo tutta la vita? La terapia proposta può apportare anche dei minimi contributi? Inoltre, come potrei procedere per aumentare l'afflusso sanguigno al pene? Esistono terapie non chirurgiche per il mio problema? La ringrazio infinitamente per la sua attenzione ed attendo un suo gentile parere clinico.
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Caro signore,
mi pare un po strano tal referto, le è stata fatta diagnosi di Morbo di La Peyronie?. Comunque una recuidiva di incurvamento avviene nel 10% degli interneti di pene curvo, se l' incurvamento avvene tardivamente, come nel suo caso, è più logico supporre un cedimento tissutale. Piuttosto è da valutare attentamente quell' incurvamento, che la recidiva è raramente grave come l' originale curvatura.
mi pare un po strano tal referto, le è stata fatta diagnosi di Morbo di La Peyronie?. Comunque una recuidiva di incurvamento avviene nel 10% degli interneti di pene curvo, se l' incurvamento avvene tardivamente, come nel suo caso, è più logico supporre un cedimento tissutale. Piuttosto è da valutare attentamente quell' incurvamento, che la recidiva è raramente grave come l' originale curvatura.
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Utente
Spett.le dott. Cavallini,
le confermo che non ho avuto diagnosi di Morbo di La Peyronie, e a seguito dell'eco non è stato rilevato un cedimento tissutale; oltretutto i punti dell'intervento (risalente a quattro anni fa) sono saldi. Qualora di cedimento tissutale si tratti, come potrei sincerarmene di nuovo? Mi è stato poi confermato che la corporoplastica è stata eseguita correttamente. L'eco ha però messo in evidenza una ricrescita della placca albuginea proprio intorno alla sutura, alla radice del pene, con la presenza "forforosa" (cito testualmente) di ulteriori placche in fase di sviluppo in tutta l'asta del pene. Come spiegavo, anche l'afflusso sanguigno è piuttosto ridotto. L'incurvamento (foto alla mano) è purtroppo paragonabile a quello pre-operatorio, e l'erezione risulta poco turgida proprio come quattro anni fa. Il Peironimev mi è stato consigliato in via preventiva, per inibire la crescita degli altri punti di placca, per un periodo di due mesi. A tal punto non capisco che terapia seguire (se esiste) per poter ottenere un parziale raddrizzamento dell'asta del pene ed ottenere un maggior afflusso di sangue in erezione!! La prego di consigliarmi in tal senso... La ringrazio e la saluto cordialmente.
le confermo che non ho avuto diagnosi di Morbo di La Peyronie, e a seguito dell'eco non è stato rilevato un cedimento tissutale; oltretutto i punti dell'intervento (risalente a quattro anni fa) sono saldi. Qualora di cedimento tissutale si tratti, come potrei sincerarmene di nuovo? Mi è stato poi confermato che la corporoplastica è stata eseguita correttamente. L'eco ha però messo in evidenza una ricrescita della placca albuginea proprio intorno alla sutura, alla radice del pene, con la presenza "forforosa" (cito testualmente) di ulteriori placche in fase di sviluppo in tutta l'asta del pene. Come spiegavo, anche l'afflusso sanguigno è piuttosto ridotto. L'incurvamento (foto alla mano) è purtroppo paragonabile a quello pre-operatorio, e l'erezione risulta poco turgida proprio come quattro anni fa. Il Peironimev mi è stato consigliato in via preventiva, per inibire la crescita degli altri punti di placca, per un periodo di due mesi. A tal punto non capisco che terapia seguire (se esiste) per poter ottenere un parziale raddrizzamento dell'asta del pene ed ottenere un maggior afflusso di sangue in erezione!! La prego di consigliarmi in tal senso... La ringrazio e la saluto cordialmente.
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Il fatto che ceda qualche cosa non indica assolutamente che l' interveto non sia stato fatto correttamente. La albuginea ricresce dove è stata tagliata e quindi fa bene a crescer la dove sta l' incisone. Meno capisco tutto questo coinvolgimento più o meno fbrotico della stessa tunica che allora starebbe per Peyronie. Poi alla sua età una diminuzione del flusso sanguigno può benissimo essere un artefatto dell' esame. Per cui sentirei altra campana.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3.6k visite dal 22/12/2011.
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