Come espellere i calcoli renali

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Dr. Gino Alessandro Scalese Urologo, Andrologo

E’ ormai radicata nella comune pratica urologica la prescrizione di farmaci facilitanti la espulsione di calcoli che si sono formati nel rene e si sono successivamente incanalati nell’uretere.

Tali calcoli determinano la “colica renale” ovvero un dolore acuto che inizia a livello della schiena per poi irradiarsi anteriormente verso l’inguine omolaterale associato generalmente a sintomi cosiddetti “neurovegetativi” ovvero senso di malessere, nausea e vomito a volte complicata dalla comparsa di febbre alta.

L’80% dei pazienti affetti da colica renale ricorre al pronto soccorso con necessità di ricovero nel 10 % dei casi (presenza di febbre ≥ 39°). Quest’ultima situazione nell’ultimo periodo sta diventando sempre più critica da curare, specie quando ci si trova di fronte a germi sempre più aggressivi che sviluppano resistenze alla stragrande maggioranza degli antibiotici potendo determinare la cosiddetta “sepsi urinaria” con evoluzione imprevedibile.

Sino ad ora nei pazienti affetti da colica renale non complicata, in presenza di un sospetto calcolo in via di espulsione veniva prescritta in dimissione dal pronto soccorso una terapia a base di Tamsulosina. E’ un farmaco la cui indicazione come da bugiardino è “solo” per la cura dei sintomi correlati all’ ipertrofia prostatica benigna dell’uomo. Attualmente tale farmaco è prescritto in tutta Europa in “off label” ovvero prescritto solo sulla base della evidenza clinica per la cura della colica renale senza che sia riportata tale indicazione sul “bugiardino”. Sfruttando le sue proprietà di rilassamento della muscolatura liscia la tamsulosina “teoricamente” dovrebbe favorire il transito e l’ espulsione del calcolo con conseguente regressione della sintomatologia algica. In letteratura medica sono comparsi molti studi a riguardo anche se non tutti giungevano alla stessa conclusione, motivo per il quale la Società Europea di Urologia (EAU European Association of Urology) ha deciso di verificare tale ipotesi.

Da una analisi retrospettiva è emerso che non in tutti i casi la terapia era realmente efficace motivo per il quale la EAU ha inserito una nuova “linea guida” ovvero la prescrizione di tale terapia solo per facilitare l’espulsione di calcoli di dimensione >5mm e < di 10mm collocati nell’ultimo tratto dell’uretere.

Gli altri calcoli, specie quelli di dimensioni <5mm, che sono la stragrande maggioranza e se posizionati nel tratto alto dell’uretere non si beneficerebbero di tale terapia.

Attualmente ci sono evidenze di efficacia anche per la Silodosina l’ultimo farmaco immesso in commercio della stessa categoria della Tamsulosina. 

Conclusioni

Queste nuove evidenze ci consigliano di non utilizzare questa terapia indiscriminatamente in tutti i pazienti come si è fatto sino ad ora e di informare dettagliatamente il paziente che si sta utilizzando un farmaco in “off label” che potrebbe determinare a

nche degli effetti collaterali non trascurabili come ad esempio un brusco calo della pressione arteriosa (ipotensione ortostatica).

 

Fonte

Linee Guida European Association of Urology 2016  

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https://www.medicitalia.it/blog/urologia/1468-come-gestire-i-piccoli-calcoli-renali.html

https://www.medicitalia.it/blog/urologia/1169-silodosina-un-nuovo-farmaco-per-il-trattamento-sintomatico-della-ipertrofia-prostatica-benigna.html;

Data pubblicazione: 09 ottobre 2016

2 commenti

#1
Foto profilo Dr. Paolo Piana
Dr. Paolo Piana

Queste indicazioni sanciscono in modo autorevole i limiti delle possibilità di supporto farmacologico all'espulsione spontanea dei calcoli ureterali. Queste indicazioni rispecchiano sostanzialmente la comune esperienza dei centri e degli specialisti che si dedicano in particolare a questo tipo di problemi. Aggiungerei che l'efficacia della terapia "espulsiva" deve comunque dimostrarsi entro 2-3 settimane al massimo e, in particolare se vi sono dolori significativi o coliche ripetute, attendere ad oltranza la risoluzione spontanea costituisce solo un penoso accanimento.

#2
Foto profilo Dr. Gino Alessandro Scalese
Dr. Gino Alessandro Scalese

Grazie per la precisa puntualizzazione: brevi periodi di osservazione altrimenti è necessario intervenire in modo mirato.

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