Intimità smarrita, facebook, chat e vita online

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Viviamo in un momento storico, caratterizzato dall’apparire ad oltranza e dall’imperante esteriorità,dai reality, dalle emozioni online.. tutto quanto concerne l’intimità e la riservatezza, emozionale e comunicazionale, sembra essere in caduta libera.
L’epoca odierna, caratterizzata da una modifica profonda del concetto di intimità e, da un bisogno quasi imperante di apparire, più che d’essere, vede modificarsi anche le relazioni d’amore e la sessualità, che si sono adeguate a questi nuovi luoghi e tempi dell’etere.
 Facebook, è tra i più frequentati ed affollati social-netwoork, un luogo simbolico e facilmente reperibile, dove tutti trovano tutti , una versione rivisitata del vecchio elenco telefonico.
 Per accedere diviene necessario compilare un modulo descrittivo di sé, che funge da manuale e da istruzioni per l’uso del mondo dell’altro.
 Spesso, molti adolescenti, adoperano facebook, creando, quello che noi clinici, chiamiamo  un “falso sé”, una sorta di maschera che serve a celare il vero sè, nucleo profondo della psiche, più fragile e più intimo.
Cos’è l’intimità?
A cosa serve e, soprattutto è ancora necessaria?
E’ una vulnerabilità dell’essere umano o un lusso affettivo?
Per molti esseri umani, l’intimità è un sentimento inutile, quasi superato, per altri diventa indispensabile, un lusso affettivo, da condividere con pochi, che si conquista nel tempo, con costanza ed empatia. Oggi, in un mondo online, dove tutti o quasi sono sempre connessi, la quantità prevalica la qualità: degli amici, dei contatti, degli amori, dei link pubblicati, la sessualità verte sempre di più verso una sessualità genitalica, consumistica, ginnica, a scapito di una sessualità poliedrica, nutrita e scaldata dall’affettività.
Molti adolescenti e non, mostrano con orgoglio e vanto, una bacheca piena zeppa di contatti, centinaia, migliaia o forse più. Volti, anzi immagini, senza emozioni, gusti, odori, abitudini, profonda ed intima condivisione.
Commentano link, con su scritto “mi piace”, ma il perché o cosa c’è dietro un sentire, non viene chiesto, né viene mostrato. Molti adolescenti, si sentono molto più a loro agio, dietro un difensivo e cautelante monitor di un pc,che all’interno di una relazione a due, abitata da odori, emozioni,arrabbiature e sentimenti. Quando qual cosa li disturba più del sopportabile, si disconnettono o, cancellano l’amico inquisito, con facilità ed assenza di capacità risolutive delle difficoltà. Un altro fenomeno, alquanto inquietante e preoccupante, è la “depressione da Facebook”, che  secondo uno studio condotto dall’'American Academy of Pediatrics, colpisce i ragazzi che si sentono emarginati sui social network in maniera più seria di quanto accade nella vita reale. L’appartenenza al gruppo, diviene indispensabile, perché gli conferisce identità, virtuale e reale, essserci e mostrarsi,amplificato dalla dipendenza psicologica della rete, diventa una “necessità”
Un corretto e sano utilizzo dell’etere, rende vicini e complici, anche in situazioni di lontananza geografica, ma la tentazione di un modifica profonda del concetto di intimità è sempre in agguato, specialmente per gli  adolescenti, che provengono da un’assenza di educazione sentimentale, emozionale e sessuale.

Psycologies magazine maggio 2011 “dossier:fare di face book, un alleato e non un pericolo”
W.Pasini “Intimità, al di là del sesso e dell’amore”

Data pubblicazione: 14 maggio 2011

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