Poco zucchero e grassi nella dieta: attenti alla depressione
Tutti noi sappiamo che un buon gelato o una gustosa pizza napoletana mettono il buon umore e forse questa verità è alla base del consumo prediletto di tali cibi, ma perché questi ci aiutano a vivere meglio? Il tono dell'umore è spesso condizionato dal tipo di alimentazione che stiamo seguendo, ecco perché dieta e depressione possono andare di pari passo.
Food craving e cibi antidepressivi
Escludendo le psico-patologie caratterizzate clinicamente anche da una riduzione intrinseca del tono dell'umore, perché una giusta alimentazione ben si concilia con un sano e valido tono dell'umore?
Per comprendere meglio le relazione fisiologiche esistenti tra tono dell'umore e cibo, prendiamo come esempio chi sta seguendo una dieta ipocalorica caratterizzata per lo più da una bassa percentuale di carboidrati (prevalentemente zuccheri semplice) e grassi. È molto probabile che di fronte a una tavoletta di cioccolata o un buon gelato o magari un bel supplì croccante, non possa risentire l'azione tentatrice dei propri impulsi ancestrali dei consumi: è in pratica di fronte a una terribile lotta tra l'angelo delle buone intenzioni e il diavolo del desiderio.
Quel che succede in verità nel suo cervello è uno scatenarsi del "food craving", come lo definiscono gli anglossassoni, e cioè il terribile impulso a consumare qualcosa e, nello specifico, qualcosa di dolce e/o grasso. Ma perché normalmente ciò non avviene se gli si pone di fronte un bel piatto di zucchine lesse scondite?
La serotonina e gli alimenti contro la depressione
La risposta è da ricercare nella complessa relazione biochimica tra serotonina, il principale dei mediatori chimici regolatori del tono dell'umore, e l'umore stesso. Bassi livelli di serotonina cerebrale sono strettamente correlati con un basso livello di zucchero nel cervello e di conseguenza tale rapporto viene inconsciamente avvertito come allarme dalla persona che quasi con automatismo avverte la pulsione (fisiologicamente indotta) a riequilibrare il rapporto con ingestione di zucchero. Ecco quindi spiegato il rapporto tra dieta e depressione o, più spesso, cattivo umore.
Lo stesso succede con il consumo di qualcosa che contenga grasso come appunto il supplì o la pizza. C'è altresì da aggiungere che la produzione di endorfine cerebrali (sostanze morfino-simili inducenti euforia, gioia, appagamento) sono fortemente aumentate con l'ingestione di zuccheri e grassi con la dieta e ciò tende anche a spiegare appunto il "food craving" e cioè l'irresistibile desiderio di assumere qualcosa di dolce e/o grasso (magari associati, come appunto un buon gelato o una tavoletta di cioccolato) per sentirsi contenti e appagati.
Depressione e alimentazione: non rinunciare a zuccheri e grassi
Il risvolto pratico di quanto detto non può essere che consigliare a coloro che seguono rigide diete ipocaloriche povera di carboidrati e lipidi (purtroppo molto diffuse), di non tralasciare mai alimenti come lo zucchero e i grassi.
Una piccola quota di questi deve essere quotidianamente presente nello schema alimentare giornaliero, magari con piccole quantità (è sufficiente anche una gustosa fragola o un cucchiaino di olio in più nell'insalata). Ciò riequilibra rapidamente i rapporti ormonali e chimici sopra indicati e appaga senza dubbio un sacrificio che, probabilmente, dovrà essere prolungato per qualche mese.
Pericolose invece, a mio avviso, diete sbilanciate e prevalentemente iperproteiche, soprattutto quando le proteine vengono ingerite esclusivamente sotto forma di integratori alimentari commerciali (solo aminoacidi): con pochi zuccheri e grassi, verrebbe inevitabilmente a scatenarsi l'allarme cerebrale che in qualche modo ci avvisa di un pericolo "depressione" incombente che il food craving tenterà di allontanare.
Il consiglio pertanto, nel seguire schemi alimentari dietologici mirati a perdere peso, è quello di affidarsi non tanto alle indicazioni di moda quotidianamente reperibili sui giornali quanto a un buon nutrizionista che abbia interesse primario a salvaguardare la salute del suo paziente oltre che aiutarlo nel suo intento di perdere peso.