Optilume BPH: nuovo dispositivo per il trattamento mini-invasivo dell'ipertrofia prostatica benigna
L’ingrossamento benigno della prostata è un fenomeno fisiologico che si manifesta in tutti gli uomini dopo i 40-45 anni.
La causa dell'ipertrofia prostatica benigna è principalmente correlata alle variazioni nell’equilibrio ormonale che intervengono con l’età matura, ma le modalità biochimiche e microscopiche con cui l’ingrossamento evolve non sono ancora completamente conosciute.
L’ingrossamento si manifesta in modo assolutamente variabile da soggetto a soggetto ed altrettanto variabile è l‘intensità dei sintomi correlati. I disturbi non sono sempre proporzionali al volume dell’ingrossamento.
Come curare l'ingrossamento della prostata?
Possiamo stimare che metà degli uomini nel corso della loro vita manifestino disturbi meritevoli di essere curati, ma solo in una parte di questi, la scarsa efficacia della terapia e l’inesorabile evoluzione dell’ingrossamento si renda necessario provvedere in modo operativo.
Il modo più intuitivo e diretto per risolvere l’ostruzione è asportare materialmente la parte di prostata ingrossata, ovvero quella centrale, che sta attorno all’uretra e sotto il collo della vescica.
Su questo principio si basano gli interventi eseguiti negli ultimi 150 anni sia per via chirurgica (adenomectomìa) sia per via endoscopica.
La resezione disostruttiva è stata ed è tuttora l’intervento endoscopico più comune, tipicamente eseguito con la corrente elettrica diatermica (TURP), oggi progressivamente sostituita da vari tipi di laser (es. olmio, KTP “verde”) con effetti tutto sommato simili.
Negli ultimi decenni sono state ideate e proposte molte procedure alternative a bassa invasività, con lo scopo di ottenere una accettabile disostruzione senza asportare materialmente tessuto, ma agendo su di esso con varie energie (micro-onde, laser, vapore acqueo) che ne causano la degradazione, oppure con l’applicazione di protesi metalliche temporanee che tendono comunque a “far spazio” nell’uretra deformata e ristretta.
Queste procedure mini-invasive, attuabili perlopiù nelle situazioni in cui sintomi fastidiosi si associano ad ingrossamenti di modesta e media entità, hanno il vantaggio di essere effettuate, se non ambulatorialmente, con ricoveri molto brevi e minimizzare le complicazioni di tutti gli interventi sulla prostata, principalmente i sanguinamento.
Una possibilità già proposta alcuni decenni fa è la dilatazione forzata dell’uretra e del collo della vescica ottenuta con un palloncino opportunamente disteso. Questa procedura non ha però mai ottenuto un significativo successo, poiché nella maggior parte dei casi, la dilatazione aveva un’efficacia temporanea ed il tessuto prostatico tornava inesorabilmente alle condizioni di partenza.
Per approfondire:Come riconosere l'ipertrofia prostatica benigna?
Cos'è l'Optilume BPH?
Già da alcuni anni è stata introdotta una procedura innovativa (Optilume) per i restringimenti (stènosi) dell’uretra basata sulla classica dilatazione mediante palloncino, che però reca in superficie un farmaco (paclitaxel) che quando applicato ai tessuti circostanti ne rallenta i processi di cicatrizzazione e fibrosi secondaria, rendendo possibile il mantenimento di un calibro soddisfacente a tempo indefinito.
Come facilmente prevedibile, si è pensato di estendere questo concetto al trattamento delle ostruzioni dovute ad ingrossamento prostatico, almeno nelle frequenti condizioni in cui è proponibile un trattamento mini-invasivo.
Del tutto recentemente è stato presentato l’Optilume BPH, che rappresenta una evoluzione del dispositivo utilizzato in uretra.
Si tratta di una sorta di catetere che viene inserito in uretra sotto controllo endoscopico che reca due palloncini coassiali successivi a clessidra:
- il primo è destinato a dilatare meccanicamente,
- il secondo è ricoperto dal paclitaxel che con la distensione viene applicato alle pareti dell’uretra, in particolare alla commissura anteriore dei lobi prostatici ingrossati.
Questo è il punto anatomicamente più debole e sul quale la dilatazione ha i suoi effetti più evidenti.
Quali sono i vantaggi della procedura?
La procedura è eseguibile in sedazione ed in un ambito ambulatoriale o di ospedalizzazione diurna. Il paziente viene dimesso con un semplice catetere vescicale da mantenere per un paio di giorni.
Le esperienze internazionali preliminari sono promettenti, il dispositivo dovrebbe essere disponibile anche Italia nel corso dei prossimi mesi.
Per approfondire:Ipertrofia prostatica o tumore della prostata?