Ringraziamento al reparto di oropedia dell'ospedale Fatebenefratelli

Ultimo aggiornamento: 05.01.2012

Buonasera,
vorrei che rendeste noto l'episodio di buona sanità che ho avuto la fortuna di vivere, nonostante la motivazione di base tristissima.

Mi riferisco alla malattia di mia madre, Marisa Gallegra, che nel 1993 a 62anni è morta presso l'ospedale Fatebene Fratelli dell'isola Tiberina di Roma.
Purtroppo tardivamente le è stato diagnosticato un tumore secondario - mai trovato chirurgicamente il centro del tumore - che inviava metastasi alle ossa, dunque paziente terminale. La causa che l'ha portata in ospedale e che ha permesso il ricovero è stata la rottura - senza caduta - del femore: da qui esami istologico e diagnosi.
Dunque era ricoverata nel reparto ortopedia dell'ospedale appena detto.

Il reparto di per se non aveva nulla a che fare, una volta guarito il femore, con la malattia di mia madre: eppure la sua persona, il suo modo di fare e tutta la nostra famiglia - mi permetto di dire a distanza di anni - hanno conquistato il primario e lo staff di quel reparto.
Infatti il primario dell'epoca chiese la lunga degenza per mia madre, senza che nessuno di noi l'avesse a sua volta chiesto a lui: io sono la più grande di tre figli, i fratelli dopo di me sono maschi e mio padre amava cosi tanto mia madre che non accettava la sua malattia.
I consulti medici, i responsi, le cure, i colloqui, i medici li hanno fatto tutti con me che a quel tempo non avevo ancora trent'anni.

Sta di fatto che mia mamma è potuta rimanere in quel reparto ben 10 mesi senza pagare un soldo - vi ricordo che in quella struttura sanitaria c'è la possibilità di avere assistenza a pagamento o almeno a quel tempo era così - ma non basta: negli ultimi periodi io stessa ho dormito accanto a mia mamma e loro me lo hanno permesso gratuitamente.
Ma c'è dell'altro: potevo cucinare per lei e per gli infermieri usando la cucina del reparto. Oppure andavo a prendere la pizza per tutti e mangiavamo insieme.

I medici, gli infermieri, i paramedici e tutto il personale sono diventanti la mia famiglia, i miei amici: come potevo li aiutavo portando una padella ad un paziente o correndo se un paziente suonava un campanello e gli infermieri erano impegnati altrove.

Credo che siamo stati una famiglia dignitosa nell'affrontare una così lunga e sofferente malattia, per prima mia mamma che non ha mai avuto reazioni eccessive, neanche di fronte alle grandissime sofferenze fisiche e poi alla morte: loro, tutti ma proprio tutti, ci sono stati vicino e ci hanno accompagnato fin oltre la morte stessa.
Infatti, avendo scelto di celebrare la messa funebre nella cappella dell'ospedale, non solo erano tutti presenti - dal primario agli infermieri - ma la caposala ha voluto leggere passi del vangelo per mia mamma e tutti hanno condiviso il dolore assieme a noi.

Io ho pensato mille volte di ringraziarli ma non ho mai saputo come fare, certo è che racconto a tutti l'umanità, la professionalità e la disponibilità di cosi tante persone nei confronti della nostra famiglia.
Se posso farlo tramite il vs sito, ne sarei felice.
Grazie per averi dato questa possibilità.
Lettera firmata Dana Nespola

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