Le femmine sono medici migliori dei maschi?
La domanda può apparire quasi provocatoria, in un mondo in cui la ricerca della parità di genere è argomento di tutti i giorni, praticamente in ogni campo delle attività umane. Dare una risposta precisa è ovviamente impossibile.
Cosa vuol dire essere un medico migliore?
Le variabili che condizionano il giudizio sono troppo numerose, come il tipo di medico, il tipo di paziente, lo scenario in cui si pratica la medicina, e così via.
Il dott. F. Perry Wilson dell’Università di Yale in un suo recente intervento su Medscape [1] porta l’attenzione su una pubblicazione apparsa da poco sulla prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine dal gruppo nippo-americano di Atsushi Miyawaki: “Comparazione della mortalità e del tasso di ri-ammissione ospedaliera in base al sesso del medico e del paziente” [2].
Questo studio statistico retrospettivo riesce in modo originale ad evitare i condizionamenti basandosi su due fatti:
- oggigiorno la medicina ospedaliera è gestita negli Stati Uniti principalmente dagli hospitalist,
- l’affidamento del paziente al ricovero ad un “hospitalist” maschio o femmina è perlopiù casuale e basato sull’alternanza dei turni.
Cosa si intende per hospitalist?
Apriamo qui una parentesi per definire la figura dell’hospitalist, figura non ancora presente nella sanità italiana, tanto che risulta difficile trovare una traduzione suggestiva.
Nella sanità anglo-sassone, molto attenta agli aspetti economici, non è considerato proficuo impegnare gli specialisti di qualsiasi branca medica o chirurgica, nel seguire nella routine quotidiana i pazienti ricoverati, sottraendo tempo alle loro competenze specifiche di consulenza o di sala operatoria.
Questo ruolo viene ricoperto appunto da queste figure specifiche, gli “hospitalist”, sorta di internisti di ampie vedute, che si prendono in carico il paziente al ricovero, individuando le criticità, coinvolgendo gli specialisti a seconda delle necessità e seguendo poi il paziente nell’evolvere della sua situazione, medica o chirurgica che sia.
Lo studio
La popolazione in studio è stata composta da circa un milione di adulti maggiori di 65 anni, ricoverati in urgenza (non programmati). Si creano così quattro accoppiamenti principali:
- Paziente maschio - Medico maschio
- Paziente maschio – Medico femmina
- Paziente femmina – Medico maschio
- Paziente femmina – Medico femmina
I medici coinvolti sono stati circa 50.000 di cui il 30% femmine. Si è rilevato in sintesi che le pazienti femmine hanno avuto una mortalità inferiore a 30 giorni e questa mortalità è stata ancora inferiore quando le pazienti sono state seguite da un medico femmina.
Il tasso di re-ammissione ospedaliera a 30 giorni si è comportato all’incirca allo stesso modo. Le differenze sono modeste, ai limiti della significatività statistica, ma se si moltiplica questo effetto sui milioni di ricoveri effettuati ogni anno, qualche risultato significativo potrebbe iniziare ad evidenziarsi.
Che le femmine siano medici migliori ne siamo tutti da sempre convinti, ci mancherebbe (!), ma anche con studi di questo tipo si cerca di dimostrarlo scientificamente.
Gli autori ipotizzano che i medici femmina siano meno propense rispetto ai maschi a sottovalutare le preoccupazioni dei pazienti ed in particolare delle pazienti femmine. Questo può portare ad una proporzione inferiore di diagnosi mancate.
Questa ipotesi, non verificabile solo tramite i dati amministrativi, si potrebbe argomentare che i medici femmina sono più vicine ai pazienti perché hanno un’altezza mediamente inferiore (!). Si ha però idea che questa vicinanza possa veramente avere un significato diverso.
Si potrebbe obiettare che il numero totale di pazienti seguiti dai medici femmina sia stato globalmente inferiore, ma gli Autori hanno provveduto a correggere questo aspetto.
Un altro possibile condizionamento è legato al fatto che i medici coinvolti nello studio sono appunto gli hospitalist, una categoria professionale che potrebbe avere una attrattiva differente a seconda del sesso del medico.
In pratica, per motivi legati ad esempio allo stile di vita, il ruolo di hospitalist potrebbe essere maggiormente gradito ai medici femmina. Pertanto, in questo ambito sarebbe più facile trovare professionisti femmine di migliore preparazione e qualità, i medici maschi più talentuosi tenderebbero a scegliere percorsi differenti.