Meno antibiotici: questo è il consiglio dell’OCSE all’Italia
L’OCSE (acronimo di Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa) è un importante organismo internazionale di studi economici che conta cinquantasette paesi sviluppati d’Europa, Asia Centrale e Nord America, aventi in comune un’economia di mercato.
Nel suo ultimo “Panorama della Salute“, diffuso in questi giorni, l’OCSE avverte il nostro paese che la prescrizione e l’uso di antibiotici sul nostro territorio nazionale nel 2017 ha raggiunto il volume totale, nelle cure primarie, di 28 dosi giornaliere definite per 1.000 abitanti, cioè il secondo più alto rispetto a una media di 18 dosi tra i paesi valutati dall’OCSE.
Una prescrizione eccessiva ed inappropriata di antibiotici contribuisce ad una maggiore diffusione di microrganismi resistenti agli antimicrobici.
La resistenza antimicrobica costituisce peraltro un grave rischio per la salute pubblica, oltre a determinare un onere gravoso per spesa sanitaria e per l’economia nel suo insieme.
Questo fenomeno in Italia è associato a tassi d’infezione ospedaliera superiori alla media, con quasi il 6% di pazienti ospedalizzati che hanno avuto questa grave problematica clinica; queste infezioni possono essere mortali e i batteri resistenti agli antibiotici possono rendere i trattamenti da intraprendere difficili e a volte impossibili.
I dati positivi per l’Italia, emersi sempre da questo documento, sono invece la più bassa percentuale di “bevitori dipendenti”, il consumo di bevande alcoliche nel nostro paese è, infatti, basso ed anche la percentuale di obesi e persone in sovrappeso è relativamente ridotta (46% rispetto ad una media tra i paesi OCSE del 56%); anche le morti premature sono poche: 143 decessi per 1000 persone contro ad una media di 208. In sostanza gli italiani sembrano seguire in generale stili di vita più “sani”.
Altre osservazioni dell’OCSE sono poi quelle relative al rapido invecchiamento della nostra popolazione, legato sia al calo dei tassi di fertilità che alla crescita dell’aspettativa di vita (83 anni), che portano l’Organizzazione a consigliare al nostro Servizio Sanitario Nazionale una pronta ed adeguata risposta.
Gli over 65 rappresentano già il 20% della nostra popolazione e entro il 2050 più di una persona su otto avrà ottanta o più anni.
Tutto questo porta a prevedere una sempre maggiore domanda di assistenza sanitaria cronica, non a breve termine.
Questo dato deve poi essere considerato alla luce di un’altra osservazione e cioè che noi abbiamo la percentuale più elevata di medici con un’età pari o superiore ai 55 anni.
A questo proposito l’OCSE consiglia fortemente, già da ora, la formazione di team integrati di professionisti per l’erogazione di servizi d’assistenza di base a soggetti con patologie croniche e con multi-morbilità.
Fonte:
https://www.oecd.org/italy/health-at-a-glance-italy-IT.pdf
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