Senso di colpa.

Senso di colpa: è giusto parlarne con il partner?

giuseppesantonocito
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta

Mai nascondere la verità o mentire, è questo che ci insegnano fin da bambini: ma è sempre giusto riferire al partner il proprio senso di colpa per qualcosa che abbiamo commesso a sua insaputa, anche se si tratta di un comportamento innocuo?

Se ci si sente così in colpa il desiderio di raccontare la verità può essere solo un tentativo di scaricare sul partner un peso che non riusciamo a sopportare. Si tratta in realtà di un atto di grande egoismo: infatti, è bene risolvere questo problema da soli per assumersi le proprie responsabilità.

Pensare che le sensazioni sgradevoli debbano essere eliminate e sfogate in qualche modo è solo un mito: i sensi di colpa si possono tenere dentro e lasciare che si esauriscano da soli.

Un caso pratico di senso di colpa

Data pubblicazione: 23 agosto 2022

5 commenti

#2
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Ex utente

Articolo interessante, tuttavia non concodro con un punto.
Faccio un semplice esempio: il tradimento, che crea il dubbio amletico per antonomasia "dirlo o non dirlo"?
Beh, posso dire che da tradito vorrei saperlo. Il rendemi partecipe di un fatto anche sbagliato mi ri-mette in mano le redini della situazione: sarò io a poter decidere cosa ne penso e se perdonare. L'essere invece all'oscuro lo vedo come un atto meschino del mio partner che mi porterebbe al sicuro rigurgito della sua persona. Non potrei elaborare un perdono invece possibile.
Anzi, sinceramente per come sono io (e quindi come si vede, non sempre la risposta giusta è tacere) è ben più egoistico non dire nulla, perché lascerebbe le cose come stanno non dando la possibilità di reagire a una persona come meglio crede.
Lo trovo un comportamento vile e immaturo di chi compie l'atto per cui sente una colpa, perché a lui piace quel tipo di vita e cerca di perpetuare nello stare così anche sotto mentite spoglie.

#3
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Dr. Giuseppe Santonocito

Ok, ma altri non sarebbero di questo avviso.

"L'importante è non saperlo" mi disse una volta un caro amico in proposito. "Io non credo che mia moglie mi tradirà mai, ma nel caso, preferisco non saperlo". Un'altra amica, prima di sposarsi disse al suo futuro marito: "So che voi uomini, ogni tanto, avete bisogno delle scappatelle. Ma caso dovesse succedere, fa' in modo che non lo venga mai a sapere".

Poi siamo tutti d'accordo che, se non succede, è meglio.

Più in generale, quindi non solo riguardo ai tradimenti, ci sono invece persone che ritengono che bisogna dirsi tutto. Sono da condannare? Ovviamente no.

Ma il punto è che l'essere umano 1) è imperfetto e sempre passibile di cadere in errore; 2) ha una certa avversione a dover gestire le verità sgradevoli.

Metti insieme questi due fatti e capisci perché non sempre la trasparenza al 100% è la strategia migliore, nei rapporti fra persone.

Tant'è vero che i bambini imparano presto a "modulare" la verità. Persino gli animali mentono.

Se nessuno mentisse mai, in alcun modo, sarebbe un mondo invivibile.

#4

Gentile Dottor Santonocito,
condivido il suo pensiero.
Credo infatti che bisognerebbe interrogarsi, nella maniera più onesta e profonda possibile, sui motivi che spingono a rivelare verità spiacevoli al proprio partner.
Facendo l'esempio di un tradimento, a volte si sceglie di confessarlo credendo che per onestà o correttezza la verità si debba rivelare, ma invece le ragioni per cui si vuol confessare risiedono più in profondità e sono riconducibili al senso di colpa e al desiderio di spostare sull'altro la decisione del rapporto e le conseguenze della propria azione.
Per quanto riguarda il senso di colpa, credo sia legittimo volersene liberare, in quanto esso, oltre ad essere doloroso, e a volte insopportabile, apre degli interrogativi angoscianti sulla propria persona, sulla propria integrità morale, la bontà delle proprie scelte e comportamenti ed altro.
Oltre a ciò, la rivelazione sposta sul partner la decisione di continuare o interrompere il rapporto, che deve anche affrontare le conseguenze delle implicazioni di una scelta o dell'altra.
Quindi ci si è liberati di un grosso peso. In tal senso è possibile, secondo me, inquadrare la rivelazione come una manovra di evacuazione.
Ma volersi liberare dei pesi che affliggono non è una colpa; credo sia umano e legittimo.
Penso tuttavia che riconoscendo tale meccanismo si possa cercare la forza per affrontare la colpa dentro di sé, che per quanto spiacevole, come dice lei, non dura per sempre. Infatti, credo sia importante sapere che è possibile affrontare la colpa, attraversarla e che se ne può uscire. Oppure, nel caso tutto ciò venga vissuto con eccessiva difficoltà e dolore, è possibile chiedere aiuto.
Insomma, ci sono delle vie alle quali è possibile accedere per non parlare col proprio partner del proprio senso di colpa.
Spunto interessante.

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