Metacognizione e disregolazione emotiva nelle psicosi: esperienze dal territorio
La metacognizione permette all’individuo di mentalizzare, cioè vedere e capire sé stesso e gli altri in termini di stati mentali (sentimenti, convinzioni, intenzioni e desideri), pensare e compiere riflessioni sul proprio e altrui comportamento. È l’abilità di controllare, monitare e modulare i processi cognitivi, grazie alla comprensione, la consapevolezza e l’integrazione che si contribuisce a costituire il senso di sé orientando il comportamento adattivo.
Uno studio sulla metacognizione nelle psicosi
Metacognizione, disregolazione emotiva, funzionamento psicosociale e benessere soggettivo dopo sei mesi di trattamento con psicoterapia Cognitivo Comportamentale in pazienti schizofrenici e stabilizzati farmacologicamente: esperienze dal territorio.
Il focus di questo studio presentato alla Società Italiana di Psicopatologia a Roma nei giorni scorsi è stato analizzare la metacognizione nelle psicosi. Secondo alcuni studi recenti, le variabili metacognitive costituirebbero un fattore di rischio per l’esordio psicotico dal momento in cui nella mente dell’individuo si attivano una serie di processi e strategie cognitive che incrementano e accelerano i sintomi psicotici positivi della schizofrenia, come ad esempio le allucinazioni. ll disturbo evolverebbe più rapidamente quando insorge la sindrome cognitivo-attenzionale e la persona sviluppa processi attenzionali e cognitivi disfunzionali riguardo i propri sintomi psicotici.
In particolare, riguardo la schizofrenia, diversi studi hanno riscontrato nei pazienti schizofrenici una presenza maggiore di tutte le categorie delle credenze metacognitive disfunzionali, rispetto ai soggetti di controllo non psichiatrici riguardo il rimuginio, le credenze negative riguardo l’incontrollabilità dei pensieri e delle credenze relative alla necessità di controllare i propri pensieri.
Le psicosi rappresentano gravi disturbi psichiatrici in cui le percezioni, i pensieri, l’umore e il comportamento di un individuo sono significativamente alterati. L’impatto della psicosi sulla qualità di vita, sul benessere soggettivo e sulla capacità di riconoscere e regolare i propri pensieri ed emozioni è molto spesso devastante.
La psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT) per le psicosi è raccomandata dalle principali linee guida internazionali, ma la sua efficacia nel real-world è tuttora oggetto di controversia e difficilmente applicata in contesti clinici territoriali.
Obiettivo dello studio
L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare gli eventuali miglioramenti indotti dalla CBT su specifici domini in pazienti psicotici stabilizzati farmacologicamente in un setting territoriale, nel modulare le emozioni e dal conseguente miglioramento del funzionamento psicosociale e del benessere soggettivo percepito.
Otto pazienti con disturbi dello spettro della schizofrenia (DSM-V), stabilizzati dal punto di vista clinico e farmacologico, sono stati inclusi in un programma di sei mesi con sedute settimanali di CBT con un particolare programma di Terapia Metacognitiva Interpersonale con focus su metacognizione, disregolazione emotiva, funzionamento sociale e benessere soggettivo.
I pazienti sono stati valutati con le scale:
- Metacognitions Questionnaire-30 (MCQ-30),
- Difficulties in Emotion Regulation Scale (DERS),
- Heinrichs Quality of Life Scale,
- The Psychological General Well-Being Index (PGWBI),
- Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS),
- Hamilton Depression Rating Scale (HAM-D)al tempo basale e a 3 e 6 mesi per verificare gli eventuali miglioramenti su questi specifici domini e, eventualmente, sulla psicopatologia generale.
Efficacia della psicoterapia cognitivo comportamentale
Il trattamento di sei mesi con CBT si è dimostrato efficace per pazienti psicotici stabilizzati, su tutti i domini valutati migliorando le funzioni metacognitive, la capacità di regolazione emotiva, il funzionamento psicosociale e il benessere soggettivo.
Inoltre, sono migliorati l’insight, l’aderenza e l’alleanza terapeutica, soprattutto per i pazienti più giovani e con breve storia di malattia (<5 anni).
La capacità metacognitiva è stata la dimensione con i miglioramenti più evidenti, seguita dalla capacità di modulare le emozioni e dal conseguente miglioramento del funzionamento psicosociale e del benessere soggettivo percepito. I cambiamenti nelle credenze metacognitive maladattive sarebbero associati a una riduzione dell’ansia e del distress correlati ai sintomi allucinatori come ci suggeriscono anche recenti studi.
Nel corso del follow-up nessuno dei pazienti arruolati ha manifestato riesacerbazioni della sintomatologia o ricadute psicotiche. L’assenza di ricadute psicotiche non è attribuibile con certezza all’effetto della CBT poiché occorrono, a tale scopo, studi di durata maggiore su casistiche più ampie e con metodiche RCT.
È ipotizzabile, tuttavia, che il miglioramento ottenuto sulla consapevolezza di malattia e sull’aderenza possa essere un fattore facilitante la riduzione delle ricadute.
Bibliografia
- "Metacognizione, disregolazione emotiva, funzionamento psicosociale e benessere soggettivo dopo 6 mesi di trattamento con CT in pazienti schizofrenici stabilizzati farmacologicamente: esperienze dal territorio", OFFICIAL JOURNAL OF THE ITALIAN SOCIETY OF PSYCHOPATHOLOGY pag. 5-6, 2023.
- Charlson FJ et al., Schizophrenia Bull 2018 Oct 17;44(6):1195-1203
- NICE. Psychosis and schizophrenia in adults: treatment and ma-nagement: updated edition 2014. London: National Institute for Health and Care Excellence (UK), 2010