Un semplice metodo per facilitare l’espulsione dei frammenti di calcoli renali
Fino a 40 anni fa circa la risoluzione dei calcoli dei reni e delle vie urinarie avveniva esclusivamente per via chirurgica a cielo aperto, pertanto i calcoli venivano estratti interi, anche se a fronte di una notevole invasività.
La calcolosi residua silente
Con l’introduzione prima dell’applicazione esterna delle onde d’urto (ESWL), quindi delle procedure endoscopiche con utilizzo del laser od altre fonti di energia, si è certamente ridotta l’invasività, ma si è presentato il problema dello smaltimento dei residui di calcolo prodotti nella frammentazione.
Anche se nel tempo la disgregazione dei calcoli è diventata sempre più efficace e negli interventi endoscopici vi è modo di estrarre materialmente i residui con appositi accessori, la pulizia completa è raramente ottenibile, in particolare per calcoli più voluminosi di 10-15 mm.
Questo risultato incompleto viene perlopiù accettato oggi come “calcolosi residua silente” e costituisce un compromesso accettabile per l'aver risolto in modo molto rapido e poco invasivo situazioni talora impegnative.
Il fatto che questa calcolosi residua sia silente non corrisponde però esattamente all’essere del tutto innocua, in un certo numero di casi è comunque destinata nel tempo a causare qualche ulteriore fastidio.
Per questo motivo gli specialisti hanno da sempre cercato il modo di liberarsi in qualche modo anche di questi residui.
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Come si espellono i frammenti dei calcoli renali
Il mezzo più comune è la somministrazione empirica di citrati, allo scopo di limitare la possibile ri-aggregazione di questi micro-frammenti, con risultati variabili ed imprevedibili.
Già da qualche tempo si sentiva parlare nell’ambiente di qualcosa di nuovo, che è stato infine rivelato pochi giorni fa al Congresso annuale dell’Associazione Americana di Urologia in corso a San Antonio (Texas).
Il prof. Matthew Sorensen dell’Università di Seattle ha presentato un apparecchio basato sugli ultrasuoni che, se opportunamente applicati dall’esterno, sono in grado di mobilizzare i frammenti di calcolo fermi nei calici del rene ed avviarli all’espulsione spontanea. L’applicazione è definita litotrissia ultrasonica a raffica (burst wave lithotripsy).
L’apparecchio si presenta sostanzialmente come una comune sonda ecografica, ovviamente con una emissione più energica di ultrasuoni. Prodotto dalla SonoMotion Inc., è in attesa della autorizzazione dall’ente certificatore americano FDA. L’applicazione è assolutamente ambulatoriale e non necessita di anestesia.
Al Congresso è stata presentata una casistica di 82 soggetti portatori di residui di calcolo inferiori a 5 mm, in parte trattati con l’apparecchio e in parte no. Dopo una media di 2,6 anni il 50% dei soggetti non trattati ha avuto qualche problema in qualche modo legato alla calcolosi residua, contro il 20% dei soggetti trattati.
In questi casi, nelle prime tre settimane si è manifestata una espulsione spontanea di residui dodici volte superiore a quella del gruppo di controllo. L’espulsione, come facilmente prevedibile, porta comunque qualche fastidio facilmente risolvibile nel 38% dei casi trattati, così come tracce di sangue nelle urine nell’8% dei casi.
Anche se per l’adozione diffusa di questo apparecchio ci vorrà ancora qualche tempo, pensiamo che costituire un notevole passo avanti nel trattamento mini-invasivo della calcolosi urinaria.
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Fonti
- Office Procedure Found to Get Stone Fragments Rolling - Medscape - May 04, 2024
- Removal of Small, Asymptomatic Kidney Stones and Incidence of Relapse Sorensen M et al N Engl J Med. 2022 Aug 11;387(6):506-513.