Grazie al reparto di chirurgia diretto dal Prof. Ugo Boggi

Ultimo aggiornamento: 10.02.2011

Ho visto il vostro sito, mi è piaciuto moltissimo. vi mando questa mia
esperienza perchè è ora di parlare di "buona sanità". Grazie e non mollate.

Ad ogni essere umano capitano, nel corso dell’esistenza, momenti difficili,
lutti, abbandoni, sconfitte, fallimenti e così via.
In queste circostanze, per potersi riprendere, è necessario ricorrere alle
parti più positive di noi, agli aspetti più belli e sani della propria
esistenza, nutrirsi di essi.
Questo stesso meccanismo, vale, o dovrebbe valere anche per un’intera società
in crisi, come mi sembra  sia attualmente, la condizione del nostro paese.
Invece, carta stampata e i mezzi di comunicazione di massa sembrano accanirsi
ogni giorno a cercare le notizie più efferate e pessimistiche, e se ne hanno
poche, vanno a riesumare fatti successi magari 30 anni fa.
Giornali e telegiornali ormai sono solo bollettini di guerra.
Ma si sa, la storia dovrebbe insegnare e purtroppo non è così, che i popoli si
dominano con la paura e l’ignoranza.
Questo paese ha bisogno di ottimismo, tutti noi ne abbiamo bisogno.
Per questo motivo vorrei dare il mio contributo, raccontando una mia recente
esperienza.
Ho subito un intervento chirurgico abbastanza importante al pancreas presso l’
ospedale di Cisanello (Pisa), nel reparto di chirurgia diretto dal Prof. Ugo
Boggi, emerito sconosciuto per il grande pubblico, 43 anni, un genio.
Nel suo reparto di chirurgia, ogni tanto mi chiedevo dove avessero lasciato l’
astronave.
Da parte di tutti, infermieri, medici, giovani tirocinanti infermieri, giovani
medici specializzandi, le donne delle pulizie, solo calore, attenzione e
rispetto.
Mai una voce troppo alta o troppo brusca.
In quelle lunghe ore in poltrona, spesso mi veniva di riflettere sull’immagine
che ci rimandano i mass media dei nostri giovani, minimo bamboccioni, poi
drogati, alcolizzati, violenti, certo, ci sono anche quelli, ma lì c’era
Matteo, 20 anni, che aveva riempito il suo i-pod di vecchie canzoni per
Concetta di 70 anni. Come scordare quegli occhi puliti, pieni di calore  e
tenerezza? Come scordare il Dr Moretto, che invece è biondo con gli occhi
azzurri, la sua divertente ironia, la sua capacità e le sue “inutili” azioni
per non togliere la speranza ad una signora in fase terminale?
Come scordare le mani timorose ma sempre delicate dei medici specializzandi,
quando passavano a medicare?
Le infermiere, gli infermieri, mai insofferenti, eppure in quel reparto si
pedala, è un reparto duro, difficile, spesso straziante.
Il Dr Vasile, l’oncologo, che appena ti sorride ti senti già meglio.

La Dr.ssa  Morselli, diabetologa, disponibile, accogliente, competente.
Non posso non aggiungere la Dr.ssa Sandra Ghepardi, il mio medico di base,
che, a quanto sento, è uno dei pochi medici della mutua che non fa il piccolo
scrivano fiorentino di ricette, ma mi ha seguito e guidato con competenza e
umanità.

Il professor Marchetti, primario di diabetologia, che mi ricorda il
medico del romanzi di Cronin, il medico che vede la persona, prima della
patologia.
Vorrei avere tanti soldi per fondare un giornale o una rete televisiva dove
ogni giorno si parlerebbe degli “sconosciuti” dove si andrebbero a cercare i
vari ugo boggi, le loro storie, le loro attività i loro collaboratori, se è
vero che i fatti di cronaca nera possono scatenare le emulazioni, è altrettanto
vero che lo stesso meccanismo si può applicare agli esempi positivi.
Vorrei un canale tv per ricordare a tutti noi i nostri lati migliori, i lati
migliori e sani di questo paese, per bilanciare il pessimismo e l’acredine di
coloro che odiano i giovani per la loro gioventù, odiano l’etica e l’innocenza
perché non le hanno mai avute. Odiano chi non ha bisogno di riflettori per
brillare perché brilla l’anima che essi non avranno mai.
Faccio un appello ai giornalisti, attingete alla dignità della vostra
professione, leggetevi il libro delle lettere dei condannati a morte della
resistenza, fa bene al cuore.
Andate a cercare “gli sconosciuti” quelli che non credono, come dice
Vecchioni, “che far vedere il culo sia un lavoro”.
Sono ovunque, tanti giovani e tanti meno giovani e tanti anziani ma che non
mollano.
Abbiamo bisogno di sapere che ci sono le luci in fondo al tunnel, non abbiamo
bisogno di deliri e lustrini e parole a vanvera.
Grazie Professor Boggi per aver curato benissimo il mio pancreas, e per avermi
dato l’opportunità di trasformare un’esperienza difficile in arricchimento,
insieme ai suoi collaboratori.
Ai nessuno come me, rivolgo un appello, cominciamo tutti a bersagliare
giornali e tv con notizie positive, segnaliamo chi ancora opera con il cuore,
in ogni ambito, senza pregiudizi, facciamo si che la sera, a cena, i nostri
giovani sentano al telegiornale e vedano modelli da emulare in positivo,
speranza, incoraggiamento, e che non debbano più “vergognarsi” di essere Italiani.

Lettera firmata

 

 

 

 

 

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