Tumore prostata: la riduzione della durata della radioterapia non influisce sulla sua efficacia
Con un trattamento radioterapico mirato (stereotassico) ridotto a sole 5 sedute in uomini con tumore della prostata a rischio basso o intermedio si ottengono a 5 anni risultati simili al consueto trattamento frazionato su 20-30 sedute.
La radioterapia è una delle possibili opzioni per il trattamento del tumore della prostata in ogni suo stadio, si pone quindi come la principale alternativa alla chirurgia laparoscopica, in attesa del probabile ulteriore affermarsi in futuro di terapie fisiche non radianti super-focalizzate.
L’efficacia curativa oncologica della radioterapia è da sempre stata perlopiù paragonabile alla chirurgia, con la presenza di possibili effetti collaterali diversi, ma non irrilevanti (basse vie urinarie, intestino), a fronte di una minima invasività e minore influenza sui meccanismi della continenza urinaria e della sfera genitale.
Posto che ogni caso di tumore dovrebbe essere oggi fatto oggetto di una valutazione collegiale tra urologo, radioterapista ed oncologo medico, in linea di massima oggi la radioterapia si effettua in soggetti che per scelta personale, età (maggiore di 70-75 anni), presenza di altre patologie ed estensione della malattia non vengono ritenuti adatti alla chirurgia laparoscopica.
Oggigiorno, alla terapia radiante si affianca quasi sempre una terapia farmacologica ormonale di blocco androgenico che si sovrappone al trattamento e viene proseguita ancora per un anno circa.
Lo studio sulla riduzione della radioterapia
Al recente congresso della Società Americana di Radioterapia Oncologica (ASTRO) il radioterapista inglese Nicholas van As ha presentato i risultati dello studio internazionale multicentrico PACE-B eseguito su un totale di 874 pazienti con tumore della prostata a rischio basso ed intermedio in base ai risultati del PSA e della risonanza magnetica multi-parametrica.
Si tratta quindi di pazienti con tumori limitati alla prostata presenti in uno od entrambi i lobi (cT1 e cT2) con punteggio Gleason pari od inferiore a 3+4 e PSA alla diagnosi inferiore a 20 ng/ml.
Questi pazienti sono stati casualmente indirizzati al trattamento radioterapico convenzionale oppure condensato in sole 5 sedute quotidiane, riducendo l’impegno ad una sola settimana di terapia.
Al controllo dopo 5 anni sono risultati liberi da malattia il 94,6% dei trattati con terapia convenzionale e il 95,8% dei trattati con ciclo abbreviato. Questo risultato è stato sensibilmente migliore del previsto. Gli effetti collaterali rilevati sull’intestino sono stati molto modesti e paragonabili tra i due gruppi. Il protocollo abbreviato ha causato effetti collaterali lievi sull’apparato urinario nel 5% circa dei casi contro il 3% nel protocollo convenzionale.
Quali sono i vantaggi della riduzione della durata?
L’adozione del protocollo di trattamento condensato offre ovviamente dei vantaggi di tipo logistico, permettendo di trattare più pazienti nello stesso lasso di tempo e anche di impegno personale dei pazienti che vedono risolvere in pochi giorni l’impegno che un tempo li teneva occupati più di un mese.
Il vantaggio è considerevole è sarà senz’altro da tener presente nel presentare al paziente le varie possibilità terapeutiche per il tumore della prostata.
Per approfondire:Carcinoma prostatico avanzato: nuovi approcci terapeutici
Fonte:
- American Society for Radiation Oncology (ASTRO) Annual Meeting 2023, Abstract LBA03