La via d'uscita dalle ossessioni
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze
Può accadere che una persona rimanga imbrigliata in una ossessione, cioè in un pensiero o dubbio o immagine mentale da cui non riesce a uscire se non con una spiegazione mai del tutto convincente o completa. Come quando si ha un cappio al collo, o si è legati con nodi, muovendosi per cercare di slegarli si finisce per stringere i nodi. Purtroppo, chi cerca di divincolarsi dall'ossessione crede che se ne esca con una mossa di intelligenza, o di raziocinio, o con una spiegazione convincente e ripetuta dall'esterno, sempre disponibile e sempre precisa rispetto al tipo di dubbio che si crea sul momento. Sbagliato. Questo è il meccanismo per stingere il nodo.
In più, quando l'ossessione corrisponde ad una domanda di per sé non assurda, a forza di pensarci si finisce per non capire o ricordare più se quel che si teme o si dubita esiste oppure no, e se esiste in che misura. Anziché spogersi disperatamente verso una nuova e migliore spiegazione, si deve fare un passo indietro. Come spiega questa poesia che è una buona rappresentazione dell'esercizio di non-risposta alle ossessioni. Questo tipo di consapevolezza aiuta a gestire le ossessioni meno aggressive, a non farle aggravare, e fa capire in cosa consistono così da accettare di curare quelle che non si lasciano gestire.
Edmond Rostand - La stella
Perdettero la stella un giorno:
come si fa a perdere la stella ? Per averla
troppo a lungo fissata...
I due re bianchi
ch'erano di Caldea
Tracciarono al suolo del cerchi col bastone
Si misero a calcolare, si grattarono il mento
Ma la stella era svanita, come svanisce un'idea
e quegli uomini, la cui anima
aveva sete d'essere guidata,
iansiero innalzando le tendei cotone.
Ma il povero re vero, disprezzato dagli altri
si disse "Pensiamo alla sete che non è la nostra,
bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali"
E mentre reggeva il suo secchio per il manico
nello specchio di cielo
in cui bevevano i cammelli
egli vide la stella d'oro che danzava in silenzio.
La persona con l'ossessione è come gli scienziati di Caldea, non capisce più in maniera automatica cos'è una stella, non ha più un rapporto spontaneo con il suo pensiero, e allora cerca di calcolarlo, come se fosse normale pensare "a tavolino", o ricostruire la verità del proprio pensiero calcolandola, e non vivendola. Così, fissando l'idea della stella nella testa non riescono più a vedere la stella nel cielo. Soltanto distraendosi, rinunciando a calcolarla e a trovarla in maniera precisa, potranno vederla in maniera naturale, perché non era persa ma era sempre stata lì. Così la verità, nelle ossessioni, non è nella risposta, ma viene fuori cacciando via la domanda ossessiva, cosicché l'ovvio possa riapparire come tale, senza bisogno di risposte e senza dubbi.
In più, quando l'ossessione corrisponde ad una domanda di per sé non assurda, a forza di pensarci si finisce per non capire o ricordare più se quel che si teme o si dubita esiste oppure no, e se esiste in che misura. Anziché spogersi disperatamente verso una nuova e migliore spiegazione, si deve fare un passo indietro. Come spiega questa poesia che è una buona rappresentazione dell'esercizio di non-risposta alle ossessioni. Questo tipo di consapevolezza aiuta a gestire le ossessioni meno aggressive, a non farle aggravare, e fa capire in cosa consistono così da accettare di curare quelle che non si lasciano gestire.
Edmond Rostand - La stella
Perdettero la stella un giorno:
come si fa a perdere la stella ? Per averla
troppo a lungo fissata...
I due re bianchi
ch'erano di Caldea
Tracciarono al suolo del cerchi col bastone
Si misero a calcolare, si grattarono il mento
Ma la stella era svanita, come svanisce un'idea
e quegli uomini, la cui anima
aveva sete d'essere guidata,
iansiero innalzando le tendei cotone.
Ma il povero re vero, disprezzato dagli altri
si disse "Pensiamo alla sete che non è la nostra,
bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali"
E mentre reggeva il suo secchio per il manico
nello specchio di cielo
in cui bevevano i cammelli
egli vide la stella d'oro che danzava in silenzio.
La persona con l'ossessione è come gli scienziati di Caldea, non capisce più in maniera automatica cos'è una stella, non ha più un rapporto spontaneo con il suo pensiero, e allora cerca di calcolarlo, come se fosse normale pensare "a tavolino", o ricostruire la verità del proprio pensiero calcolandola, e non vivendola. Così, fissando l'idea della stella nella testa non riescono più a vedere la stella nel cielo. Soltanto distraendosi, rinunciando a calcolarla e a trovarla in maniera precisa, potranno vederla in maniera naturale, perché non era persa ma era sempre stata lì. Così la verità, nelle ossessioni, non è nella risposta, ma viene fuori cacciando via la domanda ossessiva, cosicché l'ovvio possa riapparire come tale, senza bisogno di risposte e senza dubbi.
Data pubblicazione: 08 dicembre 2010