Disturbo da attacchi di panico
Il disturbo da attacchi di panico è curabile, ma serve l'impegno della persona. Può essere letto e interpretato su più livelli e diversi possono essere i fattori di analisi. È importante integrare le visioni e indirizzarsi ad una comprensione olistica delle dinamiche sottostanti, dall'aspetto corporeo a quello umanistico-esistenziale. La comprensione del senso del disturbo e la cura hanno subito un'evoluzione quando ci si è aperti all'inclusione di più livelli.
Parliamo di quello che è stato definito dall'OMS tra i disturbi più importanti e di cui soffre almeno il 20% della popolazione.
Cos'è un attacco di panico?
Il disturbo da attacchi di panico è più diffuso di quel che si pensa.
Ricolleghiamoci prima di tutto alla parola "attacco di panico", perché fino agli anni 80 non era classificato come una patologia specifica nei manuali, si parlava di "timor panico" e si narrava del Dio Pan. Nella mitologia greca il Dio Pan era il dio dei boschi che amava la natura, metà corpo e metà uomo. Il suo urlo terribile nei boschi spaventa e getta nello smarrimento chi lo ode, è appunto il "panico, timor panico". Ancora oggi si è soliti dire quando una persona è confusa e impaurita che è in preda al panico.
Il disturbo da attacchi di panico è ben noto in letteratura scientifica, ha una sua logica ben conosciuta. Il panico è inconscio, improvviso, lo conosciamo attraverso il racconto e le parole di coloro che ne soffrono. È indescrivibile e per questo lo conosciamo soltanto dopo le sue manifestazioni. Questo ne fa un'esperienza drammatica e dolorosa, che irrompe travolgendo le attività che il soggetto stava svolgendo. Porta con sé moltissima ansia, dalla quale si cerca di distanzarsi e difendersi.
👉🏻L'esperto risponde: Come si manifestano gli attacchi di panico?
Quanto durano i sintomi degli attacchi di panico?
Le sensazioni di un attacco di panico sono imprevedibili, hanno una durata di circa 20 minuti e raggiungono il picco nei primi 10 minuti circa.
Quando si manifesta esprime uno stato d'animo terribile, senza spiegazione apparente, con la sensazione che sia interminabile. Il primo livello coinvolto è il corpo, che sembra sfuggire ad ogni controllo.
È presente molta paura attraverso una serie di sintomi fisiologici:
- il cuore comincia a battere forte (palpitazioni),
- la fronte comincia a sudare,
- possono esserci tremori,
- dolori al petto,
- nausea o vertigini.
La persona si sente indifesa, cerca aiuto, l'idea è centrata sul desiderio che tutto finisca e subito.
Si tratta di manifestazioni rapide e intense che impediscono alla persona di gestire se stessi e le reazioni, soprattutto quando il respiro comincia a diventare corto e affannoso, diventando sinonimo di catastrofe, paura di morire, di impazzire, di perdere il controllo.
Poi tutto finisce, anche all'improvviso. Il soggetto torna alle attività, il corpo riprende il suo equilibrio.
Resta un interrogativo nella mente: cos'è successo, cosa ho avuto, se si ripete cosa faccio, soprattutto da solo.
Quali sono le conseguenze di un attacco di panico?
Le valutazioni mediche che di solito seguono all'episodio escludono una patologia organica, che tuttavia non risulta rassicurante perché la persona non sa spiegarsi l'accaduto e il timore che possa ripetersi prende spazio.
Un attacco di panico può portare ad effetti e conseguenze che toccano la sfera comportamentale.
Comincia l'evitamento dei luoghi, situazioni, contesti, che possono richiamare quella "prima volta".
Tutto ciò porta ad innalzare difese che possono rivelarsi un po' illusorie, cioè cercare di gestire il problema evitando quegli stimoli. Tuttavia le necessità della vita di uscire, per lavorare, viaggiare, soddisfare bisogni o partecipare a qualcosa, portano alla richiesta di non stare soli in quanto subentra la paura della paura, con ansia anticipatoria e uno stato di allerta.
Su queste difese la persona può organizzare la vita e la quotidianità.
Perché si hanno attacchi di panico?
Per comprendere e spiegarsi un attacco di panico bisogna fare riferimento alla storia della persona, allo sviluppo psicoemotivo del bambino (che diventa persona adulta).
La vita di ognuno si sviluppa attraverso relazioni fondamentali soprattutto nei primi anni della vita, le cui caratteristiche modellano un sistema di attaccamento più o meno dis-funzionale.
Nella storia di chi vive problematiche di panico si rintracciano esperienze infantili di assenza della possibilità di essere calmati, accuditi, contenuti di fronte ad una paura. Le emozioni non accudite generano la delega, pensare di aver bisogno sempre di qualcuno. Il panico è collegato ad un senso di fragilità, frutto di esperienze passate, ma anche di una situazione attuale non ben gestita.
Come curare gli attacchi di panico?
Ci sono diversi gradi o livelli su cui è necessario lavorare, anche simultaneamente.
Un primo aspetto ha a che vedere con le sensazioni catastrofiche, quelle espressioni paura di impazzire o morire. I sintomi fisiologici si possono affrontare con una piccola parte di lavoro focalizzata sulla consapevolezza delle percezioni e sull'educazione al respiro.
Quasi sempre non c'è consapevolezza del respiro e non ci si rende conto che il modo di respirare può peggiorare certe situazioni. Risultano molto utili esercizi di respirazione, guidati, per rieducare un gesto ntaturale.
Un altro aspetto di cui bisogna occuparsi riguarda l'incapacità di verbalizzare proprio quelle emozioni che il soggetto non si autorizza a vivere.
Un terzo aspetto, più ampio e profondo, riguarda l'identità/identificazione, per evitare il rischio di costruire un "personaggio" allontanandosi dal Sé come portatore di una sofferenza anziche solo di un sintomo.
Le metodologie variano col terapeuta, ma è necessario stabilire relazione, vicinanza, come base sicura di ogni cura.