La Chirurgia Robotica è il destino della medicina del futuro

ginoalessandroscalese
Dr. Gino Alessandro Scalese Urologo, Andrologo

Un incredibile potenziale di sviluppo è connesso con questo cambiamento culturale.

La medicina espletata attraverso l'uso delle tecnologie informatiche è diretta a rendere gli interventi chirurgici ancora più sicuri, selettivi, indolori, con piccole cicatrici e minime perdite di sangue. Questo comporta una degenza ultra-breve in ospedale e rapido recupero post-operatorio. Con tale tecnica è possibile operare a forte ingradimento rendendo l'intervento più minuzioso e dettagliato, è possibile operare a distanza, è possibile effettuare movimenti millimetrici e tridimensionali che dal vivo non sarebbe possibile fare, è possibile eseguire una chirurgia virtuale di apprendimento: sono solo pochi dettagli che rendono incomparabile la tecnica.  

Pochi sono ancora i Centri in tutto il mondo che utilizzano tali tecniche introdotte da più di dieci anni in ambito chirurgico ed in particolare urologico soprattutto per gli alti costi di gestione.  
L'Associazione Internazionale di Clinica Chirurgia Robotica (CRSA) ha messo a punto un progetto chiamato "Università Clinica Virtuale" per favorire la diffusione della chirurgia robotica in tutto il mondo individuando 4 Centri cardine che organizzeranno fra i medici corsi didattici on-line di chirurgia in diretta. I Centri in questione sono:

Istituto Europeo di Oncologia (IEO - Milano, Italia)
Scuola Italiana robotica di Grosseto (Italia)

University of Illinois (Chicago, USA)
University of Texas (Houston, USA)

Considerazioni conclusive

La nascita proprio in Italia di scuole dirette all’insegnamento globale delle tecniche robotiche conferma l’alto valore della nostra chirurgia fra le prime a livello Europeo e Mondiale. In Italia il robot specie in ambito urologico è sempre più diffuso negli interventi di prostatectomia radicale per carcinoma della prostata, ma lo utilizziamo anche per altre patologie con ottimi risultati come ad esempio per gli interventi di tumorectomia renale (asportazione del tumore renale con conservazione dell’organo), nella pieloplastica per stenosi del giunto pieloureterale (restringimento in genere congenito del tratto di collegamento fra rene ed uretere) estendendo sempre più le indicazioni per questo tipo di chirurgia.

 

Fonte

 www.clinicalrobotics.com

Data pubblicazione: 26 giugno 2011

6 commenti

#1
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Ex utente

la chirurgia robotica può essere usata anche in ambito ortopedico,ad esempio per le artroscopie?per quanto riguarda il robot Da Vinci,è vero che è ormai superato il suo software?
cordialmente

#2
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Dr. Gino Alessandro Scalese

Il robot da Vinci non può essere utilizzato in tecniche come la artroscopia che in mani esperte è una procedura rapida e sicura.
Nell'ambito ortopedico è stato messo a punto un prototipo di robot chiamato "ROBODOC"per la sostituzione totale del ginocchio il cui obiettivo è quello di
allineare quanto più possibile l'arto alla protesi. Esso con guida TC è in grado di
fresare un foro precisissimo nella cavità femorale.
Esiste in via sperimentale anche un secondo sistema robotico integrato chiamato ACRobot.
E' in via per di sperimentazione in pazienti affetti da lombalgia che dovrebbero subire interventi minimamente invasivi sulla colonna vertebrale come ad esempio i blocchi nervosi a scopo desensitivizzante.
Come vede ad oggi la scienza, l'informatica e l'ingegneristica nutre molto interesse verso questo nuovo tipo di tecnologia (così come da me previsto in questo articolo scritto nel 2011) messo al servizio del medico con notevoli vantaggi per il paziente.
Per quel che riguarda i software è ovvio che essi sono in continua evoluzione e perfezionamento e quindi quelli obsoleti vengono sostituiti con quelli evoluti così come accade per i comuni computer.

#3
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Ex utente

il punto è che il software del da vinci è incorporato al robot e ci sono problemi burocratici legati ad un eventuale aggiornamento,avevo letto che proprio in italia degli ingegneri biomedici avevano elaborato un programma che automaticamente impediva ai bracci di "ingarbugliarsi" tra loro,garantendo maggiore sicurezza al paziente ma l'azienda proprietaria del brevetto del da vinci si opponeva a chiunque potesse modificare il suo software.
Riguardo all'artroscopia ero curioso in tal senso in quanto dovrò operarmi nuovamente all'anca per un fai cam,ed era curioso circa la chirurgia robotica,speravo esistesse qualche metodo meno invasivo per fare lo stesso intervento.

#4
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Dr. Gino Alessandro Scalese

E' da tempo che utilizzo il da Vinci e non ho mai avuto problemi di alcun tipo, anche perchè la manutenzione è assidua da parte della ditta che lo commercializza ovvero la AB medica che periodicamente ha aggiornato il sistema. Addirittura hanno sostituito il vecchio da Vinci a 3 braccia con il nuovo da Vinci "S" a quattro braccia a costo zero. E' ovvio che la AB medica è l'unica ditta autorizzata a fornire manutenzione che non può essere eseguita da altri operatori del settore.
Purtroppo per l'artroscopia penso che sia un eccesso utilizzare un robot che è stato ideato per aiutare il medico nell'ambito di interventi chirurgici ad alta complessità . Attualmente è molto diffuso soprattutto nell'ambito urologico, meno nell'ambito ginecologico, della chirurgia generale ecc.

#5
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Ex utente

tecnicamente non è la ab che lo commercializza,ma la intuitive la quale non permette aggiornamenti che non siano i suoi.Che la chirurgia robotica sia un valido aiuto è indubbio,ma che si debba migliorare lo è altrettanto,ho diversi amici medici che non vedono di buon occhio il da vinci,pur lavorando all'interno dell'ospedale che ne è provvisto.Ovviamente è un mezzo che offre grandi vantaggi,ma ha costi enormi che al momento forse non valgono la candela.Riguardo a questa interessante discussione mi sa dire se ci sono novità circa l'uso delle stampanti 3d in campo medicale?Ho letto qualcosa circa l'eventuale "stampa di cartilagine" in soggetti con problemi d'artrosi,ci sono progetti in tal senso?Scusi le tante domande ma visto che Lei si occupa di chirurgia robotica ne approfitto per parlare di questo interessante argomento

#6
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Dr. Gino Alessandro Scalese

Esatto! La ab medica è la compagnia italiana che lavora per conto della Intuitive la casa madre Americana dove vengono eseguiti i corsi per chi deve occuparsi della manutenzione. Penso che sia una cosa lecita che chi mette a punto il robot debba provvedere personalmente o tramite società affiliate alla gestione del software.
Per quel che riguarda il discorso del "vedere di buon occhio" il robot è una polemica annosa nell'ambito medico così come lo è stato l'avvento della laparoscopia, ma le posso assicurare che molti chirurghi anche di fama presidenti di associazioni urologiche, inizialmente contrari e scettici, dopo averlo provato ed aver superato la curva di apprendimento ne sono rimasti entusiasti ed ora non ne possono fare a meno. La maggior parte dei chirurghi rimangono tutt'ora scettici, ma nessuno vieta loro o critica la loro scelta di continuare a praticare egregiamente la chirurgia tradizionali, quindi alla fine vale la regola che ogni chirurgo esegue una tipologia di intervento secondo la propria scuola di formazione e secondo scienza e coscienza.
Per quel che riguarda i costi un direttore che sia in grado di applicare qualche strategia economica riesce a far quadrare i conti dell'unità operativa con varie strategie (leasing, comodato d'uso, contrattazione, durata delle sedute operatorie ecc) ottenendo un sicuro vantaggio per il paziente.
Comunque sto scrivendo un interessante articolo sulla storia della chirurgia robotica che spero di pubblicare fra qualche settimana e penso che le possa interessare.
Per quel che riguarda le stampanti 3D utilizzate in campo medicale ed in particolare in campo urologico, c'era un progetto embrionale qualche anno fa ma poi non ne ho sentito più parlare forse perchè non ci sono stati altri sviluppi. Si pensava di ricreare in ambito uro-andrologico un tessuto che poteva sostituire l'uretra nei pazienti con stenosi uretrale o la tonaca albuginea nei pazienti con malattia di Peyronie. Non sono a conoscenza dei progetti in ambito ortopedico.

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