Una patologia che afflige molti uomini: la prostatite
Definizione di prostatite
Si definisce prostatite l’infiammazione della ghiandola prostatica. La prostatite può avere un’insorgenza acuta, dovuta molto spesso ad un’infezione batterica o avere un andamento cronico nel tempo.
Classificazione
La prostatite si può suddividere in 4 categorie:
- Categoria I: prostatite acuta batterica
- Categoria II: prostatite cronica batterica
- Categoria III: prostatite cronica abatterica o sindrome cronica da dolore pelvico (CPPS)
- Categoria IV: prostatite asintomatica
Epidemiologia
Studi epidemiologici hanno dimostrato che un uomo su due almeno una volta nella vita soffrirà di prostatite. La fascia d’età maggiormente esposta è quella compresa tra i 20 e i 40 anni.
Sintomi e segni
Il paziente affetto da prostatite acuta avrà comparsa improvvisa di febbre, dolore a carico del perineo (regione antomica compresa tra lo scroto e l’ano), in sede sovrapubica e in alcuni casi anche alla schiena. Inoltre il paziente riferirà sintomi urinari irritativi, come necessità di andare ad urinare spesso (specialmente la notte), bruciore al momento della minzione, urgenza minzionale, cioè sensazione di dover correre in bagno ad urinare. Inoltre saranno riferiti anche sintomi urinari ostruttivi, come difficoltà a urinare, sgocciolamento, un getto di urina più debole, minzioni più frequenti ma con scarso volume di urine emesso e con incapacità a svuotare del tutto la vescica, fino ad arrivare alla ritenzione urinaria, cioè l’incapacità di mingere nonostante un desiderio minzionale forte e doloroso, con la conseguente necessità di dover posizionare un catetere vescicale. Infine, un segno distintivo della prostatite è il dolore evocato dalla digitopressione della ghiandola durante l’esplorazione rettale condotta dal medico.
Il termine “cronico” viene attribuito ad una prostatite che perduri per un periodo di tempo tipicamente maggiore ai 3 mesi. I sintomi riferiti dal paziente, ad eccezione della febbre, sono uguali a quelli della prostatite acuta.
Diagnosi
Nella maggior parte dei casi le prostatiti sia acute che croniche sono associate ad infezione delle vie urinarie, in particolare a cistiti e il batterio responsabile, in circa l’80% delle prostatiti è l’Escherichia coli. Altri batteri meno frequentemente coinvolti sono Pseudomonas aeruginosa, Klebsiella, Proteus, Serratia, e Enterobacter aerogenes. Tale patologia viene quindi diagnosticata sulla base dei sintomi riferiti dal paziente, della visita eseguita da parte dell’Urologo, anche se la conferma è spesso data dalla positività all’esame delle urine con urinocoltura o alla spermiocoltura. In alcuni casi, per maggiore completezza di informazioni e per monitorare nel tempo la patologia e la sua risposta alla terapia, può essere utile l’esecuzione di una uroflussometria, con studio del residuo urinario post-minzionale; questo esame è un’ indagine assolutamente non invasiva che consiste semplicemente nell’urinare all’interno di un dispositivo a forma di imbuto con un disco posto sul fondo che ruota più o meno velocemente in base all’intensità della minzione. Questo dispositivo è collegato ad una macchina che produce un grafico che permette all’Urologo di capire quanto e come il flusso urinario risulti alterato.
Terapia
La cura della prostatite acuta, essendo questa patologia causata da batteri, consta di antibiotici: i più utilizzati sono i fluorochinolonici ed il cotrimossazolo, che vengono somministrati per via orale, in genere per almeno 3-4 settimane.
Per quanto riguarda la prostatite cronica, se di natura batterica, si somministra una terapia antibiotica anche se di maggiore durata (minimo 6-8 settimane) rispetto alla terapia della forma acuta. Se si tratta di una forma abatterica si usano invece farmaci che servono per attenuare il dolore (anti-infiammatori) e che riducano i disturbi urinari (alfa-litici e fitoterapici). Questi farmaci possono essere usati per attenuare i disturbi anche nel caso delle prostatiti di origine batterica in associazione alla terapia antibiotica.