Psicologo e Psicoterapeuta: punti in comune, differenze e orientamenti Psicoterapeutici
Che cosa significa essere Psicologo/a e che cosa Psicoterapeuta.
“Andare in analisi”, “andare a fare una chiacchierata con lo psicologo” o “andare a sdraiarsi sul lettino” sono probabilmente le espressioni più comunemente utilizzate dalle persone nel riferirsi al fatto di iniziare un percorso di Psicoterapia, o di chiedere consulenza a uno/a Psicologo/a.
Ma Psicologo/a e Psicoterapeuta sono la stessa cosa o indicano due professionalità differenti?
E come faccio a sapere quale approccio di terapia devo scegliere? Perché devo rivolgermi a uno/a Psicologo/a e non a uno/a Psicoterapeuta; e perché non il contrario?!
Ritengo responsabilità di noi Professionisti/e del settore offrire quanta più chiarezza possibile nel divulgare informazioni relative a una professione di cura come la nostra; perciò in questo articolo chiarirò le differenze fra le figure di Psicologo/a e Psicoterapeuta, e accennerò ad alcuni tra i diversi orientamenti Psicoterapeutici.
Lo/la Psicologo/a:
- è iscritto/a all’Albo A degli Psicologi.
- è una persona che ha intrapreso un percorso di formazione universitaria della durata totale di 5 anni (la triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche, seguite da Laurea Magistrale in Psicologia di 2 anni su uno specifico settore);
- ha svolto un anno di Tirocinio Professionalizzante della durata di 1000 ore.
Lo/la Psicoterapeuta:
- ha completato il percorso da Psicologo/a precedentemente indicato, oppure è un Medico;
- ha frequentato una Scuola quadriennale tra quelle abilitate dal Ministero dell’Istruzione nella quale ha imparato teorie, tecniche e strumenti di intervento di un preciso orientamento, o di una determinata tematica, che utilizzerà nella sua attività psicoterapeutica.
Perciò, possiamo dire che tutti gli Psicoterapeuti e tutte le Psicoterapeute sono Psicologi e Psicologhe o Medici, ma non tutti gli Psicologi e le Psicologhe e non tutti i Medici sono Psicoterapeuti/e.
Che cosa comporta in termini pratici questa differenza?
Chi è Psicologo/a, generalmente si occupa di ascoltare attivamente la persona, valutarne i bisogni, restituire una visione più ampia della situazione esaminata col paziente, offrire supporto psicologico e promuovere il benessere della persona. Inoltre, la consulenza psicologica permette al paziente di capire se sia necessario o meno intraprendere un percorso di Psicoterapia. Non sempre, infatti, i momenti di difficoltà e di cambiamento richiedono l’inizio di un percorso di psicoterapia: un numero limitato di consulenze da uno/una Psicologo/a potrebbe essere sufficiente per inquadrare la questione e attivare le risorse utili al suo superamento.
Chi è Psicoterapeuta si occupa di impostare un percorso di terapia per trattare disturbi psicopatologici utilizzando come strumento principale il colloquio clinico, ma anche somministrando test psicodiagnostici e facendo riferimento alle tecniche inquadrate all’interno del proprio orientamento terapeutico. La psicoterapia è anche uno strumento per andare a conoscere se stessi, i propri modi di funzionare, di relazionarsi agli altri, e perciò può essere uno strumento di miglioramento del proprio benessere, e non esclusivamente di cura di un malessere o di un disturbo.
Psicologi/ghe e Psicoterapeuti NON possono prescrivere farmaci: questo è riservato a chi è Psichiatra, cioè un Medico che si è specializzato/a in Psichiatria.
Quali sono gli approcci Psicoterapeutici?
Per quanto esistano differenti orientamenti terapeutici, è bene ricordare alcune caratteristiche imprescindibili a qualunque tipo di Psicoterapia:
- la creazione di una buona alleanza terapeutica tra paziente e terapeuta, motore del cambiamento;
- la presenza di un setting terapeutico, cioè di uno spazio protetto dedicato alla terapia, strettamente confidenziale e in cui il/la paziente possa sentirsi a proprio agio;
- offrire al paziente nuovi punti di vista rispetto a ciò che viene portato, così da dare ordine e forma a ciò che non viene colto in autonomia;
- il chiarimento delle modalità di svolgimento della terapia, delle regole reciproche da rispettare, la condivisione degli obiettivi da raggiungere.
Vediamo adesso quali sono alcuni tipi di orientamenti psicoterapeutici con cui è possibile intervenire.
Psicoanalisi
La Psicoanalisi è un modello sviluppato da Sigmund Freud tra la fine dell'800 e l'inizio del 900.
È un modello di indagine dei processi psichici secondo cui la vita psichica si svolge prevalentemente in forma inconscia, cioè al di là della consapevolezza del/della paziente, e dunque fuori dal suo controllo.
La sintomatologia del/della paziente viene quindi generata dalla presenza di conflitti inconsci, che vengono generalmente ricondotti ai primi anni di vita del/della paziente.
La terapia è così centrata sul ripercorrere la storia personale della persona, permettendo l’emergere dei contenuti inconsci e successivamente rielaborandoli: questo consente di riorganizzare il proprio mondo interiore, creando nuove modalità di percepire e di pensare.
Il setting prevede tipicamente la presenza di un lettino, una posizione distesa del/della paziente e l’atteggiamento dell’analista caratterizzato da neutralità: egli o ella cioè segue la regola dell’astinenza, per la quale evita di intervenire attivamente, di rispondere a domande, dare consigli o rassicurare.
Da notare che essendo la psicanalisi un modello di indagine, l’azione di cura viene considerata da Freud come un risultato accessorio del processo di analisi.
Psicoterapia Psicoanalitica
Pur conservando i concetti psicoanalitici prima illustrati, nella pratica psicoterapeutica si vanno a identificare obiettivi terapeutici più mirati, rivolti quindi non a una conoscenza in toto della persona ma mirati ai nuclei conflittuali e alle aree di sofferenza del paziente. Questo permette di identificare sin dall’inizio quella che sarà la durata media del trattamento.
Viene utilizzata per la cura dei disturbi psicosomatici, dei disturbi di personalità e a volte anche delle psicosi.
Analisi Transazionale
Questo orientamento fa parte del filone delle Psicoterapie Psicodinamiche, che rappresenta un’evoluzione del modello psicoanalitico illustrato in precedenza.
L’analisi transazionale è stata sviluppata da Eric Berne negli anni ’60. Si focalizza sulle transizioni che la persona vive sia internamente, che con le altre persone. Nella relazione con l’altro, dunque, si focalizza sulle interazioni ripetitive e sui copioni che le persone adottano nel gioco relazionale.
Esiste un rapporto di reciprocità tra paziente e professionista sull'esito del percorso terapeutico, in quanto sono presenti responsabilità da entrambe le parti: al/alla paziente quindi viene dato un ruolo attivo tanto quanto quello del professionista nel determinare il punto di arrivo del proprio percorso.
Terapia interpersonale
È un approccio terapeutico sviluppato da Klerman e Weissman nella metà degli ani ’80.
Si focalizza sui fattori familiari e ambientali che possono generare la psicopatologia. Il fulcro di questa terapia è l’hic et nunc, cioè il qui ed ora della persona, il momento presente.
Il terapeuta svolge un ruolo caldo e attivo, interviene attivamente nella relazione con il paziente, offrendo incoraggiamento, sostegno e consiglio.
Terapia cognitivo-comportamentale
La terapia cognitivo-comportamentale rivolge il proprio focus sull’eziologia del disturbo (cioè cosa lo origina), anziché sul sintomo: si agisce identificando e modificando quegli aspetti che giocano un ruolo determinante nel generare un problema o un disturbo per il paziente. Questi aspetti possono essere ricondotti alla persona o all’ambiente in cui è inserita.
Centrale è la relazione fra Pensieri > Emozioni > Comportamenti, che possono generare un circolo vizioso in cui si inserisce il disturbo o la sofferenza del paziente.
È un approccio rivolto non solo al singolo ma anche alle famiglie, in presenza di situazioni quali tossicodipendenza, schizofrenia e anoressia. Si rivolge inoltre alle coppie, in presenza di conflitti relazionali o disfunzioni sessuali.
Terapia centrata sul cliente
Si inquadra all’interno del filone delle Psicoterapie Umanistiche. È stata fondata da Carl Rogers, e ha alla base una visione ottimistica e di fede nella bontà intrinseca dalla natura umana.
Secondo questo approccio, la persona è innatamente portata alla realizzazione di se stessa; gli ostacoli e i blocchi possono essere fronteggiati in presenza di alcune situazioni favorenti.
Il/la terapeuta offre un’atmosfera facilitante e non direttiva, caratterizzata da tre elementi: congruenza riguardo i sentimenti e pensieri che prova nel relazionarsi con il/la cliente; empatia riguardo il punto di vista del cliente; accettazione positiva incondizionata del cliente, senza valutazione e giudizi.
Cade qui all’occhio il fatto che si parli di cliente e non di paziente: questo è legato a un rigetto da parte di Rogers della diagnostica psicopatologica e della malattia. Rogers era comunque cosciente del fatto che il proprio approccio fosse maggiormente adatto a percorsi di crescita individuali, piuttosto che in caso di trattamento dei principali disturbi psicopatologici.
Terapia Sistemica
Questo approccio terapeutico si focalizza non sul singolo individuo, ma su quanto avviene tra le persone: l’attenzione si rivolge dunque alla comunicazione. Non a caso questo approccio è strettamente legato alla figura di Paul Watzlawick e alla sua opera Pragmatica della comunicazione umana del 1967.
Il concetto di sistema qui sta ad indicare un insieme di elementi in interazione fra loro, a seguito delle quali ogni variazione dello stato di un singolo elemento porta a modificare lo stato degli altri elementi. Studiare il singolo elemento porterebbe quindi a una visione solo marginale.
Ne deriva che la psicopatologia nasce nella relazione che il singolo ha con l’altro, che si colloca all’interno di un sistema disfunzionale: modalità di interazione rigide nel tempo, sono fonti di psicopatologia.
I sistemi poi si caratterizzano per il voler mantenere la propria organizzazione, per quanto questa possa essere disfunzionale: il ruolo del terapeuta sarà quindi quello di rompere le dinamiche che si sono create, con l’obiettivo di inserirne nuove, maggiormente adattive.
Terapia Breve Strategica
Sul filone della terapia sistemica, questo modello di terapia viene sviluppato da Giorgio Nardone negli anni ’90. Il concetto centrale di questo approccio è quello della tentata soluzione che alimenta il problema.
Con questa espressione si identifica tutto ciò che è messo in atto dalla persona o dal sistema intorno alla persona per gestire un problema, atto che però non porta a una effettiva soluzione del problema.
Reiterato nel tempo, questo tentativo mantiene e alimenta la difficoltà che il/la paziente cercava di risolvere, portando allo sviluppo di un vero e proprio disturbo.
L’intervento terapeutico si propone dunque di prescrivere al/alla paziente ruoli e compiti in grado di interrompere il circolo vizioso in cui è imprigionato/a. Il focus sarà quindi sulla soluzione al problema, piuttosto che all’analisi del problema stesso.
Terapia a Seduta Singola
Gli studi su questo metodo terapeutico si sviluppano verso la fine degli anni ’80 dalle ricerche di Talmon, Hoyt e Rosenbaum. La terapia a seduta singola è considerabile come un metodo di fare consulenza e psicoterapia, che ha alla base l’idea di massimizzare i risultati di ciascun incontro terapeutico.
In particolare, le tre idee alla base di questo metodo sono l’idea che il cambiamento possa avvenire in una sola seduta, l’idea che il cliente ha le risorse per cambiare e infine che per i grandi problemi non sempre servono grandi soluzioni.
Uno degli elementi chiave del successo terapeutico è legato al dare la possibilità al/alla paziente di tornare dal/dalla terapeuta in caso ne sentisse di nuovo il bisogno: questo sprona la persona a fare di più da solo, allontanando per paradosso il bisogno di tornare in terapia.
Terapia Integrata
La psicoterapia integrata nasce per superare la terapia intesa come l’utilizzo di specifiche teorie o insiemi di tecniche. Grazie al lavoro di integrazione di Paul Wachtel, a partire dalle ricerche di numerosi studiosi e clinici che si erano posti l’obiettivo di aumentare l'efficacia delle psicoterapie, sono state selezionate le terapie risultate più efficaci, per poi riadattarle ed elaborare nuovi modi di fare terapia, ritenuti più funzionali.
L’obiettivo della psicoterapia integrata è quello di progettare e realizzare trattamenti specifici adattando la metodologia in base alle caratteristiche soggettive di ogni persona.
L’unione di tecniche terapeutiche differenti in maniera sinergica permette di aumentare l’efficienza terapeutica. Ogni intervento viene dunque valutato caso per caso, in sintonia con le diverse caratteristiche del paziente.
Conclusioni
In questo articolo ho trattato in maniera sintetica argomenti che meritano sicuramente di essere approfonditi, Segnalo degli articoli sviluppati dai colleghi per entrare in aspetti più tecnici sulla psicoterapia:
e sui diversi orientamenti psicoterapeutici:
- Mini guida per la scelta dell'orientamento psicoterapeutico (parte I)
- Mini guida per la scelta dell'orientamento psicoterapeutico (parte II)
Il mio obiettivo qui è quello di offrire, a chi vuole occuparsi della propria salute mentale, la possibilità di sviluppare un’idea generale su ciò che può trovare rivolgendosi a un/una Psicologo/a piuttosto che a uno/a Psicoterapeuta; ma anche di iniziare ad avere un’aspettativa di quello che sarà l’approccio del/della proprio/a Psicoterapeuta nel momento in cui ci si rivolge a un/una professionista con un determinato approccio.
Chiedere se l'approccio terapeutico di un professionista è adatto o meno a se stessi, risulta una domanda lecita da sottoporre al/alla professionista nel momento in cui si sceglie di intraprendere una terapia. Questo permetterà di capire come lavora il/la professionista che si ha di fronte, e cominciare da questo a stabilire una buona alleanza e a porre obiettivi condivisi e un percorso in cui ci si sentirà orientati. Inoltre, dato che la chiarezza sui metodi e sugli scopi utilizzati è funzionale al successo della terapia, è buona prassi che il/la professionista informi il/la paziente / cliente sui tempi della terapia e sui costi, anche se in maniera orientativa.
Bibliografia e sitografia:
- Sanavio, E., & Cornoldi, C. (2003). Psicologia clinica – Il Mulino.
- Cannistrà, F. Terapia a Seduta Singola – Un’introduzione a principi e pratiche