Allergia imenoteri
Il veleno di vespe e calabroni è termolabile?
mi risulta che il veleno delle api non lo sia (fonte wikipedia) mentre sul veleno di vespidi non trovo informazioni "ufficiali"
In campagna si dice che in caso di puntura di vespa basta una "sfiammata" e tutto passa.
Io ho provato e posso dare conferma sia del fatto che per l'ape il calore non ha nessun effetto che del fatto che per la vespa il calore annienta immediatamente l'effetto della puntura, ma vorrei avere un responso dal mondo scientifico.
Essendo allergica ritengo che sarebbe importante studiare dei metodi per evitare che il veleno vada in circolo o per lo meno limitarne la quantità. Ammoniaca, calore, servono a qualcosa? ci sono studi in merito? In ospedale gli allergologi non mi hanno dato alcuna informazione in merito.
Forse varrebbe la pena approfondire le nozioni che ci arrivano dalla cultura contadina...
mi risulta che il veleno delle api non lo sia (fonte wikipedia) mentre sul veleno di vespidi non trovo informazioni "ufficiali"
In campagna si dice che in caso di puntura di vespa basta una "sfiammata" e tutto passa.
Io ho provato e posso dare conferma sia del fatto che per l'ape il calore non ha nessun effetto che del fatto che per la vespa il calore annienta immediatamente l'effetto della puntura, ma vorrei avere un responso dal mondo scientifico.
Essendo allergica ritengo che sarebbe importante studiare dei metodi per evitare che il veleno vada in circolo o per lo meno limitarne la quantità. Ammoniaca, calore, servono a qualcosa? ci sono studi in merito? In ospedale gli allergologi non mi hanno dato alcuna informazione in merito.
Forse varrebbe la pena approfondire le nozioni che ci arrivano dalla cultura contadina...
[#1]
Allergologo
Gentile utente,
se Lei preferisce affidarsi alla cultura contadina, piuttosto che seguire i consigli dell'allergologo, è affar Suo.
Ma Le rispondo proprio per invitarLa a rivedere il Suo punto di vista sulla questione - dal momento che dichiara di essere Lei stessa un soggetto allergico;
allo stesso tempo non posso permetterLe di fare disinformazione.
In allergologia come in tutte le altre specialità mediche la ricerca continua molto meglio di quanto Lei creda e si basa su dati significativi, che la ricerca stessa ha evidenziato precedentemente, sempre con rigore e cercando di ridurre quanto più possibile i limiti metodologici.
I soggetti allergici devono essere sempre inquadrati da personale competente e devono ricevere in dotazione tutti i presidi indicati per il caso specifico.
Nell'eventualità di una reazione allergica severa, Le ricordo, si rischia la vita.
Cordialmente,
se Lei preferisce affidarsi alla cultura contadina, piuttosto che seguire i consigli dell'allergologo, è affar Suo.
Ma Le rispondo proprio per invitarLa a rivedere il Suo punto di vista sulla questione - dal momento che dichiara di essere Lei stessa un soggetto allergico;
allo stesso tempo non posso permetterLe di fare disinformazione.
In allergologia come in tutte le altre specialità mediche la ricerca continua molto meglio di quanto Lei creda e si basa su dati significativi, che la ricerca stessa ha evidenziato precedentemente, sempre con rigore e cercando di ridurre quanto più possibile i limiti metodologici.
I soggetti allergici devono essere sempre inquadrati da personale competente e devono ricevere in dotazione tutti i presidi indicati per il caso specifico.
Nell'eventualità di una reazione allergica severa, Le ricordo, si rischia la vita.
Cordialmente,
[#2]
Utente
forse non sono stata chiara nella mia domanda, proverò a spiegarmi meglio!
So benissimoche rischio la vita essendoci passata in prima persona.
Adotto tutte le misure che mi sono state indicate dalla mia AUSL ossia
- ho fatto la terapia desensibilizzante
- giro con kit medico contenente l'adrenalina, il cortisone e gli antistaminici
non sono quindi certo una persona che vuole contrapporre la medicina ufficiale ai rimedi della nonna!
Tuttavia ripeto che sarebbe opportuno individuare metodi che limitino il quantitativo di veleno in circolo a seguito di una puntira di imenottero, pertanto rinnovo la mia domanda che non ha ancora avuto risposta!
il veleno della vespa è termolabile?
So benissimoche rischio la vita essendoci passata in prima persona.
Adotto tutte le misure che mi sono state indicate dalla mia AUSL ossia
- ho fatto la terapia desensibilizzante
- giro con kit medico contenente l'adrenalina, il cortisone e gli antistaminici
non sono quindi certo una persona che vuole contrapporre la medicina ufficiale ai rimedi della nonna!
Tuttavia ripeto che sarebbe opportuno individuare metodi che limitino il quantitativo di veleno in circolo a seguito di una puntira di imenottero, pertanto rinnovo la mia domanda che non ha ancora avuto risposta!
il veleno della vespa è termolabile?
[#3]
Allergologo
Cara signora/ina,
Le risponderò non rispondendole, ma sono certo che capirà benissimo il senso di questa risposta-non risposta.
I veleni delle vespe (parlerei al plurale dato che ne esistono di diverse specie - e non solo, anche di diversi generi: questo ne "aumenta" la diversità) sono soluzioni composte da vari allergeni.
Dunque il discorso della termolabilità andrebbe affrontato per ognuno di essi e per ogni soggetto allergico si dovrebbe conoscere l'esatto profilo di sensibilizzazione.
Ma non è questo il punto.
Il punto sta nell'utilità dell'informazione che Lei chiede, oltre che nella definizione stessa di labilità termica (di nuovo, distinta per ogni allergene).
Facciamo un esempio.
Se il soggetto allergico sapesse di non tollerare un particolare allergene che risulta inattivato a 70°C per 5 minuti che farebbe?
Si ustionerebbe la zona punta con un accendino piuttosto che ricorrere alla terapia medica e farsi portare al Pronto Soccorso più vicino?
Siamo poi sicuri che durante quei 5 minuti (ma anche dopo) di tale "riscaldamento sado-maso" non presenti ugualmente una reazione grave dovuta all'azione delle molecole non inattivate?
Siamo sicuri che il riscaldamento non sia invece un fattore favorente un maggiore assorbimento?
Immagino che i colleghi allergologi Le abbiano indicato l'applicazione di ghiaccio (o di oggetti freddi) sulla sede della puntura - oltre all'immediata rimozione del pungiglione in caso di puntura di ape, l'eventuale e corretto uso dei farmaci, il trasporto al Pronto Soccorso o la chiamata al 118, gli accorgimenti per ridurre il rischio di puntura.
Cordialmente,
Le risponderò non rispondendole, ma sono certo che capirà benissimo il senso di questa risposta-non risposta.
I veleni delle vespe (parlerei al plurale dato che ne esistono di diverse specie - e non solo, anche di diversi generi: questo ne "aumenta" la diversità) sono soluzioni composte da vari allergeni.
Dunque il discorso della termolabilità andrebbe affrontato per ognuno di essi e per ogni soggetto allergico si dovrebbe conoscere l'esatto profilo di sensibilizzazione.
Ma non è questo il punto.
Il punto sta nell'utilità dell'informazione che Lei chiede, oltre che nella definizione stessa di labilità termica (di nuovo, distinta per ogni allergene).
Facciamo un esempio.
Se il soggetto allergico sapesse di non tollerare un particolare allergene che risulta inattivato a 70°C per 5 minuti che farebbe?
Si ustionerebbe la zona punta con un accendino piuttosto che ricorrere alla terapia medica e farsi portare al Pronto Soccorso più vicino?
Siamo poi sicuri che durante quei 5 minuti (ma anche dopo) di tale "riscaldamento sado-maso" non presenti ugualmente una reazione grave dovuta all'azione delle molecole non inattivate?
Siamo sicuri che il riscaldamento non sia invece un fattore favorente un maggiore assorbimento?
Immagino che i colleghi allergologi Le abbiano indicato l'applicazione di ghiaccio (o di oggetti freddi) sulla sede della puntura - oltre all'immediata rimozione del pungiglione in caso di puntura di ape, l'eventuale e corretto uso dei farmaci, il trasporto al Pronto Soccorso o la chiamata al 118, gli accorgimenti per ridurre il rischio di puntura.
Cordialmente,
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.4k visite dal 13/11/2013.
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Approfondimento su Allergia
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