Rapporti figli genitori.

La relazione complessa tra figli "giovani adulti" e genitori

carlamariabrunialti
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo

Rispondendo a una richiesta di aiuto nel rapporto tra un figlio adulto e il padre, ho ritenuto utile approfondire l'argomento per essere utile ai tanti figli e figlie che si trovano oggi ad affrontare situazioni simili nella relazione con i genitori.

Richieste di aiuto

Scrive un figlio 24enne:

Ho un problema che mi affligge da ormai troppo tempo, cioè il rapporto tra me e mio padre, una persona all’antica e che sfrutta qualsiasi sventura per criticare. E’ una brava persona che ha fatto molti sacrifici, era presente come figura paterna. Tuttavia il suo problema é la sua lingua e il modo suo di ragionare.

Risposta: La descrizione che Lei fa di suo padre sembra evocare un genitore un po' all'antica; qualche anno fa i padri erano per la gran parte così: autoritari, esigenti. Oggi sono stati sostituiti dai padri compagnoni, apparentemente più gradevoli, ma non sempre più utili per i figli. Dico questo affinché Lei possa "distanziarsi emotivamente" dalla situazione conflittuale che sta vivendo, e che per decenni ha caratterizzato le relazioni con i genitori nella fase dell'adolescenza.

Che significa mettere in atto un "sano distanziamento" (distanziamento non significa distacco affettivo) dalla figura paterna?

Significa innanzi tutto conoscere e comprendere le dinamiche che caratterizzano questa fase di ciclo di vita familiare e i compiti di sviluppo che ognuno dei membri è chiamato ad affrontare. Le diverrà più facile capire e trovare risposte interiori e comportamenti adeguati.

Lo scambio riportato fa parte di un consulto sulla tematica figli-genitori in quella delicata fase in cui i primi stanno uscendo dall’adolescenza. Le richieste di aiuto e di chiarimento sono moltissime, soprattutto da parte della generazione giovane.

👉🏻L'esperto risponde: Sopportare un padre severo o prorogare i progetti?

 

E dunque presentiamo qui alcune linee e spunti di riflessione che aiutino:

Una relazione complessa

La famiglia è un "sistema" in costante trasformazione nel tempo, nonostante sembri la stessa.

Ponendoci per un momento dal punto di vista dei genitori, si pensi alle differenze che intercorrono per loro tra l’avere figli neonati, o di sette-otto anni, o adolescenti; oppure alle soglie dell'età adulta.

Si rifletta sulle differenti modalità relazionali che padre e madre devono mettere in atto (inventarsi) nelle differenti età della prole; e di come possa essere difficile per loro trovarsi in un batter d'occhio (così è vissuto da molti genitori) con dei figli ormai grandi, che li fronteggiano e che esigono di essere riconosciuti come adulti pari a loro.

Il "sistema famiglia" è in costante trasformazione anche per i figli.

Ogni tappa elencata sopra rappresenta per un figlio un gradino verso la propria autonomia, che nella gran parte dei casi viene vissuta con la gioia della crescita e con una progettualità che spinge lo sguardo in avanti, verso il diventare adulto.

Nella presente News ci occupiamo nello specifico dei figli nella fase denominata del “giovane adulto”, tra i 20-35 anni approssimativamente.

L'approccio teorico qui utilizzato è la "Psicologia del ciclo di vita" (v. bibliografia).

sistema famiglia

I giovani adulti

Il diventare adulti dei figli è vissuto dalla gran parte dei genitori come il proprio esame di laurea: "se mio figlio diventa un bravo adulto vuol dire che io ho educato bene; altrimenti vuol dire che ho fallito come genitore". E ciò rappresenterebbe il fallimento di una vita di impegno e sacrifici.

Il problema sta nel fatto che il genitore vorrebbe che il figlio diventasse o fosse un adulto come la famiglia lo ha impostato; e non come il figlio sente e sceglie di essere.

In questa forbice nascono fraintendimenti, dolori, offese, risentimenti reciproci, che rendono molto faticosa tale fase del "sistema famiglia"; faticosa per genitori e per figli. Ma anche per i nonni che spesso si trovano a impersonare il difficile ruolo di mediatori, di pacieri. Proprio loro, che ben rammentano come i genitori di oggi fossero figli insopportabili; e proprio nella stessa fase di crescita e per gli stessi motivi che ora si trovano a fronteggiare con la nuova generazione.

I genitori sono ancor più in difficoltà quando i figli costituiscono loro stessi una propria coppia, rendendo con ciò evidente il proprio essere psicologicamente adulti, quasi simili ai genitori. Però i genitori non sono pronti a questa nuova tappa, e quindi faticano a riconoscerli nelle caratteristiche loro proprie, frutto della loro elaborazione interiore e delle loro esperienze di vita.

La coppia genitoriale torna ad essere coppia romantica

C'è un altro elemento critico per i genitori, in questa fase di vita, e che frequentemente li rende ancora più nervosi e reattivi. Quando i figli usciranno definitivamente di casa la coppia genitoriale si troverà ad essere nuovamente unicamente coppia, come venti o trent'anni prima.

Con la differenza che allora i due erano innamorati, ora talvolta sono tra loro "sfilacciati”. E questo significa mettere mano anche alla coppia amorosa in una fase nella quale possono essere sofferenti a causa della sindrome del nido vuoto.

Tutto ciò ovviamente non giunge al livello della consapevolezza, per i protagonisti. Ma è oltremodo chiaro a noi Psicoterapeuti, che ci occupiamo di dinamiche di coppia e familiari dal punto di vista clinico.

coppia genitoriale

I figli "giovani adulti" cosa possono fare?

I giovani adulti sono chiamati a prendere le distanze dalle dinamiche sopra descritte.

Che significa "prendere le distanze", "distanziarsi"?

Significa fondamentalmente non lasciarsene intrappolare fino al punto da non riuscire a lasciare il nido in quanto impauriti.

Oppure, all’opposto, a fuggire anzitempo per non soffrire, ben prima prima di sentirsi del tutto pronti.

Come si fa a distanziarsi emotivamente, senza tagliare definitivamente le proprie radici, senza strappare la relazione e al contempo senza rinunciare a crescere?

Il distanziamento emotivo verso l’autonomia

Una prima forma importante di distanziamento consiste nell’acquisire lucidità su quanto sta avvenendo, sulle dinamiche che intercorrono in famiglia. 

Siamo ben consapevoli che non è facile per figli 20/35enni mettersi nei panni del genitore in difficoltà; di quel genitore che per tutta l'infanzia è stato percepito come potente e inscalfibile. Figli che al contempo non devono dimenticare mai la propria progettualità, il proprio gradino successivo verso l’autonomia psichica e operativa. Non è facile ma occorre lavorarci.

Il distanziamento emotivo permette alla prole, ormai alle soglie dell’età adulta, di vivere senza eccessiva rabbia e risentimento gli interventi dei genitori; pur se talvolta francamente inopportuni in quanto dettati da un senso di inadeguatezza quando non di impotenza. Soprattutto da parte dei padri, che sono maggiormente in difficoltà in quanto meno all'interno della vita emotiva dei figli; la madre in genere lo è di più maggiormente.

Occorre entrare nella logica che ognuno dei diversi "attori" della vita familiare "fa il proprio gioco": il genitore tiene stretto con i denti il proprio ruolo e la propria funzione finché proprio non ce la fa più; il figlio tende le braccia verso la porta di casa, perché sa che fuori c'è la vita da adulto.

Solo questa chiarezza interiore, soprattutto da parte dei figli, li porta ad avere una certa comprensione nei confronti dei genitori, ma allo stesso tempo a preservare intatta la propria volontà di varcare la soglia.

Imprigionati a causa del mancato distanziamento 

Una figlia scrive:

Sono una "ragazza" di 28 anni. Purtroppo DA SEMPRE, mia madre è terribilmente ansiosa nei miei confronti, tanto che se voglio fare qualcosa che comprenda stare fuori, viaggiare, ecc. senza che venga anche lei con me, consiste in un grosso stato di ansia da parte sua... arrivando anche a dirmi: "non farmi ammalare d'ansia" "se vai da sola mi farai morire, poi quando ritorni non mi troverai più". Io purtroppo la assecondo anche troppo! Ma per il semplice fatto che poi mi sentirei subito in colpa. Continuando ad assecondarla, non riesco mai a concludere molto della mia vita, vorrei sentirmi trattata come una pesona adulta e in grado di badare a me stessa.

👉🏻L'esperto risponde: Ho un problema con una madre troppo ansiosa

 

Quando il figlio, ma più frequentemente la figlia, si appiattisce troppo sui bisogni dei genitori, quando percepisce le loro esigenze come superiori alle proprie, quando si sente responsabile del loro benessere e della loro serenità: in questi casi si preclude la possibilità di varcare quella soglia verso il mondo che sta fuori: si obbliga così a rimanere per sempre figlio, imprigionato in un abbraccio mortale con la famiglia d'origine.

Mortale perché condanna alla morte ogni eventuale propria relazione di coppia, dato che essa implica la necessità di varcare la soglia della famiglia d'origine. E anche se ciò avvenisse, il senso di colpa di avere “abbandonato” il genitore ucciderebbe ugualmente la nuova relazione.

Imprigionati però anche nell’età infantile, quando il solo pensiero di vivere senza i genitori mandava in panico. E ugualmene ora che gli anni sono ormai 25-30-35.

Possedere una certa conoscenza di tali dinamiche, soprattutto da parte dei figli e più ancora delle figlie, aiuta ad avere una certa comprensione e tolleranza nei confronti dei genitori; ma allo stesso tempo a preservare intatta la propria volontà e progettualità concreta di varcare la soglia.

Quando i conflitti interiori dovessero costringere all’immobilismo, allora è giunto il momento di chiedere aiuto psicologico.

Per approfondire

  1. Erikson E., Infanzia e società, Armando, 2008
  2. Castelli C., Sbattella F., Psicologia del ciclo di vita. FrancoAngeli, 2008
  3. Kloep M., Hendry L., Lo sviluppo nel ciclo di vita. Cambiamenti, sfide e transizioni. Il Mulino, 2021
  4. Riva Crugnola C., Diventare giovani adulti. Raffaello Cortina Editore, 2024
  5. Lancini M., Madeddu F., Giovane adulto, la terza nascita. Raffaello Cortina Editore, 2014
  6. Galland S., Quando i figli crescono e i genitori invecchiano. Costruire legami solidi e il giusto distacco tra genitori e figli adulti, Feltrinelli 2020
Data pubblicazione: 29 aprile 2024

1 commenti

#1
Foto profilo Dr.ssa Anna Potenza
Dr.ssa Anna Potenza

Bell'articolo. Apprezzo il fondamentale richiamo ad "acquisire lucidità su quanto sta avvenendo, sulle dinamiche che intercorrono in famiglia". Un sorriso consapevole (sono nonna di adolescenti e giovani adulti) mi ha strappato il riferimento ai nonni chiamati al ruolo di pacieri "Proprio loro, che ben rammentano come i genitori di oggi fossero figli insopportabili"! :)

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