Fuga venosa??
Buongiorno.
Faccio un piccolo riassunto della mia situazione: a seguito dell'insorgere di decifit erettivo e successivamente di eiaculazione precoce, entrambi sia nel corso di un rapporto sessuale o a livello di masturbazione, scomparsa delle erezioni mattutine e scarsa reazione ai vasodilatatori, NPT Test poco gratificante in relazione alla rigidità del pene ( in due notti con 8 fenomeni erettivi solo uno di questi presenta una rigidità media dell 80% protratta per qualche minuto, gli altri neanche si avvicinano e praticamente mai si ha un qualche livello di rigidità stabile la quale è sempre minore al glande rispetto che alla base del pene), insorti dolori alla punta del pene e comparsa di una sorta di desquamazione sul glande mi è stata riscontrata una prostatite attraverso un semplice controllo rettale. Unico esame sostenuto fino ad ora in relazione all'infiammazione è un tampone che ha dato esito negativo sull 'esame culturale del tampone,ricerca di Chlamydia e microplasmi urogenitali (anche se mi pare di aver capito che non è molto semplice rintracciare un'eventuale presenza batteriologica con il tampone data la "dimesione ridotta dell'ambiente"). In prima battuta mi è stata precritta dall 'urologo una terapia di Trobocin e 10 gg di Bassado 2 pastiglie al giorno, ritengo per evitare un rischio di cronicizzazione, poi mi sono affidato alle mani di un andrologo che riscontrata anch'egli l'infiammazione (e che male!!!) mi ha prescritto Mictasone e Levoxacin entrambi una volta al giorno per 5 gg e per la desquamazione sul glande sciacqui di acqua e sale con applicazione di Gentalyn beta. La desquamazione è sparita e dolori alla punta del pene non ne ho avuti più; lungi dal credere di aver già guarito l'infiammazione che so essere un pò restia ad andarsene il mio problema in questo momento è un altro:
L'andrologo mi ha consigliato di eseguire un eco doppler penieno dinamico al fine di verificare la bontà del quadro arterioso e vedere se già attraverso questo esame si possano riscontrare indizi su eventuale problemi venosi; il quadro arterioso è ottimo, ma già dal doppler si riscontrano possibili problemi venosi o a livello occlusivo o di fuga venosa consigliando una cavernosometria/grafia. Prendo dal referto "Esame effettuato in condizioni basali e dopo somminisrazione IC di 10 mg di Alprostadil; i corpi cavernosi presentano normale ecostruttura con rilasciamento simmetrico; si segnala la presenza di rami perforanti do origine dorsale e rami shunt caverno-spongiosi bilateralmente. Sia nelle scansioni longitudinalali che trasversali si segnala la presenza di rami con segnale e morfologia Doppler di tipo venoso bilateralmente".
Tralascio come detto la parte sul quadro arterioso che è, a detta del medico che ha eseguito l'esame, migliore di tante altre che ha visto, sottolinenado che la mia impressione durante l'esame è stata che la reazione al farmaco (vasodilatatore immagino) produceva u erezione tanto meno intensa quanto più ci si avvicinava al glande quindi mi viene da dire che il problema venoso è li localizzato. La mia domanda è: il problema venoso è da ricollegare alla prostatite o alla luce della Vs esperienza ritenete che sia così sfigato che le due problematiche siano tra di loro completamente indipendenti?
Mi potete per cortesia spiegare a grandi linee la idfferenza tra fuga venosa e problema veno/occlusivo che non mi è molto chiara?
Ringrazio ANticipatamente
Faccio un piccolo riassunto della mia situazione: a seguito dell'insorgere di decifit erettivo e successivamente di eiaculazione precoce, entrambi sia nel corso di un rapporto sessuale o a livello di masturbazione, scomparsa delle erezioni mattutine e scarsa reazione ai vasodilatatori, NPT Test poco gratificante in relazione alla rigidità del pene ( in due notti con 8 fenomeni erettivi solo uno di questi presenta una rigidità media dell 80% protratta per qualche minuto, gli altri neanche si avvicinano e praticamente mai si ha un qualche livello di rigidità stabile la quale è sempre minore al glande rispetto che alla base del pene), insorti dolori alla punta del pene e comparsa di una sorta di desquamazione sul glande mi è stata riscontrata una prostatite attraverso un semplice controllo rettale. Unico esame sostenuto fino ad ora in relazione all'infiammazione è un tampone che ha dato esito negativo sull 'esame culturale del tampone,ricerca di Chlamydia e microplasmi urogenitali (anche se mi pare di aver capito che non è molto semplice rintracciare un'eventuale presenza batteriologica con il tampone data la "dimesione ridotta dell'ambiente"). In prima battuta mi è stata precritta dall 'urologo una terapia di Trobocin e 10 gg di Bassado 2 pastiglie al giorno, ritengo per evitare un rischio di cronicizzazione, poi mi sono affidato alle mani di un andrologo che riscontrata anch'egli l'infiammazione (e che male!!!) mi ha prescritto Mictasone e Levoxacin entrambi una volta al giorno per 5 gg e per la desquamazione sul glande sciacqui di acqua e sale con applicazione di Gentalyn beta. La desquamazione è sparita e dolori alla punta del pene non ne ho avuti più; lungi dal credere di aver già guarito l'infiammazione che so essere un pò restia ad andarsene il mio problema in questo momento è un altro:
L'andrologo mi ha consigliato di eseguire un eco doppler penieno dinamico al fine di verificare la bontà del quadro arterioso e vedere se già attraverso questo esame si possano riscontrare indizi su eventuale problemi venosi; il quadro arterioso è ottimo, ma già dal doppler si riscontrano possibili problemi venosi o a livello occlusivo o di fuga venosa consigliando una cavernosometria/grafia. Prendo dal referto "Esame effettuato in condizioni basali e dopo somminisrazione IC di 10 mg di Alprostadil; i corpi cavernosi presentano normale ecostruttura con rilasciamento simmetrico; si segnala la presenza di rami perforanti do origine dorsale e rami shunt caverno-spongiosi bilateralmente. Sia nelle scansioni longitudinalali che trasversali si segnala la presenza di rami con segnale e morfologia Doppler di tipo venoso bilateralmente".
Tralascio come detto la parte sul quadro arterioso che è, a detta del medico che ha eseguito l'esame, migliore di tante altre che ha visto, sottolinenado che la mia impressione durante l'esame è stata che la reazione al farmaco (vasodilatatore immagino) produceva u erezione tanto meno intensa quanto più ci si avvicinava al glande quindi mi viene da dire che il problema venoso è li localizzato. La mia domanda è: il problema venoso è da ricollegare alla prostatite o alla luce della Vs esperienza ritenete che sia così sfigato che le due problematiche siano tra di loro completamente indipendenti?
Mi potete per cortesia spiegare a grandi linee la idfferenza tra fuga venosa e problema veno/occlusivo che non mi è molto chiara?
Ringrazio ANticipatamente
[#1]
Gentile utente,
la disfunzione venoocclusiva e la fuga venosa sono la stessa cosa.
La prostatite può accompagnarsi a fastidi e dolori durante l'erezione che comportano in ultima analisi ad una riduzione della capacità erettile.
Senta cosa ne pensa l'andrologo che la ha visitata e ci faccia saper gli sviluppi
Cordialmente
la disfunzione venoocclusiva e la fuga venosa sono la stessa cosa.
La prostatite può accompagnarsi a fastidi e dolori durante l'erezione che comportano in ultima analisi ad una riduzione della capacità erettile.
Senta cosa ne pensa l'andrologo che la ha visitata e ci faccia saper gli sviluppi
Cordialmente
Michelangelo Sorrentino
[#2]
Ex utente
L'esame non mi è stato imposto ma mi è stato consigliato ritengo per verificare la bontà del flusso arterioso, e e forse (ma questo dico io) per escludere una volta per tutte che il mio decifit sia di natura psicogena e non direttamente collegato alla prostatite nonchè eventuali macroproblemi a livello venoso, il tutto al fine di avere un quadro diagnostico più ampio. Comunicato il risultato al mio medico questi mi ha detto di lasciar passare un paio di settimane prima di effettuare una nuova visita,lasciando fare alle medicine il loro corso, per poi valutare il da farsi in relazione alla prostatite, non credo quindi che la cavernosometria/grafia sarà effettuata (se sarà effettuata) in tempi brevi visto che lo stesso medico mi ha già anticipato la probabile necessità di una ecografia prostatica e comuqnue già prima del doppler mi aveva esaurientemente spiegato che il decifit probabilmente è causato dalla prostatite. . Mantengo viva la speranza che i due problemi siano tra loro separati, visto che mi pare di avere compreso che gli interventi chirurgici a livello venoso sul pene non danno garanzie certe di riuscita, ma ritengo non sia il caso di pensarci ora, prima la prostatite poi eventualmente il resto. VI pongo un ulteriore quesito: indicativamente in ragione della Vs esperienza, qual'è la tempistica di cura di un'infiammazione alla prostata e dopo quanto tempo posso aspettarmi un miglioramento del mio decifit erettivo, ricordando ancora che i dolori alla punta e la senzazione di solletico alla base del glande oltre che alla desquamazione se ne sono già andati?
Ringrazio come sempre per la Vs cortesia, non sapete quanto è importante il servizio che fornite!
Ringrazio come sempre per la Vs cortesia, non sapete quanto è importante il servizio che fornite!
[#3]
Sono d'accordo che si debba affrontare prima di tutto la prostatite. E se non si era capito sono molto scettico sul fatto che una cavernosometria ci possa dare degli spunti terapeutici diversi da quelli in atto.
Per quanto riguarda la sua nuova domanda è la più difficile di tutte, perchè è molto difficile prevedere la tempistica di risoluzione delle problematiche prostatiche.
In linea di massima però mi sentirei di dire che nel giro di un paio di settimane se i sintomi dolorosi sono scomparsi le cose dovrebbero andare incontro ad una normalizzazione.
Cordialmente
Per quanto riguarda la sua nuova domanda è la più difficile di tutte, perchè è molto difficile prevedere la tempistica di risoluzione delle problematiche prostatiche.
In linea di massima però mi sentirei di dire che nel giro di un paio di settimane se i sintomi dolorosi sono scomparsi le cose dovrebbero andare incontro ad una normalizzazione.
Cordialmente
[#5]
Esattamente curando la prostatite si può aspettare un miglioramento della disfunzione erettile; il meccanismo alla base di questo è la congestione delle vene periprostatiche che interessano anche i corpi cavernosi o anche l'innervazione degli stessi corpi cavernosi che decorrono aderenti alla superficie della prostata.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 6.6k visite dal 21/05/2011.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.